sabato 25 febbraio 2017

Fuocoammare

Ormai entro pochissimo qui dentro, forse perchè il blog è passato di moda. 
Non posso però non scrivere due righe su una della cose più belle che abbia mai visto negli ultimi anni. Ieri sera l'ho rivisto ancora, Domenica ci sarà la notte degli Oscar, e se non vincerà almeno l'Oscar come miglior documentario sarà per me un delitto incredibile. 
Fuocoammare, è l'anti retorica delle parole a vuoto, l'unica immagine, racconto, discorso, opera che valga la pena ascoltare sulla questione immigrazione. E quando il fastidio, la rabbia mi prende quando ascolto la gente parlarne, quando avverto la facilità di attraversare una questione che ci vede tutti coinvolti, a partire dai nostri padri, dai nostri nonni e da nonni dei nostri nonni, sento un po' di pace solo guardando per l'ennesima volta queste immagini, dure, forti, ma mai compiacenti. Non c'è musica, non c'è racconto, patetismo, c'è una camera che pur non rinunciando all'estetica del cinema è capace di farci avvertire l'inevitabile ingiustizia su cui la storia dell'uomo è costruita. Un popolo più forte che progredisce schiacciando il più debole, e nessuno può dichiararsi sano, salvo, innocente. Nessuno. Il formidabile progresso è quello che vediamo, persone che scappano da territori che qualcun altro ha disegnato per loro, con confini precisi, rettilinei, ad angolo retto. Perchè come dice Camus siamo tutti appestati, chi più e chi meno, e non ci può essere che vergogna quando la felicità è vissuta da soli. Fuocoammare.