giovedì 10 agosto 2017

Norvegian Wood

Sono ancora frastornato. Ho ancora negli occhi le immagini del centro di recupero sperduto nelle montagne Giapponesi, le atmosfere de sogno, i bar e i locali della Tokyo degli anni sessanta. Nelle narici sento il profumo dei piatti giapponesi, delle stanze sudicie di un collegio, degli alberi in fiore della vegetazione giapponese. Soprattutto nel cuore mi restano le emozioni. Perchè quello che questo miracolo di libro sa fare è descriverle e sviscerarle come un piccolo chirurgo. Con grazia e sensibilità ti incide ogni piega dell'anima, senza che tu te ne accorga. Non riesci a renderti conto della grazia che prorompe da un bacio, da un abbraccio, da un rapporto fisico intimo. Le persone si incontrano e si perdono di vista, il protagonista teso a ricucirsi con la realtà ci incanta con i continui movimenti disordinati e nello stesso tempo aggraziati. Una potentissima storia d'amore che si sedimenta come un fossile nella mente del lettore, come se l'avessimo già letta, come se fosse sempre stata con noi, fin da quando abbiamo iniziato ad amare o a provare qualcosa gli uni per gli altri.
E' un libro che non ci consegna false speranze, attento in ogni istante a non cedere al sentimentalismo o alla falsità di un lieto fine. Lontano da "Dance, dance, dance" ancora più intimo ed essenziale di "Kafka sulla spiaggia" Norvegian Wood ha un passo suo, senza storia, al di fuori di una dinamica narrativa, al di fuori di un genere. Anzi vola sopra ogni genere romanzo per diventare lui stesso un genere unico e parlare a tutti, nessuno si può salvare. Anzi tutti si possono salvare leggendo questo libro perchè Murakami ha il coraggio di parlare dell'essenziale, del detto, del risaputo, del piccolo, di quello che tutti hanno dentro ma non hanno la forza di vedere.
Davvero difficile ammettere a se stessi quanto siamo fragili e immensi, dopo aver letto Norvegian Wood.