mercoledì 28 settembre 2011

Il grande Gatsby - non sarò mai Robert Redford!

Avevo letto questo romanzo molti anni fa. Mi ricordavo pochissimo della trama e il film non ero mai riuscito a vederlo. Ieri, dopo l'ennesima pesantissima giornata di lavoro, ho deciso di cimentarmi nella visione di questo vecchio film.
La storia è quella di un ufficiale che, finita la guerra, diventa un multimiliardario con l'ossessione di riconquistare la donna che aveva perso appena prima della guerra. Decide di comprare la villa affacciata sulla tenuta di Daisy, la quale intanto, incapace di aspettarlo, ha deciso di sposarsi con un altro uomo, proprio mentre Gatsby se la doveva vedere con il campo di battaglia.
Mirabile la risposta di Daisy quando Gatsby le chiede perchè non ha saputo aspettarlo dopo la sua partenza per il fronte
"Non lo sai che le ragazze ricche non sposano i ragazzi poveri?"
Ho capito una cosa guardando questo film, una cosa che non c'entra niente con la trama, nulla con il valore artistico del romanzo, assolutamente una mazza con la bravura degli attori. Insomma non voglio farvi una critica del film, non mi interessa essere il Mereghetti della situazione.
Cazzo, non c'è niente da fare, non sarò mai Robert Redford. Sono perfettamente consapevole di aver passato tutto la mia vita nel cercare di affascinare gli altri a tutti i costi: sai mi piace scrivere, sai suonavo il violino, sai cantavo, sai leggo molto, sai sto leggendo la Bibbia, sai ho visto tutti i film di Pasolini, sai mi piace la poesia.... sai questo, sai quello. Le persone interessanti, quelle che affascinano davvero, non hanno bisogno di parole, non hanno bisogno di farti sprofondare nel loro passato, nelle loro aspettative. Le persone che ti sanno conquistare sono come il Grande Gatsby, sono quelle persone che hanno tutto negli occhi, e questo è un dono che solo la natura ti può consegnare. Non c'entra la bellezza, nè l'intelligenza, non dipende dai muscoli, dall'altezza e dal colore della pelle. E' tutto al di là degli occhi: guardate la scena quando Robert Redford rivede la sua amata dopo otto anni, non si dicono nulla, la sceneggiatura è scarnificata all'essenzaile, eppure lui solo con gli occhi sa dire tutto. CI ho provato ad essere così, ma io non sono così. La devo smettere di rincorrere quello che non sono, credere di conquistare il mondo, immaginare che certe persone si incanteranno sentendomi parlare, perchè a nessuno frega molto di nulla, a meno che tu non abbia un mondo negli occhi. E io non sarò mai Robert Redford.
Credo che in fondo in questi lunghi mesi ci sia stata una sola persona che avrei voluto tanto conquistare, e se fossi stato come il Grande Gatsby forse ci sarei riuscito davvero. Ma in fondo la vita è fatta anche di questo: le anime belle che incontri sulla via sono doni preziosi e come tali devono essere considerati, il disegno è sempre talmente nebuloso che non vale la pena leggergli un significato. Ho tentato di conquistarti ma ora so di non esserci riuscito. E se lo scrivo è perchè so che mi leggi.
Viva Robert Redford !

giovedì 22 settembre 2011

Adele - Someone Like you a Massenet

Mezzanotte e ventinove.
E' da una settimana che mi è piovuta addosso a mo di pietra questa canzone. Non conosco benissimo l'inglese ma queste parole vengono pronunciate talmente bene che il senso mi è arrivato subito preciso.
Ed è pazzesco se penso che proprio in questi giorni ho ascoltato per la prima volta una delle opere che mi mancavano: il Werhet di Massenet. Pur essendo mondi lontanissimi, mi è sembrato quasi che Massenet e Adele parlassero a distanza di quasi cento anni.
E' incredibile come certi temi si ripetano nel corso dei secoli; sono temi che nonostante gli sconvolgimenti che il mondo ha subito, nonostante la crisi e tutte quelle che seguiranno, non potranno mai tramontare. L'uomo troverà modi sempre più avanzati per comunicare:  telefono, cellulare, internet, facebook, ma continuerà sempre e comunque a soffrire per amore. Perchè possiamo essere un centurione romano, un pubblicano, un fariseo, un beduino del deserto, possiamo essere uno schiavo, un vassallo, un servo della gleba, un feudatario, un repubblicano, un trovatore, un menestrello, possiamo crederci imprenditori, ingegneri, direttori, dirigenti, artisti, parlamentari, presidenti, amministratori; ma tutti, tutti noi, tutti e nessuno escluso, saremo per sempre costretti e magari anche per fortuna a soffrire per amore.
Nella canzone "Someone Like you" Adele in un testo ispirato parla al lui che non è più il suo lui. Qualcuno le ha riferito che adesso lui sta con un altra. E lei gli augura tutto il bene del mondo e si ricorda con serentià i momenti vissuti insieme. Spera che la nuova lei sappia dargli tutto quello che lei non ha saputo donargli. Ci sono quattro versi ad un certo punto della canzone che mi hanno assolutamente tolto il respiro: sembrano la traduzione letterale del testo francese di Massenet. Nell'opera Werther non può avere Charlotte: la donna che ama perchè promessa sposa ad un altra persona, rammenta allora il primo momento in cui i loro sguardi si sono incrociati e a quei momenti del loro primo incontro in cui tutto sembrava ancora possibile.
Sentiti i versi di Adele:

Sai, il tempo vola
Solo ieri vivevamo le nostre vite insieme,
Eravamo nati e cresciuto nella foschia estiva,
Uniti dalla sorpresa dei nostri giorni di gloria,

E ora queste le parole di Wether nell'opera di Massenet, e stiamo parlando di cento anni fa:


Ah! Com'è distante quel giorno di intimità e dolcezza
quando i nostri occhi si incontrarono
per la prima volta...
quando fummo soli insieme
per un tempo così lungo ... così vicini uno all'altro ... senza dirci una sola parola.
... a ancora come sentimmo su di noi dai cieli un raggio
di luce suprema che sembrava sorriderci
al di sopra della nostra muta emozione.
Non c'è proprio niente da fare che capolavoro l'essere umano!



giovedì 15 settembre 2011

A cena da amici

Solo una domanda in questo post.
Come mai le tipe di milano quando qualcuno chiede loro cosa fai stasera rispondono tutte allo stesso modo ??
"A cena da amici", "Stasera sono a cena da amici"
Ci avete mai fatto caso?
Chiedetelo a una bresciana, a una bergamasca, a una napoletana, anche solo a una ragazza della provincia di milano che non vive a milano, ma non chiedetelo a una calabrese che si è trasferita a milano da più di un anno perchè anche lei per ogni sera della settimana vi risponderà sempre
"Sono a cena da amici"
Lo snobismo di questa frase è disarmante.
Ma sapete cosa significa?
C'è tutto un mondo tipico della Milano da bere, che oggi come oggi, sinceramente mi fa solo un gran ridere.
Se traducessimo quello che stanno pensando quando ti dicono sono a cena da amici ecco quello che verrebbe fuori
"Come fai a chiedermi cosa faccio stasera ? Credi che una come me non abbia impegni ogni sera della settimana? e poi credi che io sia la classica persona che gira i soliti locali, le solite discoteche, i soliti ristoranti come se non avesse niente di meglio da fare? Io non ho bisogno di quello che il mondo mi offre perchè io ho già il mio mondo: ho i miei amici, le case dei miei amici, miriade di persone che mi vogliono da loro, pronte a sporcare fornelli, e a infornare di tutto solo per me, pronte a sudare dalle cinque del pomeriggio per preparami una cena zeppa di soprese. Credi davvero che nella mia agenda ci sia spazio anche per te ? hai presente cosa bisogna fare per entrare nel mio universo ? Il mio universo è già pieno, il mio spazio è sold out ! "
Poi ditemi voi se non vi è mai capitato di sentire questa frase e che il tono nascondesse in realtà quello che ho appena descritto

mercoledì 7 settembre 2011

Mare

Ogni estate penso che lo rivedrò dopo un anno.
Per me credo sarebbe pazzesco pensare di trascorrere un altro anno senza vederlo, senza sentire la sua presenza vicino a me.
Quest'anno io e i miei amici abbiamo affittato una piccola barca, si poteva guidare facilmente con una normale patente di guida; presi dalla foga dell'esperienza non abbiamo fatto caso al livello del carburante; ci siamo ritrovati in mezzo al mare con il serbatorio vuoto. Il gasolio di riserva non è servito a far ripartire il motore. E' in quel momento che te ne accorgi, ti accorgi come la natura contempla dei mondi che non sono adatti all'uomo, così seducente, così spietato. Preda dell'ondeggiare della barca, stretti su quella barchetta, già dopo dieci minuti mi sono sentito pervadere dall'ansia. Quello spazio vitale per noi si stava già dimostrando angusto per tutti e sei. Fortunatamente è bastata una telefonata al porto per capire come far ripartire il mezzo.
Non esiste un luogo dove i ricordi della mia adolescenza siano più vivi, dove gli amori vissuti non si moltiplichino d'intensità nel riportarli alla luce. Come si fa a non rabbrividere quando pensi alle passeggiate fatte a quindici anni con la prima ragazza a cui hai fatto brillare gli occhi? tutto lì è maledettamente diverso. Credo che il segreto in fondo sia nel rumore delle onde. Voglio dire leggi un libro o parli con un amico o baci una ragazza (è un po' che non bacio una ragazza sulla spiaggia, quest'anno è andata così mannaggia) e quel rumore ti fa apprezzare tuttto di più, ogni emozione è moltiplicata dall'incessante canto della natura, e quella sensazione, quel piacere delicato al cuore ti fa credere che sarebbe proprio bello immaginare che quella sia la voce di Dio.
Per J.

domenica 4 settembre 2011

I-phone e nuovi idoli

Mentre mi appresto a concludere la lettura del Vecchio Testamento, mi rendo sempre più conto della ricchezza di questo testo. Della sua capacità in primis di parlare in ogni tempo e in ogni luogo. Una lettura attenta, infatti, è capace di scandagliare il puro significato letterale e riconoscersi continuamente. Anche in questi giorni ci sono state pagine che hanno letto la mia vita di tutti i giorni.
Un mio amico qualche giorno fa mi ha guardato sconsolato mentre aveva in mano il suo I-phone da cui non sapeva staccarsi un secondo. "Ho deciso di venderlo Gio, è una malattia, non riesco a staccarmi, lo guardo in continuazione; facebook è sempre lì, ogni secondo può esserci una notifica o qualcosa di nuovo".
Proprio quel giorno avevo letto un brano dal libro di Baruc. Lettera di Geremia agli esiliati in Babilionia. Uno dei temi più ricorrenti nella Bibbia è l'accusa potente nei confronti degli idoli. Fin dal libro dell'Esodo dove il popolo si costruisce un vitello d'oro mentre Mosè se ne sta sul monte a parlare con Dio, questo aspetto della debolezza dell'uomo viene ripetuto e sottolineato in continuazione. Nei libri dei profeti, in particolare, è un tema dominante e in esso i profeti leggono il segnale più evidente della decadenza del popolo di Israele.
Sentite questi passaggi. Geremia metti in guardia i deportati in Babilonia dagli idoli che troveranno in quel paese e che la popolazione locale venera come fossero degli dèi.
"Ora, vedrete in Babilonia idoli d'argento, d'oro e di legno, portati a spalla, i quali infondo timori ai pagani. State attenti a non imitare gli stranieri, il timore dei loro dei non si impadronisca di voi. Alla vista di una moltitudine che prostrandosi davanti e dietro a loro li adora, pensate <>
Essi hanno una lingua limata da un artefice, sono indorati e argentati, ma sono simulacri falsi e non possono parlare. Come dunque si può ammettere e pensare che essi siano dei?
L'oro di cui sono adorni per la bellezza non risplende se qualcuno non ne toglie la patina; perfino quando venivano fusi, essi non se ne accorgevano. Furono comprati a qualsiasi prezzo, essi che non hanno alito vitale. Senza piedi, vengono portati a spalla, mostrando agli uomini la loro condizione vergognosa; arrosiscono anche i loro fedeli perchè, se cadono a terra, non si rialzano più".
Insomma quello che Carl Marx chiamerà "feticismo delle merci" e Packard ai giorni nostri "I persuasori occulti" qui è già anticipato.
Cos'è cambiato in fondo dai tempi degli dèi pagani?
I-phone, I-pad, Facebook, Dolce e Gabbana, TT, Serie 1, Z-4, Prada, Twitter, Converse, Papete, Milano Marittima, Francesco Coco, Grande Fratello, Milan, Inter, Juve, Champions, Mac Donald, Mc Chicken, Pdl, Pd, Silvio Berlusconi, Rubi, Escort ....
Il culto mediatico è l’unico culto dominante.
Conta gli amici, conta il numero degli amici nel tuo profilo, ma non quelli che si alzerebbero nel cuore della notte per venirti incontro. È pazzesco osservare quanta gente passa il suo tempo con un i-phone in mano, ognuno spera in un messaggio nuovo, una notifica, una richiesta di amicizia, un tag, un poke. Un bip che dà scarica di adrenalina solo per qualche secondo. La speranza di un messaggio che possa cambiare le nostre vite per sempre. Ed anche quando quel messaggio arriva, ne serve subito un altro e un altro ancora. Non la qualità del rapporto ma la moltiplicazione delle relazioni.