sabato 27 aprile 2013

Iron Man 3


Devo essere sincero. Non ne posso più di supereroi. Posso dirlo? Tutto sommato i film sui supereroi non mi sono mai dispiaciuti. Li ho sempre visti con piacere. In fondo rappresentano la proiezione della nostra inespressa volontà di potenza. Primo poter volare. Secondo distruggere il male. Terzo fama e successo. Anche se a me sarebbe sempre bastato avere la forza sufficiente a non scappare quando mi si presentavano situazioni spiacevoli. Di fronte l'energumeno di turno che voleva strapazzarmi per futili motivi la soluzione finale si è sempre dimostrata quella di scappare.  A parte questo, Iron Man 3 sembra la parabola finale di un mondo che non sa più cosa dire. Quanta paura hanno i registi di annoiarci? Quando il nostro interlocutore ha paura di annoiarci il risultato è praticamente sempre la noia. Quante esplosioni ci vogliono ancora più di quelle che in questi anni di cinema americano ci hanno propinato sui grandi schermi? Quanti ponti devono crollare? Quanti aerei devono precipitare? Quanti morti devono risuscitare? Quanti cattivi devono morire? Quante armi superteconologiche devono essere ancora inventate?
Ma non è finita, tra poco sarà la volta dell'uomo di acciaio e del nuovo Thor. Va bene tutto, ma qualche idea nuova no?
Ebbene sì lo ammetto per metà di Iron Man 3 avevo gli occhi chiusi. Non per paura. Ma per un sonno mortale. Forse era colpa del cattivo di turno?

domenica 21 aprile 2013

San Francesco e l'inquietudine del predicare

E' la seconda volta che parlo di questa figura storica. Ma dopo aver letto il paradiso e il canto su San Francesco non ho potuto fare a meno di leggere il libricino di San Bonaventura sulla vita di Francesco. I testi sacri mi suscitano da sempre un'attrazione incredibile. La visione di Dio è sempre un modo per riflettere su se stessi, sul nostro modo di stare al mondo, di vedere il mondo, e di gestire le nostre inquietudini. Ed è proprio questo punto ad avermi colpito nella vita del Santo. La pagina più bella di questa agiografia è sicuramente il momento in cui Francesco esprime il dramma che vive in se stesso. Un dramma di cui mi sono sentito partecipe, di cui ognuno di noi, in realtà, ne conosce perfettamente l'intensità. Da sempre ci sentiamo al sicuro nelle nostre stanze. Al di fuori del mondo che non comprendiamo, isolarci sembra sempre la soluzione migliore. Ma quelli non capiscono niente, ma con quelli non ho niente in comune, la gente è imbecille, la gente è ingorante. Io sto bene da solo. Io sto bene con me stesso. In un certo senso, e può sembrare assurdo, anche San Francesco avvertiva questa sensazione. Quando si isolava dal mondo, nella preghiera e nella solitudine, avvertiva la mano di Dio. Il balsamo della contemplazione leniva ogni ferita, ogni dolore fisico, la fame e la sete. Ma Francesco capisce che tutto questo non basta. Non basta "bastare a se stessi", l'inquietudini degli altri, ci piglia ogni momento. E' vero quando siamo nel mondo la polvere delle parole degli altri ci si attacca addosso, con i loro vizi, e con la loro inguaribile visione. Ma a differenza di quanto diceva Sartre l'inferno non sono gli altri. Eccolo questo bellissimo passo. Ovviamente alla fine San Francesco deciderà per il mondo, sull'esempio di Cristo.
 
"Giacchè io, modesto e semplice e inesperto nel parlare come sono, sento d'aver ricevuto maggio grazie per pregare che per predicare.  Mi sembra poi che, mentre nella preghiera si accumulano grazie su grazie, nella predicazione, invece, vengono distribuiti quei doni che si son ricevuti dal cielo. Nella preghiera, inoltre, si purificano i sentimenti più intimi e si perviene all'unione con l'unico, autentico e sommo Bene. Andando in giro a predicare, al contrario, s'impolverano i piedi dello spirito, si incontrano molte occasioni di distrazione e sopravviene un rilassamento della disciplina. Quando preghiamo, insomma, parliamo con Dio e lo stiamo ad ascoltare, vivendo, in colloquio con gli spiriti celesti, una vita quasi angelica. Predicando, invece, siamo costretti a venire tante volte a contatto con gli uomini e, vivendo tra loro, pensiamo, vediamo e sentiamo umanamente"

sabato 13 aprile 2013

Oblivion. E Christina Olson.

In Italia questo genere non ha quasi mai un grande seguito. In realtà credo che la fantascienza sia un po' l'unico genere che possa indirizzare la visione ai grendi temi umani. Il futuro è sempre una prospettiva per valutare il presente, per porsi domande sul senso della vita e della nostra identità.
Mi è piaciuto molto questo film. Ed è incredibile come molto spesso l'arte in tutte le sue forme mi appaia come quei giochi della Settimana Enigmistica: unisci i puntini. Alla fine di questo film viene più volte messo in primo piano un quadro, senza che la sceneggiatura ne abbia voluto svelare l'autore e il titolo dell'opera. Incredibile a dirsi ma è proprio il quadro che ho scelto per il mio post di un paio di mesi fa: il quadro più bello del mondo. Ok, non è proprio lo stesso, ma fa parte dello stessa serie di quadri, quelli intitolati a Christina Olson. E' bello riconoscere un quadro che conoscono in pochi, sceglierlo e poi sapere che un regista importante, in un film di successo, in un'altra parte del mondo ha voluto rappresentasse il ricordo di un'umanità che sta rischiando l'estizione.

martedì 9 aprile 2013

La più bella canzone sull'amicizia

Sono appena tornato da un addio al celibato. Piccola vacanza di due giorni a Firenze. Non la farò tanto lunga, ma tutti i miei amici se ne stanno andando. E' un dato di fatto, e a 33 anni molti come me attraversano lo stesso periodo di alta marea esistenziale. Sommersi da matrimoni e addii al celibato dove ci si illude che l'amicizia resterà immutata per sempre.
Un grande cantautore se ne è andato da poco. Ha scritto canzoni meravigliose, molte delle quali nemmeno sapevo le avesse scritte lui. Capita spesso che una canzone parli di te. Capita a tutti. Sono le canzoni più belle quelle che sanno a calzarti a pennello. Questa è una bellissima canzone sull'amicizia. Sul momento dell'addio. Sulla malinconia di momenti che non torneranno mai più, ed io, che ho costruito la mia vita sul gusto della malinconia, l'ascolterei sempre in questi giorni, senza stancarmi mai. Grandissimo Califano. L'urtimo amico va via.

http://www.youtube.com/watch?v=Gk3vI4QhPQU