venerdì 28 dicembre 2012

San Francesco

E' una delle figure storiche più amate nel mondo. Cosa appassiona un laico, un cristiano, un ateo, un musulmano, un agnostico nella figura di San Francesco?
Mi sono riavvicinato a questa figura, così cara alla mia infanzia, sicuramente grazie ai film di Zeffirelli e Cavani. Il motivo è presto detto: sto leggendo la terza cantica della Commedia. E' praticamente impossibile leggere più di un canto al giorno, considerata la portata mentale di questi brani. Mi sento accecato dalla parole di Dante e la luce, in tutte le sue sfumature, metafore e gradazioni, è vissuta dal poeta in ogni canto, teso e complesso. Ma che pace nella figura di San Francesco, che ritratto, da rileggere davvero. C'è un post che non ho mai avuto il coraggio di scrivere, forse perchè non sono la persona più adatta a scrivere a proposito di questo tema.  Era a proposito del coraggio delle idee. Che coraggio deve averci uno per sbattere in faccia al padre tutti i suoi vestiti, per abbandonare la vita che qualcuno ti ha cucito addosso, per mettere in discussione l'educazione non sono della tua famiglia, ma di tutta la civiltà che ti sta intorno?
 
Intra Tupino e l'acqua che discende
del colle eletto dal beato Ubaldo,
fertile costa d'alto monte pende,
onde Perugia sente freddo e caldo
da Porta Sole; e di rietro le piange
per grave giogo Nocera con Gualdo.
Di questa costa, là dov' ella frange
più sua rattezza, nacque al mondo un sole,
come fa questo talvolta di Gange.
Però chi d'esso loco fa parole,
non dica Ascesi, ché direbbe corto,
ma Orïente, se proprio dir vuole.
Non era ancor molto lontan da l'orto,
ch'el cominciò a far sentir la terra
de la sua gran virtute alcun conforto;
ché per tal donna, giovinetto, in guerra
del padre corse, a cui, come a la morte,
la porta del piacer nessun diserra;
e dinanzi a la sua spirital corte
et coram patre le si fece unito;
poscia di dì in dì l'amò più forte.
Questa, privata del primo marito,
millecent' anni e più dispetta e scura
fino a costui si stette sanza invito;
né valse udir che la trovò sicura
con Amiclate, al suon de la sua voce,
colui ch'a tutto 'l mondo fé paura;
né valse esser costante né feroce,
sì che, dove Maria rimase giuso,
ella con Cristo pianse in su la croce.
Ma perch' io non proceda troppo chiuso,
Francesco e Povertà per questi amanti
prendi oramai nel mio parlar diffuso.
La lor concordia e i lor lieti sembianti,
amore e maraviglia e dolce sguardo
facieno esser cagion di pensier santi;
tanto che 'l venerabile Bernardo
si scalzò prima, e dietro a tanta pace
corse e, correndo, li parve esser tardo.
Oh ignota ricchezza! oh ben ferace!
Scalzasi Egidio, scalzasi Silvestro
dietro a lo sposo, sì la sposa piace.
Indi sen va quel padre e quel maestro
con la sua donna e con quella famiglia
che già legava l'umile capestro.
Né li gravò viltà di cuor le ciglia
per esser fi' di Pietro Bernardone,
né per parer dispetto a maraviglia;
ma regalmente sua dura intenzione
ad Innocenzio aperse, e da lui ebbe
primo sigillo a sua religïone.
Poi che la gente poverella crebbe
dietro a costui, la cui mirabil vita
meglio in gloria del ciel si canterebbe,
di seconda corona redimita
fu per Onorio da l'Etterno Spiro
la santa voglia d'esto archimandrita.
E poi che, per la sete del martiro,
ne la presenza del Soldan superba
predicò Cristo e li altri che 'l seguiro,
e per trovare a conversione acerba
troppo la gente e per non stare indarno,
redissi al frutto de l'italica erba,
nel crudo sasso intra Tevero e Arno
da Cristo prese l'ultimo sigillo,
che le sue membra due anni portarno.
Quando a colui ch'a tanto ben sortillo
piacque di trarlo suso a la mercede
ch'el meritò nel suo farsi pusillo,
a' frati suoi, sì com' a giuste rede,
raccomandò la donna sua più cara,
e comandò che l'amassero a fede;
e del suo grembo l'anima preclara
mover si volle, tornando al suo regno,
e al suo corpo non volle altra bara.

martedì 25 dicembre 2012

The artist - da vedere a Natale

Il mio maestro di teatro diceva sempre che le idee migliori arrivano sempre quando alla nostra immaginazione poniamo un limite preciso. Ci faceva sempre l'esempio di un romanzo di cui non sono mai riuscito a trovare traccia, un romanzo interamente scritto senza la vocale E.
E' facile vedere quanto avesse ragione osservando bene questo film. Nell'era in cui la tecnologia ci permette di oltrepassare qualsiasi limite, l'uso del muto ci riporta all'essenza non solo del cinema, ma dell'arte stessa. Quando l'ispirazione è a briglie sciolte senza limiti e senza obbiettivi, è facilissimo cadere nella retorica e nel cattivo gusto. Ma poniamoci un limite come quello di non poter parlare, cosa emerge alla fine?
Una donna che esplora una pellicola e si rivede con il suo lui ballando lentamente fotogramma per fotogramma, un uomo che cerca di urlare a uno specchio mentre tutto intorno a lui fa rumore, un occhio che piange in una sala vuota che ha rifutato l'ultima opera dell'artista.
Infiniti colpi di genio, diletto per la mente e per il cuore. Da vedere a Natale.  

giovedì 20 dicembre 2012

Avatar e John Carter

 
Poi dicono che la psicanalisi è piena di baggianate.
Qualche giorno fa ho visto John Carter, un film che sembrava dalla storia la fotocopia di Avatar. Poi ho capito perchè non ha avuto per niente successo nelle sale. C'erano gli stessi ingredienti a prima vista: omini verdi, un passaggio da un regno all'altro, potenzionamento dei poteri fisici, una storia d'amore, due mondi paralelli.
Perchè Avatar ha funzionato così tanto? Cosa c'è di totalmente diverso in questo film? Qual è la sua forza?
Mi cimento in un interpretazione psicoanalitica.
Jung è stato il primo a teorizzare l'esistenza degli archetipi. Secondo lui, in un certo senso, nessuno nasce al tempo zero. Nella nostra coscienza, al di là del temperamento, al di là dell'educazione, al di là dell'ambiente, sono depositate immagini e simboli, frutto della storia di tutti i tempi. Immagini mitiche, simboli atavici che ritroviamo in ogni cultura del pianeta.
Bè Avatar ha un elemento fondamentale, il fulcro narrativo attorno al quale tutto si sviluppa. L'albero. Come è possibile che ci viene da piangere quando abbattono l'albero? In fondo è un albero e ne vengono abbattuti chissà quanti ogni giorno. Perchè ci commuove così tanto? L'albero è simbolo della vita, della madre, dell'inizio del tempo, della nascita, dell'eterno e dell'immutabile. La sua caduta fa leva sulle nostro subconsio, facendo emergere le nostre paure e il mondo della nostra infanzia perduta.
Il protagonista di Avatar non entra nel suo "equivalente verde" in un attimo, solo toccando una pietra, come avviene in John Carter. Quella specie di bacello in cui viene rinchiuso non può essere altro che un ventre materno, emblema della rinascita e di un nuovo inizio.

domenica 16 dicembre 2012

Il Requiem di Mozart e uno spartito ritrovato

Ho ritrovato per caso questo spartito. Non so chi me l'abbia stampato. Ogni tanto succede di imbattersi in alcuni oggetti e non capire da dove provengano. Chi ce l'ha regalato? L'abbiamo comprato noi? Da dove è saltato fuori?
Bè qualche giorno fa ho trovato lo spartito di tutto il requiem di Mozart. Un centinaio di fotocopie. Era una vita che non lo riascoltavo. All'inizio ho avuto qualche difficoltà a seguire la musica, ma dopo che magia!
Basta avere un'infarinatura di solfeggio per seguire la musica su uno spartito. Che differenza di ascolto. Uno spartito ti ancora la mente alle note, non ti permette di sfuggire con i tuoi pensieri, ti fa arrivare dritto lì, alle porte del mistero.
Poi è arrivato il mio pezzo preferito, Lacrimosa. L'ho sempre adorato. Avevo già il presentimento che la linea melodica principale non fosse altro che una scala cromatica. Eppure, è come se un passo dopo l'altro, tu arrivi sulla vetta di un montagna incantata: una cima innevata e un paesaggio da mozzare il fiato.

http://www.youtube.com/watch?v=k1-TrAvp_xs

domenica 9 dicembre 2012

The grey - Sopresa dell'anno

Ogni tanto ci si aspetta qualcosa da un film, e questo film ti soprende completamente.
Avevo in mente di vedere il solito film di azione, una di quei soliti film a cui ci ha abituati ultimamente Liam Neeson. Qualcosa tipo "Io Ti troverò". Il demiurgo che attraversa le avversità, qualcuno capace di ricomporre la realtà secondo il suo personale e infallibile disegno. Invece, che sopresa!
La lotta infinita fra il bene e il male, fra la razionalità dell'uomo e le forze oscure della follia, fra la certezza di una fede e l'impossibilità di affidarsi a un volere Divino. L'incomprensibile senso della vita e l'assoluta evidenza di dovere combattere per guadagnarsi quel senso.
Devo dire qualcosa sulla trama? E a cosa serve? Un film d'azione, un film horror, un film spirtuale, un film teleogico, un film sulla poesia?
Sì forse tutta la storia è una grande metafora e il vero al di là del velo, come direbbe il nostro amico Dante, sta tutto nella potenza di quattro versi di una piccola poesia:
 
"Ancora una volta in lotta,
nell'ultima battaglia che conti, di cui ho mai saputo,
 vivere e morire in questo giorno...
vivere...e morire...in questo giorno…"