martedì 30 novembre 2010

Il giorno della marmotta

Non c'è verso di uscire dal giorno della marmotta.
Chi non ha visto quel film," ricomincio da capo"?
Quel film dove il protagonista Bill Murray rivive in continuazione lo stesso giorno, il giorno della festa della marmotta.
Quando vado a pranzo, ovunque io sia, il copione è sempre lo stesso. Di fronte a me ci sono sempre due tizi: quello che parla e quello che ascolta. Il primo è il protagonista il secondo una comparsa.
Si lamentano sempre del lavoro che fanno, deridono il loro capo dichiarandolo un incompetente. Non si capacitano di come sia possibile che quello sia in un data posizione di prestigio, a loro è dato rappresentare esclusivamente figure da sublaterni. Ma quello che mi colpisce è che a dirigere il discorso è sempre uno: quello più prepotente e che l'altro cerchi invano di disegnarsi uno spazio, un parere, un'opinione. Trascinato dagli eventi l'inetto di turno si lascia sedurre dalla contestazione facile, dalla retorica della colpa.
Incredibile come questa scenetta si moltiplichi in ogni pausa pranzo: insoddisfazione assoluta per la propria azienda, per i propri colleghi, convizione totale di essere diretti da incompetenti e incapaci.
Siamo sempre tutti pronti a puntare il dito e questo è un dato di fatto

lunedì 29 novembre 2010

Harry Potter e i doni della morte

Per tutti quelli che come me hanno letto tutti i libri di Harry Potter, inevitabilmente i film risultano essere sempre una piccola delusione. Due ore e mezza inducono regista e sceneggiatore ad operare delle scelte, tagliare sequenze, eliminare dialoghi, ma soprattutto ad annullare il senso del tempo.
Il cinema avrà sempre questo limite: come ho già scritto in altri post, chi dirige un film ha il fiato sul collo: bisogna macinare incassi quindi non c'è tempo per le lungaggini.
Chi conosce Harry Potter sa benissimo che gran parte dei romanzi si svolge nella quotidianità, nei piccoli gesti, sequenze a cui il cinema non può dare peso perchè distolgono l'attenzione dello spettatore, mentre in un romanzo ci immergono nella finzione e ci fanno credere che tutto sia reale.
Chi conosce Harry Potter sa anche che gran parte della narrazione si tuffa nella mente dei personaggi, nei loro pensieri, nelle loro paure. Harry è costantemente tentato a perdersi nel lato oscuro, persino la sua amicizia con i suoi amici è continuamente messa alla prova. L'autrice, offrendoci il flusso dei pensieri di Harry ci accompagna a mano a mano nell'universo dell'immmedesimazione.
La decisione di dividire in due quest'ultima pellicola mi è parsa felicissima; il film si candida ad essere nominato il migliore fra tutti. Il regista si concede sequenze con paesaggi desolati e stupendi, ci fa sentire e percepire il legame di profonda amicizia (la saga di Harry Potter è soprattutto un insegnamento sull'importanza vitale dell'amicizia) che unisce nonostante le difficoltà i personaggi, fino ad arrivare a un finale che ci fa piangere come tanti bambini (quei bambini che eravamo quando abbiamo iniziato a conoscerlo)

Da vedere!

sabato 27 novembre 2010

Il numero 30

Sono diverse settimane che non aggiorno, pensando di chiudere questo blog.
E' difficile mantenere l'entusiasmo delle cose. Si spegne a poco a poco e tutti ci orientiamo alla vita comune.
Una lotta continua con la pigrizia.
Alle volte lavoro un poco al mio libro, ma l'entusiasmo si spegne perchè chiaramente non è pensabile rintracciare l'opportunità che qualcuno abbia voglia un giorno di leggerlo e immaginare che venga pubblicato. I libri magari spariranno pure con queste cavolo di tavolette della apple.
E' già un anno che corro, vado in palestra, non mangio una mazza per eleminare l'adipe e raggiungere uno stato di prestanza fisica, simile a quella dei calciatori o di quel cazzone che nella pubblicità esce dall'acqua e si limona una supergnocca. Alla fine vado in palestra e il mio amico diventa sempre più grosso e delineato e io non cambio una minchia. L'altro ieri il mio istruttore dopo che mi aveva fatto alzare un poco la maglietta mi ha urlato: "basta con le briosche giovanni, cos'è quella trippetta??"
Lavoro da quattro anni con mia padre per trovare grossi clienti, ma alla fine il colpaccio non arriva mai.
Alla fine vai a letto giorno dopo giornoe quando ti svegli scopri che hai trent'anni sono arrivate le prime rughe e la pelle non è più come un tempo, la pancetta non si elimina e quando è mezzanotte hai già un sonno della miseria.
Che pizza
Oggi era meglio non scrivere
Ciao ragazzz!!

giovedì 4 novembre 2010

NO LOGO

Ciao ragazzi un po' che non aggiorno,

nel mio piccolo paese della provincia milanese hanno aperto un nuovo punto vendita del più famoso fast food del mondo.
Fuori casa mia un cartello indica il Mac più vicino a cinque minuti se si procede da una parte, mentre se si arriva dall'altra ora il cartello ne indica un altro  a due minuti; insomma l'accerchiamento è stato  completato.
La cosa un tantino mi angoscia.
Vedete io vendo caffè tramite i distributori automatici, se dovessi acquistare del caffè equosolidale (ossia un caffè acquistato ad un prezzo equo, che non tira il collo ai contadini sudamericani) mi costerebbe il doppio e dovrei venderlo al doppio. Peccato che nessuno sia disposto ad accettare un prezzo così esorbitante equosolidale sì, equosolidale no.

Il mondo è diviso in due grandi tronconi:
chi beneficia del flusso dei capitali prodotti dalle multinazionali, e chi ne subisce la forza perchè è il motore dello sfruttamento. In Europa facciamo parte della prima categoria ma nessuno vuole ammetterlo.
Compriamo computer, scarpe, macchine, vestiti di marca che vengono prodotti in parti del mondo in cui la schiavitù è all'ordine del giorno. Persino quando facciamo benzina dietro quei litri ci sono accordi fra le grandi sorelle e le dittature dei paesi africani.
Quando andiamo a fare la spesa siamo attratti dai grandi discount dove tutto costa poco, andiamo a comprare mobili dalla grande multinazionale nordeuropea, ci barrichiamo negli outlet quando arrivano i saldi, corriamo nei centri commerciali gestiti da compagnie edili multimiliardarie.
Siamo soli capaci di guardare al nostro portafoglio, ma adesso la crisi ha cambiato le carte in tavola.

Offrendo il nostro stipendio ai grossi gruppi abbiamo costretto la classe media a scomparire dal mercato : i piccoli commercianti hanno chiuso i battenti: macellai, negozi di alimentari, negozi di abbigliamento, piccoli centri di elettrodomestici, o di fai da te. Schiacciati dalla concorrenza spietata delle grosse multinazionali i piccoli commercianti, che tenevano in piedi il mercato in virtù del loro sudatissimo benessere, hanno visto morire i loro investimenti, i loro sogni.

Dimentichiamo che solo loro avrebbero potuto acquistare la macchina prodotta dall'azienda dove lavoriamo, loro avrebbero potuto far girare l'economia nel verso giusto, l'unico verso che avvantaggia le piccole e medie imprese che danno lavoro alla maggior parte delle nostre famiglie.

Senza interesse del proprio territorio l'economia va in corto circuito. Perchè non compriamo gli occhiali dall'ottico sotto casa nostra che ci conosce da una vita ? Perchè qualche volta la carne non l'acquistiamo dal macellaio che ci chiama per nome e che mette via ogni giorno i pezzi migliori? Perchè non farci consigliare un vestito dal nuovo negozio aperto in via Rossini dietro la piazza della Chiesa?

Un giorno in un tg regionale ho sentito un sindaco che si giustificava per aver acconsentito alla costruzione di un nuovo centro commerciale appena fuori paese. Peccato avesse costruito la sua compagna elettorale sulla promessa di vietare il via ai lavori.
"Con questo nuovo centro commerciale, il paese beneficerà di 300 nuovi posti di lavoro"
La classica frase di uno che da poco si è fatto riempire le tasche.
300 posti di lavoro che significano solo contratti a tempo determinato e la chiusura di altrettante attività che mantenevano sicuramente vivo il benessere del tessuto sociale.

Un consiglio: leggete questo libro vi aprirà la mente:

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Naomi Klein