giovedì 30 dicembre 2010

Frantumato il muro dei 60 KG con risultato? una bella faccia a pettinicchio

Interrompo la pausa natalizia per farvi partecipe di un risultato storico.
Dopo quasi due anni e mezzo di dieta forzata ed esercizio fisico, arrivo alla resa dei conti.
Credo che siano anni se non decenni che il mio peso non provocava sulla bilancia un numero che comincia con il numero5. 59,5 Kg mi sono quasi spaventato, giuro!
Soddisfazione ma consapevolezza che la strada è ancora ardua per raggiungere le vette dell'addominale scolpito, l'esame della plicometria detto cicciometro ha sancito la necessità di diminuire di 3 Kg la massa grassa e aumentarne di 3 Kg quella relativa ai muscoli, come farlo è un'altra storia. La mia percentuale di massa grassa sul totale del mio peso è del 15,7% decisamente troppo alta!!
L'unica nota stonata è che sto cominciando ad avere una strana faccia a pettinicchio. 
Dicesi faccia a pettinicchio quella faccia dove risaltano in particolar modo il naso, gli occhi un po' incavati, e le ossa degli zigomi. 
Insomma con questo terremoto al mio corpo... 
non è che sto facendo .... 
una strunzata?

Ciao! 

sabato 18 dicembre 2010

Step, ovvero la macchina infernale

Fa molto strano ma ritenevo lo step un aggeggio prettamente da donna.
Non molto difficile e ideale solo per i glutei. Niente di più sbagliato.
Me l'hanno inserito in scheda e devo dire che fa brutto davvero.

Devi stare in equilibrio e galeggiare fra l'alto e il basso, cercando di appoggiarti il meno possibile ai braccioli.
Le gambe devono muoversi come se facessi le scale, cercando di fare in modo che i pedali non caschino a terra o vadano troppo in alto. Ma se perdi la coordinazione è finita.
Dopo qualche secondo le gambe bruciano da star male, vorresti fermarti subito e scendere a terra, poi finalmente il ritmo cambia e si ha un po' di sollievo.
Certo che le donne per stare in linea soffrono di brutto!!
Giusto che ogni tanto proviamo anche noi cosa significano quelle sedute infernali che al ritorno dal lavoro le nostre ragazze a trent'anni fanno per non perdere smalto e allineare i fianchi.
Un cinque alle donne in questo post!!
E anche allo step!!

giovedì 16 dicembre 2010

Il vero volto di Napoli

Sono fermo perchè ripenso a un bel weekend.
Tre giorni in una delle città più colpite, insultate, martoriate della nostra penisola.
Ho fatto fatica a riprendere a scrivere perchè volevo che questi giorni si depositassero nella mia memoria con calma. Volevo aspettare che le idee e le parole per esprimere questa fantastica esperienza venissero fuori pulite, chiare, degne di quello che ho vissuto.
Amici, sono stato a Napoli.
Ho visto pochissimi miei compaesani. Nella mia zona: Milano, Bergamo e provincia questa parte dell'Italia viene spesso disprezzata, neanche se pagato un bergamasco o un milanese trascorrerebbe il suo tempo in questa città, tutti convinti che la spazzatura ingombri incroci e piazze, immaginando che un incriminale lo aspetti con la pistola spianata ad ogni angolo di strada.
Niente di più falso.
Napoli è una città fantastica, triste ma forte, si respira la dignità di un popolo che sconvolto da anni di problemi fa di tutto per meritare il rispetto e l'ammirazione di chi viene a visitarla.
Ho alloggiata di fianco all'albergo Vesuvio, di fronte a Castel Dell'Ovo. Ho passeggiato fino a Piazza del Plebiscito, ho attraversato San Biagio dei Librai e ammirato i presepi di San Gregorio Armenio, dove ho riso di gusto guardando le statuine di Berlusconi che abbraccia due bambole a forma di Ruby.
Ho percepito i sintomi da sindrome di Stendhal osservando la meraviglia del Cristo Velato nella Cappella di San Severo, una statua che raffigura Cristo un istante prima che si risvegli dalla morte al di sotto del suo sudario. Se volete vedere come sia possibile scolpire un uomo coperto da un velo andate a vedere quest'opera d'arte, vi dico solo che quando Canova vide questo capolavoro disse "Avrei voluto dare dieci anni della mia vita per aver scolpito quest'opera"
Ho assaporato i caffè fortissimi nei bar caratteristici del centro dove su tutte le pareti svettano cartelli inneggianti alla squadra del Napoli, ho incontrato di fronte alla piazza dell'università un professore che faceva lezione di storia dell'arte ai suoi studenti all'aperto con una barba lunga e delle mani grandi.
Poi ci siamo persi con la macchina perchè il navigatore non funzionava, ed eccoci in periferia: San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano. E' qui che la vedi: muri di immondizia ammonticchiata sui cassoni, le persone si fermavano con le macchine e con i visi lunghi la gettavano al fianco allungando quel muro nero. La gente fa quello che può, ma prima di giudicare, considerate la dignità di chi abita da quelle parti, vi assicuro che quando tornate a Milano, quelle persone, i rumori e i colori vi mancano dannatamente.
Buona serata a tutti!

giovedì 9 dicembre 2010

Maria Callas e Woody Allen

Cosa salverà il mondo?
L'ultima scena di Manhattan di Woody Allen è una delle mie preferite:
lui è steso sul divano e pensa a tutti i motivi per cui vale la pena vivere, le cose per le quali una vita diventa un'esperienza fantastica. L'arte che ci nobilita insieme alla nostra quotidianità. Il protagonista con una specie di microfono collegato a un registratore cita la sinfonia Jupiter di Mozart, Gershwin e il sorriso della ragazza che ama (la figlia di Hemigway non a caso). A questo elenco mi sia permesso aggiungere un'altra cosa caro Woody e credo tu sarai d'accordo. La metterei tra i primi posti.
Sto parlando della voce di Maria Callas. Ve ne parlo perchè in questi giorni sono riuscito ad ascoltare il Rigoletto di Verdi, una di quelle opere di Verdi che non ero mai riuscito ad ascoltare per intero. Mi sono ritrovato per le mani due versioni differenti: in una c'era la Callas in un'altra ... ( bè non lo dico , non è mia abitudine offendere le dive!).
Quando Maria Callas apparve, accanto all'enorme fenomeno che ne scaturì qualche voce tentò di gridare allo scandalo. I puristi indicavano nella voce della Tebaldi l'esempio più valido del belcanto.
Quando ascolti la Callas, in effetti, qualcosa di strano lo senti subito. Sembra che la voce prima di toccare la nota, prima di fare quello che in uno spartito c'è scritto, faccia qualcos'altro, è come un singhiozzo, una pausa, un sospiro nascosto, una sortita fra altre altezze. Ci sono momenti in cui penso che dentro quella voce ci sia nascosto un angelo, qualcosa che non può essere terrestre. Maria aveva capito prima di chiunque altro che la tecnica nuda e cruda non è sufficiente a trasmettere al pubblico il senso drammatico del personaggio.
La voce della Callas è la fusione perfetta, a mio parere, del canto e della recitazione. La drammaturgia che diventa musica, il canto che si trasforma in teatro.
Sentite Violetta esplodere in Amami Alfredo, la violenza di quella voce ci sommerge come un'onda alta dieci piani, ascoltatela quando impersona Leonora nel trovatore: quando la Callas canta dell'incontro con il Trovatore Manrico, ci sembra già che la sua vita verrà distrutta da una passione senza speranza.
Caro Woody, ti prego rifai quella scena e inserisci la Callas!!!

lunedì 6 dicembre 2010

Report, tagli, istruzione, cultura: sarà l'ulcera?

Ieri sera come ormai tutte le domeniche sere ho visto Report.
La sensazione quando guardo questo programma è sempre la stessa : mi brucia forte lo stomaco e mi sembra che non potrà mai esserci salvezza per nessuno di noi. Mi avvolge lo sconforto per il genere umano e sono terrorizzato dalla sola idea di futuro.
La puntata era incentrata sulla Croce Rossa, istituzione governativa con sede centrale in Svizzera, ogni paese la gestisce a parte, in Italia è governativa appunto e viene gestita dalla sezione di Roma (ma va?)
Il confronto era fra alcune sezioni dell'Italia del nord e del centro con quelle del sud. A livello italiano la Croce Rossa presenta un buco di bilancio spaventoso accumulato per un motivo molto semplice. Se nelle sezioni del nord e del centro gran parte del lavoro viene svolto dai volontari con pochissimi dipendenti, in altre sezioni, quelle del sud purtroppo, i dipendenti vengono assunti in massa poichè tali assunzioni vengono effettuate in cambio dei voti offerti dalla popolazione locale. In pratica il politico di turno assicura ai votanti un posto di lavoro che non serve a una beneamata mazza, di modo che i volontari volenterosi (passatemi il gioco di parole) sono costretti a comprarsi le ambulanze e l'abbigliamento per coprire la compravendita di voti e gli stipendi astronomici degli amministratori e direttori generali di Roma.
Seconda parte del programma: vengono intervistati alcuni magistrati che pur percependo già uno stipendio molto cospicuo dallo Stato sono stata promossi ad altri incarichi senza però avere la possibilità materiale di svolgerli; risultato? percepiscono due stipendi dallo Stato senza averne il benchè minimo diritto, e stiamo parlando di cifre pari a 500.000 euro all'anno. Alla domanda del giornalista un magistrato si permette addirittura questa risposta "Le ho già detto buon lavoro" avrei voluto rispondergli "Ma come cazzone non te lo paghiamo noi lo stipendio?"

Alle volte penso alla frase di Tremonti "non mangio con la cultura".
Bene non credo sia vero e provo a spiegarne il motivo.
Nel film di Al Pacino "Riccardo III"  l'attore americano a un certo punto intervista un barbone che conosce a memoria alcuni passi dell'opera.Quel barbone spiega in una sola frase a cosa serve Shakespeare, Dante, Mozart e tutto il resto con questa frase
"Shakespeare insegna ai ragazzi i sentimenti, il sentimento arriva da lì"

Ebbene io credo che i classici, l'arte e quello che si dichiara cultura serva essenzialmente a questo: se la nostra istruzione ha saputo scavare in noi la nostra coscienza, fino a realizzare l'innesto (chi ha visto Inception sa di cosa parla) dei sentimenti di cui parla il barbone, forse quelli di noi che arriveranno nella stanza dei bottoni, prima di schiacciare il pulsante con scritto "Tanta moneta per me, tanta cacca per gli altri", forse ci penseranno due volte. Forse prima di anteporre il vantaggio personale a quello comune, si ricorderanno davvero di quella frase di Shakespeare, di una terzina di Dante, di una poesia di Borges.

Se la coscienza comune ci induce a non applaudire sempre il più furbo magari il mondo si potrà salvare

domenica 5 dicembre 2010

Oh Giulietta, Sono o non sono il tuo Romeo?

Non sono mai stato un decisionalista.
Non so nemmeno se esista questa parola, ma quello che voglio dire è che non mi sento uno capace di prendere decisioni definitive. Il fatto che, come ho ripetuto in tutti i miei post, abbia addirittura trent'anni non mi aiuta a spronarmi a fare delle scelte.
Non so se comprare la macchina, perchè comprarla vorrebbe dire far calare i miei risparmi. Tutto quello che ho messo via verrebbe compromesso da un acquisto importante.D'altra parte sono quasi dieci anni che i miei amici hanno macchine più belle della mia, girano senza abbandonarsi al senso di colpa generato da una spesa come quella. Uno ha la mini, gran parte di loro l'alfa 147, mito dei primi anni zero, alcuni sfrecciano con la loro Seat Leon, macchina sportiva per eccelleza degli utlimi anni zero.
Percepisco sempre più stretta e imbarazzante la mia punto azzurra, soprattutto se considero che qualche mese fa per la prima volta ho avvertito una prima irresistibile forza che mi attraeva ad abbandonarmi al potere della macchina sportiva: la Giulietta, fiore all'occhiello ormai di questi primi anni 10.
Forse sarebbe il caso di farlo questo passo, ma vorrebbe dire mettere in pericolo la neccessità di iniziare ad affacciarmi all'idea di vivere da solo e aprire un mutuo. Potrei affidarmi a finanziamenti ma verrei sommerso da tassi impietosi.
Insomma mi ritrovo qui a sospirare come l'eroe di Shakespeare, speriamo di non fare la stessa fine:
Oh Giulietta, sono o non sono il tuo Romeo?

mercoledì 1 dicembre 2010

Panta Rei

Ci sono attimi in cui  rivivo pezzi della mia vita passata.
Quand'ero bambino impazzivo all'idea di non poter trattenere con me nessun momento bello che stavo vivendo. Mi accorgevo di essere sempre in corsa seza poter scendere ad una stazione piuttosto che un'altra: le esperienze  aumentavano esponenzialmente e tutto finiva solo in un gran calderone.

Mi ricordo nella vasca da bagno quando avevo solo otto anni: ho preso lo shampo e l'ho gettato contro la parete per bloccare quell'istante così come lo stavo vivendo; il vasetto di plastica era esploso imbrattando la parete. Nonostante le botte di mia madre ero riuscito nell'intento, avevo bloccato quel momento: quell'attimo altrimenti  sarebbe andato inevitabilmente perduto dato che si trattava esclusivamnete di un gesto quotidiano, sommerso dai giorni a venire.

Ricordo anche di un viaggio con i miei in toscana e di aver picchiato il mio orologio al polso contro il vetro della macchina in corsa provocando una vistosa crepa al finestrino. Altre botte ma ancora una volta quel viaggio non si è perduto insieme agli altri e quel momento è arrivato fino ai miei 30 anni.

Tutti quelli che hanno studiato filosofia al liceo si ricordano la prima lezione e quella frase del primo fiosofo che ci tocca studiare: Pante Rei, tutto scorre come sul letto di un fiume.
Mi spiace Eraclito ma sono riuscito a fregarti: ringrazio il mio vasetto di shampoo e un finestrino rotto.

Ciao a tutti!