lunedì 18 ottobre 2010

Perchè leggere i classici

Sono bellissime le librerie oggigiorno.
In particolare ve ne consiglio una a vimercate: la mondadori multicenter alle Torri Bianche.
Puoi prendere un libro e sederti su una poltrona comodissima e stare ore a leggere senza che nessuno ti disturbi o dica nulla.

Sono arrivato alla metà di Madame Bovary. Non l'avevo mai letto. Credo di essere, come peraltro già vi avevo accennato, un lettore convinto. Cerco di leggere il più possibile, almeno quando riesco a gestire le distrazioni: televisione, internet, amici, telefonate, sonnecchiare, eccetera eccetera. Alle volte credo che una vita non basti per leggere tutto quello che un essere umano ha bisogno di leggere, per lo meno per capire qualcosa dell'esistenza. Perchè credo che in fondo sia solo quello il motivo per cui leggo: capire qualcosa di più su me stesso. Come diceva Orwell in 1984: i libri migliori sono quelli che ci dicono quel che già sappiamo.

Sono un lettore onnivoro: dai bestseller, ai gialli, ai classici. Su questi ultimi ho idea che dovrei soffermarmi più spesso, li alterno a letture più leggere, cosidette di svago. Eppure queste ultime non c'è niente da fare alla fine non ti lasciano molto. L'ultimo libro di Dan Brown, l'ultimo giallo di Camilleri, l'ultima fatica di Stephen King, il nuovo romanzo di Ammaniti. Intendiamoci, è gente che il suo mestiere lo sa fare benissimo. Amo molto il genere giallo, il thriller. Ma sono scrittori che devono vendere i loro libri. Provate a leggere le ultime righe di tutti i capoli di Dan Brown nel suo ultimo libro. Sono tutti di questo tipo:
" Quando aprì quella lettera, tutto ciò che fino a quel punto credeva di conoscere venne spazzato via in un lampo ", " Al di là di quella porta una visione che non poteva immaginare lo sconvolse profondamente ", "Finalmente la chiave di una nuova conoscenza venne alla luce " e così via; sono trappole continue per andare avanti, per inchiodarti, quasi avessero una paura fottuta di vedersi chiudere le pagine in faccia.

Ora provate a leggere Flaubert: cribbio, lui se ne infischia di te, indugia tremendamente nelle descrizione dei palazzi, delle feste. Si sofferma a raccontare i particolari delle vesti dei protagonisti. Pagine intere a calarsi nella mente della signora Bovary. E quando ti sembra di annoiarti alla fine capisci perchè ci mette così tanto a mettere in moto l'azione. Perchè quando i personaggi si muovono in quegli scenari così bene raccontati, allora quella vita ti sembra di viverla davvero. C'è la stessa differenza che si può misurare fra un film di Bertolucci e un cinepanettone. L'importanza della scenografia con i suoi particolari così bene messi in luce smuove in noi che leggiamo fascinazioni senza confini.

Il tempo di un romanzo contemporaneo è una misura che non viene più rispettata. Ad ogni pagina un omicidio, una litigata, uno stupro, un colpo di scena.
Leggete mai le fascette che mettono sui libri per venderli? C'è sempre il commento di qualche giornale che recita così

"Un romanzo pieno di colpi di scena che vi terrà inchiodato dalla prima all'ultima pagina"

Caspita ma io sono stufo di essere inchiodato al libro. Se ho deciso di aprirlo è perchè ho deciso di spendere il tempo in un'altra vita. Perchè diavolo mi dovete inchiodare ?

Alla fine aveva proprio ragione Calvino:

"Un classico
è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire"

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