giovedì 15 giugno 2017

La tragedia greca

Ho letto da poco questa tragedia. Negli ultimi tempi ne sto leggendo un po'. Ho come l'impressione che, come già detto da molti altri, nelle tragedie greche tutto sia stato già detto. Le narrazioni che oggi siamo abituati a osservare fra libri, serie televisive, cinema, addirittura programmi  di intrattenimento, devono la loro impostazione principale agli intrecci fondati quasi 500 anni prima di Cristo. In Euripide in particolare assistiamo praticamente sempre alla messa in discussione della società costruita sui valori fondanti che permettono il vivere civile. Fratello contro fratello, sorella contro sorella, marito contro la moglie, madre contro i figli. Il teatro Greco mette sempre in allarme l'uomo avvertendolo che la società è basata esclusivamente su alcune convenzioni che ci hanno permesso di arrivare fino a qua, ma basta poco per distruggere il sacro totem della famiglia. Una vittoria sul campo di battaglia può convincere  un padre a sacrificare la figlia, una vendetta contro un uomo a massacrare i propri stessi figli, la follia dell'amore a lacerare la carne di un figlio. "Medea, i nuovi legami seppelliscono gli antichi". Che grande verità!
Poi Euripide scrive le Troiane. E allarga i confini. Il punto di vista dei vinti, il punto di vista delle donne troiane poco prima di lasciare Troia distrutta. Donne che diventeranno schiave, senza più alcuna possibilità di riscattarsi. Persino la guerra quindi, motore fondamentale del progresso dell'uomo, viene criticata a attaccata dalle parole di Euripide. Straziante e toccante questo piccolo gioiello del teatro Greco.