sabato 18 agosto 2012

Le Metamorfosi di Ovidio

Ho letto questo volume semplicemente perchè rileggendo le prime due cantiche della commedia di Dante mi sono accorto di quanto il sommo poeta fosse stato influenzato e affascinato dalle parole di Ovidio. Quest'opera ha attrasversato i secoli suggestionando personaggi come Dante appunto, o il nostro più vicino Italo Calvino, o addirittura T.S. Eliot.
Mi sono anche in un certo senso reso conto del motivo per il quale Freud avesse visto nei miti greci, qui rispolverati dal poeta latino, un germe nascosto della sua psicoanalisi.
Gli dei soddisfano pienamente il loro lato oscuro, se vogliono una donna se la prendono, se odiano qualcuno fino a volerne la morte lo uccidono, loro insomma, possono qualsiasi cosa. Se Nettuno vede una ninfa bagnarsi sulle sue coste, lui si manifesta, e se lei non vuole concedersi la violenta. Quando Giunone vede suo marito tradirla con una mortale, non si fa problema alcuno: scende sulla terra e la punisce o con la morte o trasformandola in un vegetale.
Tutto ciò ai mortali non è concesso, le loro pulsioni, i loro desideri più nascosti, se soddisfatti portano a tremende conseguenze. Se per le divinità non esiste praticamente mai una pena da scontare per le colpe che commettono, i mortali devono in continuazione fare i conti con la coscienza morale che si portano appresso.
Una delle storie che mi ha colpito di più è sicuramente quella di Biblìde e Cauno. Innamorata del suo fratello di sangue, presa da una passione colpevole, non verrà mai ricambiata di questo insano amore. Disperata, si traformerà in una fonte, dato che infinite saranno le lacrime che verserà.  
E' impressionante le parole che usa per descrivere il sogno con cui si congiunge a suo fratello, sembra di leggere Freud.
"Povera me, che cosa vorrà dire questa visone nel silenzio della notte?Perchè ho fatto questo sogno? Lui certo è bello, anche ad occhi malevoli, e mi piace; e se non fosse mio fratello, poteri amarlo; e sarebbe stato degno di me. Ma il guaio è che sono sua sorella! Nel sogno, nessuno ti vede, e c'è anche il piacere simile a quello vero. Che libidine manifesta mi ha scosso! Come mi sono abbandonata, spossata fino al midollo! Che bello il ricordo, anche se breve è stata quella voluttà e la notte troppo veloce, invidiosa di quel che facevamo"

venerdì 10 agosto 2012

La memoria del cuore

Quando ho visto il trailer di questo film, uscito in America già qualche mese fa, sono rimasto davvero folgorato."Minchia che storia". Perdonate la volgarità. Poi ho scoperto guardando il film l'altro giorno che non si tratta di una storia inventata, ma di una storia accaduta realmente. Come al solito, la vita è sempre più imprevedibile e originale della fantasia più sfrenata.
Una donna perde la memoria, cancellando completamente gli ultimi cinque anni della sua vita, in una parola, cancella dalla sua mente l'uomo della sua vita.
Ora, già è difficile conquistare la donna dei propri sogni, ma immaginate di doverci provare per la seconda volta, ma non vi viene proprio la pelle d'oca?
Ok, a 32 anni dovrei smetterla con la passione per questo genere di cinema, ma non ci posso fare nulla: adoro le storie d'amore, adoro il cinema, adoro immaginare una vita che non ho. Adoro credermi quel maschio alfa con i suoi bicipiti bene in primo piano e amo certe frasi assurde che si dicono solo nei film e che, se provi a dire nella realtà, una donna ti cancellerebbe dalla rubrica del telefono. Tipo questa:
"Quando finii di parlare, lei non disse niente per pochi secondi, fece soltanto... fece soltanto un sospiro, dicendo, quasi tra sè e sè: "ti amo" e rimaneva sospeso là, era la prima volta che lo diceva e io non volevo rispondere, solo continuare a sentirlo. È successo due settimane dopo che ci siamo conosciuti, ci ha messo due settimane per innamorarsi di me!"