giovedì 30 dicembre 2010

Frantumato il muro dei 60 KG con risultato? una bella faccia a pettinicchio

Interrompo la pausa natalizia per farvi partecipe di un risultato storico.
Dopo quasi due anni e mezzo di dieta forzata ed esercizio fisico, arrivo alla resa dei conti.
Credo che siano anni se non decenni che il mio peso non provocava sulla bilancia un numero che comincia con il numero5. 59,5 Kg mi sono quasi spaventato, giuro!
Soddisfazione ma consapevolezza che la strada è ancora ardua per raggiungere le vette dell'addominale scolpito, l'esame della plicometria detto cicciometro ha sancito la necessità di diminuire di 3 Kg la massa grassa e aumentarne di 3 Kg quella relativa ai muscoli, come farlo è un'altra storia. La mia percentuale di massa grassa sul totale del mio peso è del 15,7% decisamente troppo alta!!
L'unica nota stonata è che sto cominciando ad avere una strana faccia a pettinicchio. 
Dicesi faccia a pettinicchio quella faccia dove risaltano in particolar modo il naso, gli occhi un po' incavati, e le ossa degli zigomi. 
Insomma con questo terremoto al mio corpo... 
non è che sto facendo .... 
una strunzata?

Ciao! 

sabato 18 dicembre 2010

Step, ovvero la macchina infernale

Fa molto strano ma ritenevo lo step un aggeggio prettamente da donna.
Non molto difficile e ideale solo per i glutei. Niente di più sbagliato.
Me l'hanno inserito in scheda e devo dire che fa brutto davvero.

Devi stare in equilibrio e galeggiare fra l'alto e il basso, cercando di appoggiarti il meno possibile ai braccioli.
Le gambe devono muoversi come se facessi le scale, cercando di fare in modo che i pedali non caschino a terra o vadano troppo in alto. Ma se perdi la coordinazione è finita.
Dopo qualche secondo le gambe bruciano da star male, vorresti fermarti subito e scendere a terra, poi finalmente il ritmo cambia e si ha un po' di sollievo.
Certo che le donne per stare in linea soffrono di brutto!!
Giusto che ogni tanto proviamo anche noi cosa significano quelle sedute infernali che al ritorno dal lavoro le nostre ragazze a trent'anni fanno per non perdere smalto e allineare i fianchi.
Un cinque alle donne in questo post!!
E anche allo step!!

giovedì 16 dicembre 2010

Il vero volto di Napoli

Sono fermo perchè ripenso a un bel weekend.
Tre giorni in una delle città più colpite, insultate, martoriate della nostra penisola.
Ho fatto fatica a riprendere a scrivere perchè volevo che questi giorni si depositassero nella mia memoria con calma. Volevo aspettare che le idee e le parole per esprimere questa fantastica esperienza venissero fuori pulite, chiare, degne di quello che ho vissuto.
Amici, sono stato a Napoli.
Ho visto pochissimi miei compaesani. Nella mia zona: Milano, Bergamo e provincia questa parte dell'Italia viene spesso disprezzata, neanche se pagato un bergamasco o un milanese trascorrerebbe il suo tempo in questa città, tutti convinti che la spazzatura ingombri incroci e piazze, immaginando che un incriminale lo aspetti con la pistola spianata ad ogni angolo di strada.
Niente di più falso.
Napoli è una città fantastica, triste ma forte, si respira la dignità di un popolo che sconvolto da anni di problemi fa di tutto per meritare il rispetto e l'ammirazione di chi viene a visitarla.
Ho alloggiata di fianco all'albergo Vesuvio, di fronte a Castel Dell'Ovo. Ho passeggiato fino a Piazza del Plebiscito, ho attraversato San Biagio dei Librai e ammirato i presepi di San Gregorio Armenio, dove ho riso di gusto guardando le statuine di Berlusconi che abbraccia due bambole a forma di Ruby.
Ho percepito i sintomi da sindrome di Stendhal osservando la meraviglia del Cristo Velato nella Cappella di San Severo, una statua che raffigura Cristo un istante prima che si risvegli dalla morte al di sotto del suo sudario. Se volete vedere come sia possibile scolpire un uomo coperto da un velo andate a vedere quest'opera d'arte, vi dico solo che quando Canova vide questo capolavoro disse "Avrei voluto dare dieci anni della mia vita per aver scolpito quest'opera"
Ho assaporato i caffè fortissimi nei bar caratteristici del centro dove su tutte le pareti svettano cartelli inneggianti alla squadra del Napoli, ho incontrato di fronte alla piazza dell'università un professore che faceva lezione di storia dell'arte ai suoi studenti all'aperto con una barba lunga e delle mani grandi.
Poi ci siamo persi con la macchina perchè il navigatore non funzionava, ed eccoci in periferia: San Giorgio a Cremano, Portici, Ercolano. E' qui che la vedi: muri di immondizia ammonticchiata sui cassoni, le persone si fermavano con le macchine e con i visi lunghi la gettavano al fianco allungando quel muro nero. La gente fa quello che può, ma prima di giudicare, considerate la dignità di chi abita da quelle parti, vi assicuro che quando tornate a Milano, quelle persone, i rumori e i colori vi mancano dannatamente.
Buona serata a tutti!

giovedì 9 dicembre 2010

Maria Callas e Woody Allen

Cosa salverà il mondo?
L'ultima scena di Manhattan di Woody Allen è una delle mie preferite:
lui è steso sul divano e pensa a tutti i motivi per cui vale la pena vivere, le cose per le quali una vita diventa un'esperienza fantastica. L'arte che ci nobilita insieme alla nostra quotidianità. Il protagonista con una specie di microfono collegato a un registratore cita la sinfonia Jupiter di Mozart, Gershwin e il sorriso della ragazza che ama (la figlia di Hemigway non a caso). A questo elenco mi sia permesso aggiungere un'altra cosa caro Woody e credo tu sarai d'accordo. La metterei tra i primi posti.
Sto parlando della voce di Maria Callas. Ve ne parlo perchè in questi giorni sono riuscito ad ascoltare il Rigoletto di Verdi, una di quelle opere di Verdi che non ero mai riuscito ad ascoltare per intero. Mi sono ritrovato per le mani due versioni differenti: in una c'era la Callas in un'altra ... ( bè non lo dico , non è mia abitudine offendere le dive!).
Quando Maria Callas apparve, accanto all'enorme fenomeno che ne scaturì qualche voce tentò di gridare allo scandalo. I puristi indicavano nella voce della Tebaldi l'esempio più valido del belcanto.
Quando ascolti la Callas, in effetti, qualcosa di strano lo senti subito. Sembra che la voce prima di toccare la nota, prima di fare quello che in uno spartito c'è scritto, faccia qualcos'altro, è come un singhiozzo, una pausa, un sospiro nascosto, una sortita fra altre altezze. Ci sono momenti in cui penso che dentro quella voce ci sia nascosto un angelo, qualcosa che non può essere terrestre. Maria aveva capito prima di chiunque altro che la tecnica nuda e cruda non è sufficiente a trasmettere al pubblico il senso drammatico del personaggio.
La voce della Callas è la fusione perfetta, a mio parere, del canto e della recitazione. La drammaturgia che diventa musica, il canto che si trasforma in teatro.
Sentite Violetta esplodere in Amami Alfredo, la violenza di quella voce ci sommerge come un'onda alta dieci piani, ascoltatela quando impersona Leonora nel trovatore: quando la Callas canta dell'incontro con il Trovatore Manrico, ci sembra già che la sua vita verrà distrutta da una passione senza speranza.
Caro Woody, ti prego rifai quella scena e inserisci la Callas!!!

lunedì 6 dicembre 2010

Report, tagli, istruzione, cultura: sarà l'ulcera?

Ieri sera come ormai tutte le domeniche sere ho visto Report.
La sensazione quando guardo questo programma è sempre la stessa : mi brucia forte lo stomaco e mi sembra che non potrà mai esserci salvezza per nessuno di noi. Mi avvolge lo sconforto per il genere umano e sono terrorizzato dalla sola idea di futuro.
La puntata era incentrata sulla Croce Rossa, istituzione governativa con sede centrale in Svizzera, ogni paese la gestisce a parte, in Italia è governativa appunto e viene gestita dalla sezione di Roma (ma va?)
Il confronto era fra alcune sezioni dell'Italia del nord e del centro con quelle del sud. A livello italiano la Croce Rossa presenta un buco di bilancio spaventoso accumulato per un motivo molto semplice. Se nelle sezioni del nord e del centro gran parte del lavoro viene svolto dai volontari con pochissimi dipendenti, in altre sezioni, quelle del sud purtroppo, i dipendenti vengono assunti in massa poichè tali assunzioni vengono effettuate in cambio dei voti offerti dalla popolazione locale. In pratica il politico di turno assicura ai votanti un posto di lavoro che non serve a una beneamata mazza, di modo che i volontari volenterosi (passatemi il gioco di parole) sono costretti a comprarsi le ambulanze e l'abbigliamento per coprire la compravendita di voti e gli stipendi astronomici degli amministratori e direttori generali di Roma.
Seconda parte del programma: vengono intervistati alcuni magistrati che pur percependo già uno stipendio molto cospicuo dallo Stato sono stata promossi ad altri incarichi senza però avere la possibilità materiale di svolgerli; risultato? percepiscono due stipendi dallo Stato senza averne il benchè minimo diritto, e stiamo parlando di cifre pari a 500.000 euro all'anno. Alla domanda del giornalista un magistrato si permette addirittura questa risposta "Le ho già detto buon lavoro" avrei voluto rispondergli "Ma come cazzone non te lo paghiamo noi lo stipendio?"

Alle volte penso alla frase di Tremonti "non mangio con la cultura".
Bene non credo sia vero e provo a spiegarne il motivo.
Nel film di Al Pacino "Riccardo III"  l'attore americano a un certo punto intervista un barbone che conosce a memoria alcuni passi dell'opera.Quel barbone spiega in una sola frase a cosa serve Shakespeare, Dante, Mozart e tutto il resto con questa frase
"Shakespeare insegna ai ragazzi i sentimenti, il sentimento arriva da lì"

Ebbene io credo che i classici, l'arte e quello che si dichiara cultura serva essenzialmente a questo: se la nostra istruzione ha saputo scavare in noi la nostra coscienza, fino a realizzare l'innesto (chi ha visto Inception sa di cosa parla) dei sentimenti di cui parla il barbone, forse quelli di noi che arriveranno nella stanza dei bottoni, prima di schiacciare il pulsante con scritto "Tanta moneta per me, tanta cacca per gli altri", forse ci penseranno due volte. Forse prima di anteporre il vantaggio personale a quello comune, si ricorderanno davvero di quella frase di Shakespeare, di una terzina di Dante, di una poesia di Borges.

Se la coscienza comune ci induce a non applaudire sempre il più furbo magari il mondo si potrà salvare

domenica 5 dicembre 2010

Oh Giulietta, Sono o non sono il tuo Romeo?

Non sono mai stato un decisionalista.
Non so nemmeno se esista questa parola, ma quello che voglio dire è che non mi sento uno capace di prendere decisioni definitive. Il fatto che, come ho ripetuto in tutti i miei post, abbia addirittura trent'anni non mi aiuta a spronarmi a fare delle scelte.
Non so se comprare la macchina, perchè comprarla vorrebbe dire far calare i miei risparmi. Tutto quello che ho messo via verrebbe compromesso da un acquisto importante.D'altra parte sono quasi dieci anni che i miei amici hanno macchine più belle della mia, girano senza abbandonarsi al senso di colpa generato da una spesa come quella. Uno ha la mini, gran parte di loro l'alfa 147, mito dei primi anni zero, alcuni sfrecciano con la loro Seat Leon, macchina sportiva per eccelleza degli utlimi anni zero.
Percepisco sempre più stretta e imbarazzante la mia punto azzurra, soprattutto se considero che qualche mese fa per la prima volta ho avvertito una prima irresistibile forza che mi attraeva ad abbandonarmi al potere della macchina sportiva: la Giulietta, fiore all'occhiello ormai di questi primi anni 10.
Forse sarebbe il caso di farlo questo passo, ma vorrebbe dire mettere in pericolo la neccessità di iniziare ad affacciarmi all'idea di vivere da solo e aprire un mutuo. Potrei affidarmi a finanziamenti ma verrei sommerso da tassi impietosi.
Insomma mi ritrovo qui a sospirare come l'eroe di Shakespeare, speriamo di non fare la stessa fine:
Oh Giulietta, sono o non sono il tuo Romeo?

mercoledì 1 dicembre 2010

Panta Rei

Ci sono attimi in cui  rivivo pezzi della mia vita passata.
Quand'ero bambino impazzivo all'idea di non poter trattenere con me nessun momento bello che stavo vivendo. Mi accorgevo di essere sempre in corsa seza poter scendere ad una stazione piuttosto che un'altra: le esperienze  aumentavano esponenzialmente e tutto finiva solo in un gran calderone.

Mi ricordo nella vasca da bagno quando avevo solo otto anni: ho preso lo shampo e l'ho gettato contro la parete per bloccare quell'istante così come lo stavo vivendo; il vasetto di plastica era esploso imbrattando la parete. Nonostante le botte di mia madre ero riuscito nell'intento, avevo bloccato quel momento: quell'attimo altrimenti  sarebbe andato inevitabilmente perduto dato che si trattava esclusivamnete di un gesto quotidiano, sommerso dai giorni a venire.

Ricordo anche di un viaggio con i miei in toscana e di aver picchiato il mio orologio al polso contro il vetro della macchina in corsa provocando una vistosa crepa al finestrino. Altre botte ma ancora una volta quel viaggio non si è perduto insieme agli altri e quel momento è arrivato fino ai miei 30 anni.

Tutti quelli che hanno studiato filosofia al liceo si ricordano la prima lezione e quella frase del primo fiosofo che ci tocca studiare: Pante Rei, tutto scorre come sul letto di un fiume.
Mi spiace Eraclito ma sono riuscito a fregarti: ringrazio il mio vasetto di shampoo e un finestrino rotto.

Ciao a tutti!

martedì 30 novembre 2010

Il giorno della marmotta

Non c'è verso di uscire dal giorno della marmotta.
Chi non ha visto quel film," ricomincio da capo"?
Quel film dove il protagonista Bill Murray rivive in continuazione lo stesso giorno, il giorno della festa della marmotta.
Quando vado a pranzo, ovunque io sia, il copione è sempre lo stesso. Di fronte a me ci sono sempre due tizi: quello che parla e quello che ascolta. Il primo è il protagonista il secondo una comparsa.
Si lamentano sempre del lavoro che fanno, deridono il loro capo dichiarandolo un incompetente. Non si capacitano di come sia possibile che quello sia in un data posizione di prestigio, a loro è dato rappresentare esclusivamente figure da sublaterni. Ma quello che mi colpisce è che a dirigere il discorso è sempre uno: quello più prepotente e che l'altro cerchi invano di disegnarsi uno spazio, un parere, un'opinione. Trascinato dagli eventi l'inetto di turno si lascia sedurre dalla contestazione facile, dalla retorica della colpa.
Incredibile come questa scenetta si moltiplichi in ogni pausa pranzo: insoddisfazione assoluta per la propria azienda, per i propri colleghi, convizione totale di essere diretti da incompetenti e incapaci.
Siamo sempre tutti pronti a puntare il dito e questo è un dato di fatto

lunedì 29 novembre 2010

Harry Potter e i doni della morte

Per tutti quelli che come me hanno letto tutti i libri di Harry Potter, inevitabilmente i film risultano essere sempre una piccola delusione. Due ore e mezza inducono regista e sceneggiatore ad operare delle scelte, tagliare sequenze, eliminare dialoghi, ma soprattutto ad annullare il senso del tempo.
Il cinema avrà sempre questo limite: come ho già scritto in altri post, chi dirige un film ha il fiato sul collo: bisogna macinare incassi quindi non c'è tempo per le lungaggini.
Chi conosce Harry Potter sa benissimo che gran parte dei romanzi si svolge nella quotidianità, nei piccoli gesti, sequenze a cui il cinema non può dare peso perchè distolgono l'attenzione dello spettatore, mentre in un romanzo ci immergono nella finzione e ci fanno credere che tutto sia reale.
Chi conosce Harry Potter sa anche che gran parte della narrazione si tuffa nella mente dei personaggi, nei loro pensieri, nelle loro paure. Harry è costantemente tentato a perdersi nel lato oscuro, persino la sua amicizia con i suoi amici è continuamente messa alla prova. L'autrice, offrendoci il flusso dei pensieri di Harry ci accompagna a mano a mano nell'universo dell'immmedesimazione.
La decisione di dividire in due quest'ultima pellicola mi è parsa felicissima; il film si candida ad essere nominato il migliore fra tutti. Il regista si concede sequenze con paesaggi desolati e stupendi, ci fa sentire e percepire il legame di profonda amicizia (la saga di Harry Potter è soprattutto un insegnamento sull'importanza vitale dell'amicizia) che unisce nonostante le difficoltà i personaggi, fino ad arrivare a un finale che ci fa piangere come tanti bambini (quei bambini che eravamo quando abbiamo iniziato a conoscerlo)

Da vedere!

sabato 27 novembre 2010

Il numero 30

Sono diverse settimane che non aggiorno, pensando di chiudere questo blog.
E' difficile mantenere l'entusiasmo delle cose. Si spegne a poco a poco e tutti ci orientiamo alla vita comune.
Una lotta continua con la pigrizia.
Alle volte lavoro un poco al mio libro, ma l'entusiasmo si spegne perchè chiaramente non è pensabile rintracciare l'opportunità che qualcuno abbia voglia un giorno di leggerlo e immaginare che venga pubblicato. I libri magari spariranno pure con queste cavolo di tavolette della apple.
E' già un anno che corro, vado in palestra, non mangio una mazza per eleminare l'adipe e raggiungere uno stato di prestanza fisica, simile a quella dei calciatori o di quel cazzone che nella pubblicità esce dall'acqua e si limona una supergnocca. Alla fine vado in palestra e il mio amico diventa sempre più grosso e delineato e io non cambio una minchia. L'altro ieri il mio istruttore dopo che mi aveva fatto alzare un poco la maglietta mi ha urlato: "basta con le briosche giovanni, cos'è quella trippetta??"
Lavoro da quattro anni con mia padre per trovare grossi clienti, ma alla fine il colpaccio non arriva mai.
Alla fine vai a letto giorno dopo giornoe quando ti svegli scopri che hai trent'anni sono arrivate le prime rughe e la pelle non è più come un tempo, la pancetta non si elimina e quando è mezzanotte hai già un sonno della miseria.
Che pizza
Oggi era meglio non scrivere
Ciao ragazzz!!

giovedì 4 novembre 2010

NO LOGO

Ciao ragazzi un po' che non aggiorno,

nel mio piccolo paese della provincia milanese hanno aperto un nuovo punto vendita del più famoso fast food del mondo.
Fuori casa mia un cartello indica il Mac più vicino a cinque minuti se si procede da una parte, mentre se si arriva dall'altra ora il cartello ne indica un altro  a due minuti; insomma l'accerchiamento è stato  completato.
La cosa un tantino mi angoscia.
Vedete io vendo caffè tramite i distributori automatici, se dovessi acquistare del caffè equosolidale (ossia un caffè acquistato ad un prezzo equo, che non tira il collo ai contadini sudamericani) mi costerebbe il doppio e dovrei venderlo al doppio. Peccato che nessuno sia disposto ad accettare un prezzo così esorbitante equosolidale sì, equosolidale no.

Il mondo è diviso in due grandi tronconi:
chi beneficia del flusso dei capitali prodotti dalle multinazionali, e chi ne subisce la forza perchè è il motore dello sfruttamento. In Europa facciamo parte della prima categoria ma nessuno vuole ammetterlo.
Compriamo computer, scarpe, macchine, vestiti di marca che vengono prodotti in parti del mondo in cui la schiavitù è all'ordine del giorno. Persino quando facciamo benzina dietro quei litri ci sono accordi fra le grandi sorelle e le dittature dei paesi africani.
Quando andiamo a fare la spesa siamo attratti dai grandi discount dove tutto costa poco, andiamo a comprare mobili dalla grande multinazionale nordeuropea, ci barrichiamo negli outlet quando arrivano i saldi, corriamo nei centri commerciali gestiti da compagnie edili multimiliardarie.
Siamo soli capaci di guardare al nostro portafoglio, ma adesso la crisi ha cambiato le carte in tavola.

Offrendo il nostro stipendio ai grossi gruppi abbiamo costretto la classe media a scomparire dal mercato : i piccoli commercianti hanno chiuso i battenti: macellai, negozi di alimentari, negozi di abbigliamento, piccoli centri di elettrodomestici, o di fai da te. Schiacciati dalla concorrenza spietata delle grosse multinazionali i piccoli commercianti, che tenevano in piedi il mercato in virtù del loro sudatissimo benessere, hanno visto morire i loro investimenti, i loro sogni.

Dimentichiamo che solo loro avrebbero potuto acquistare la macchina prodotta dall'azienda dove lavoriamo, loro avrebbero potuto far girare l'economia nel verso giusto, l'unico verso che avvantaggia le piccole e medie imprese che danno lavoro alla maggior parte delle nostre famiglie.

Senza interesse del proprio territorio l'economia va in corto circuito. Perchè non compriamo gli occhiali dall'ottico sotto casa nostra che ci conosce da una vita ? Perchè qualche volta la carne non l'acquistiamo dal macellaio che ci chiama per nome e che mette via ogni giorno i pezzi migliori? Perchè non farci consigliare un vestito dal nuovo negozio aperto in via Rossini dietro la piazza della Chiesa?

Un giorno in un tg regionale ho sentito un sindaco che si giustificava per aver acconsentito alla costruzione di un nuovo centro commerciale appena fuori paese. Peccato avesse costruito la sua compagna elettorale sulla promessa di vietare il via ai lavori.
"Con questo nuovo centro commerciale, il paese beneficerà di 300 nuovi posti di lavoro"
La classica frase di uno che da poco si è fatto riempire le tasche.
300 posti di lavoro che significano solo contratti a tempo determinato e la chiusura di altrettante attività che mantenevano sicuramente vivo il benessere del tessuto sociale.

Un consiglio: leggete questo libro vi aprirà la mente:

No logo
Naomi Klein



domenica 31 ottobre 2010

Cattivissimo me

Ieri sera ho visto questo film "Cattivissimo me".
Ero molto incuriosito da questa pellicola. In primo luogo mi interessava questa cosa della Universal. Una casa produttrice che ha scientemente deciso di produrre un film a cartoni animati. Fino a questo momento l'animazione era dominio esclusivo della Pixar e della DreamWorks. Il fatto che anche la Universal abbia deciso di buttarsi sul mondo dell'animazione la dice lunga sul futuro del cinema. Le case produttrici comprendono ormai che lo star sysyem si sta lentamente eclissando. Se prima era sufficiente una grande star per assicurare il successo al botteghino, ora le cose non stanno più così. I cachet astronomici degli attoroni di Hollywood si dovranno ridimensionare perchè ormai loro da soli non sono più garanzia di successo.
Basta vedere i risultati deludenti che hanno avuto gli ultimi film di Tom Cruise e Julia Roberts.
L'attore sta perdendo importanza, il cinema riesce a comporre capolavori anche senza attori viventi e questo è quanto mai chiaro.

Ma veniamo a Cattivissimo Me.

E' incredibile come i cartoni animati possano intrepretare alle volte così bene i tempi che stiamo vivendo.
Il film con moltissime chiavi di letture intesse una storia che ci fa comprendere le origini della crisi mondiale che stiamo vivendo. Il culto dell'aggressione dei mercati, della cattiveria a tutti i costi, dell'ambizione ad essere i migliori per schiacciare chiunque è il vero motore che ci ha condotti tutti qui.
Credo che il dialogo fra Gru (il protagonista del film) e il direttore della banca demoniaca (già Lehmann Brothers si legge all'entrata della banca) possa a tutti gli effetti considerarsi un pezzo di storia del cinema.
Le parole del diavolo al di là della scrivania mi hanno risvegliato un senso di presa di coscienza della cultura terribile di un capitalismo privo di qualsiasi umano rispetto.
"Carissimo Gru, abbiamo bisogno di nuovi personaggi, più giovani e più cattivi, con maggiori garanzie di successo..."

Andate a vederlo, provare per credere e portate i fazzoletti mi sono commosso anche io mannaggia, la scena di quando Gru racconta la storia dei gattini alle bambine è straziante.

Ciao a tutti

venerdì 29 ottobre 2010

Il viatico della rete

Ho scoperto quanto sia difficile trovare delle motivazioni per continuare a scrivere blog,
Giustamente superare la dura realtà che pochissimi ti leggono nel maremagnum di internet non è cosa da poco.
E' difficile generalmente farsi notare, pochissimi nell'universo mondo trovano la via per emergere, per pubblicare un libro, per entrare nel mondo del cinema, per proporre un album. Solo i migliori, e sarebbe meglio dire solo i migliori fra coloro che hanno accesso ai salotti buoni dell'arte e della cultura, conoscono la via al successo e al coronamento di un sogno. D'altronde le delusioni artistiche ci permettono di usufruire di bravi avvocati, bravi professionisti, commerciali, rappresentanti e anche imprenditori.
In Italia ad esempio un cerchia ben definita di registi ha accesso ogni anno alle sovvenzioni statali per fare quei soliti film che spesso sono un insuccesso globale al botteghino. Nessuno di questi che decida di farsi da parte e dare un'opportunità a un giovane regista.
Quindi io nella velleità di moltissimi come me, che vedono respinti i propri manoscritti dalle case editrici, di raggiungere l'agognata soglia della pubblicazione si accontenta di castrarsi momentaneamente usufruendo del viatico della rete: basta un clic per pubblicare un post, avere uno spazio scritto a cui potenzialmente tutto il mondo ha la possibilità di accedere. Qui si vedono i risultati avulsi da qualsiasi favoritismo, vince il migliore, il più interessantie la persona che sa emergere e definirsi un contorno autonomo.
Siamo in costruzione.
Buonanotte a tutti e buon weekend lungo.

mercoledì 27 ottobre 2010

Problemi di ricezione

Fra le tante cose di cui non potrei mai fare a meno durante le mie comuni giornate lavorative c'è sicuramente l'ascolto assiduo di radio Deejay.

In particolare io adoro un programma che si chiama Deejay chiama Italia.
Radio Deejay è l'unica radio in Italia che riesce a proporre un prodotto di largo consumo senza mai eccedere nel qualunquismo. Voglio parlarvi di questo perchè oggi ad un certo punto ho perso il segnale. Capita sempre quando bazzico per la provincia di Bergamo, la frequenza non arriva lì perchè mancano ripetitori alla frequenza. Ho dovuto passare alla concorrezza e il dialogo da brividi che ho sentitito è stato il seguente:

- Allora da dove chiami? Cosa ne pensi Carlo dell'immigrazione? Pensi siano troppo questi immigrati in Italia?
- Ma credo che il problema sia regolarizzarli
- Mmmm... regolarizzarli, sì interessante
- E poi molti di loro lavorano di più di noi guadagando meno
- Lavoro in nero quindi?
- No, non in nero, sono a contratto ma in realtà lavorano di più di quello che dichiarano
- Ah ok anche questo è vero, quindi più trasparenza?
- Ecco sì
- Bene grazie Carlo, che ne dici Elisa? (l'altra partner ebete del deejay)
- Mah direi che è un discorso lungo, bisognerebbe parlarne a fondo, ma adesso ecco la nuova canzone di Vattelapesca

Cavolo ma siamo davvero così superficiali tutti? Dicono che bisognerebbe parlarne a lungo, tirano in ballo un tema qualunque e poi dicono ma non approfondiamo solo perchè non si sono preparati per niente su quello di cui stanno parlando. La paura di cadere nella retorica di molti radiocronisi cela solo la realtà di una totale impreparazione. Se al posto di perdere tempo in palestra per fare belle pose in radio (che comunque si vedono solo in televisione e chi li vedi i programmi della radio?) avesse speso gli occhi su qualche giornale magari avrebbe detto qualcosa di un po' più pregnante di mmmm, sì, mah, ok grazie ma il discorso sarebbe troppo lungo

Ora provate a sentire Linus e Nicola Savino, non saranno laureati in economia e commercio o sociologia, non saranno iscritti all'albo dei giornalisti, ma si sente cribbio che un tema se lo sono preparato, che hanno cercato di approfondirlo sui giornali, o con l'aiuto dei propri redattori. Cribbio un messaggio tra i tanti successi radiofonici che sono giustamente obbligati a trasmettere cercano di lanciarlo. Linus si sforza sempre di non essere banale, di non schiacciare l'occhiolino agli ascoltatori, di dire anche cose scomode ma sempre sincere.
Questo è intrattenimento inteligente.
Provare per chiedere Deejay chiama Italia dalle ore 10 su Radio Deejay.

martedì 26 ottobre 2010

"Non sarà, è così"

Oggi ho visto ancora uno di quei tizi che hanno il classico atteggiamento di chi nella vita si sente totalmente arrivato. Quelli che la verità te la spiattellano ogni secondo, senza tema di essere smentiti.
Ha ordinato una bottiglia di acqua temperatura ambiente con fare scortese alla cameriera per mostrare ai suoi amici la sua spavalderia, poi è partito con delle teorie assurde sul cibo servito nei centri commerciali, su quello che fa bene e quello che non andrebbe mai mangiato, ecc... ecc...
non ho potuto fare a meno di ricordare quell'episodio di un paio di anni fa:
festa di addio al celibato di uno dei miei migliori amici. Il ristorante scelto a mio parere non era un granchè. Ci presentano un piatto di carne composto dall'80% di grasso. Mi permetto di fare una piccola osservazione del tipo "certo che stà carne è proprio grassa, non trovo un filo di carne pura". Allora un amico del festeggiato che da poche parole scambiate già mi stava sui maroni mi riprende in questo modo:
- Guarda che il grasso fa bene, contiente proteine
- Sarà - dico io, facendo capire che il piatto mi faceva pietà
- Non sarà, è così
Mio Dio quella frase lì mi è rimasta impressa parecchio. E' emblematica del modo di pensare di certa gente. Alcuni pensano di avere un punto di vista privilegiato, si reputano al di sopra delle parti, al di là delle discussioni, onniscienti, imbattibili su qualunque questione.
Quanta  gente vi versa del vino pessimo in un ristorante che vi ha consigliato esprimendo il suo giudizio positivissimo ??
Quanti vi dicono qual è la macchina migliore che dovevate acquistare, il film che non dovevate vedere?
Quanti vi fanno sentire ignoranti, quanti vi dicono che non capite un ---- in fatto di questo e di quello
Fanno tutti così: sono i nonsaràècosì

Una volta individuati meglio evitarli per non rodersi il fegato
ma spesso è difficile non incazzarsi

Buona serata a tutti!

lunedì 25 ottobre 2010

Tanti auguri

Fateci caso.
Il nuovo business sono diventate le feste di compleanno.
Quando avevo sedici anni e fino a venticinque anni circa (oggi ne ho 30 non sono mica un vecchio sapete), insomma fino a quando uno arriva all'età in cui capisce che il giorno del suo compleanno è solo un giorno qualunque, il trend comune era quello di cacciare i propri genitori da casa e organizzare fantastiche feste di compleanno. Noi di solito le facevamo a sorpresa: uno apriva la porta di una stanza e una fiumana di gente investiva il festeggiato. Si compravano le solite cose: chi voleva bere pesante beveva, patatine, salatini e per forza di cosa tante ragazze. Gioco della bottiglia, gioco del girasole (si ballava in coppia e c'era sempre uno sfigato senza ragazza che ballava in mezzo con un girasole finto), gioco dei bigliettini (una specie di twister), insomma ragazzi ci si divertiva di brutto.

Oggi la gente, i ragazzi come non sono più io purtroppo sono cambiati. Prenotano tavolate nei ristoranti, comprano torte gigantesche e invitano persone che chiamano amici solo perché hanno il loro numero in rubrica. Anche sabato sera ne ho viste due di queste tavolate. Tutti che fanno a gara ad indossare gli abiti più griffati, il vestitino più alla moda, a sfoggiare la macchina sportiva appena regalata dal babbo.

Così si prenotano immense tavolate nelle pizzerie per quello che chiamano pre-sereata, poi  fanno serata nelle discoteche più inn. E hanno appena vent'anni. Alla fine da questo mondo dorato gli sbocchi lavorativi da cui sono attratti sono sempre gli stessi:
contratti di sei mesi in sei mesi nei soliti centri commerciali: un posto pulito, dove gira bella gente, ben vestita, commessi nei negozi di abbigliamento, agli stand delle compagnie telefoniche che ti pagano due dita negli occhi e solo se freghi qualcuno più stupido di te.

Intanto i mestieri che ti assicurano un futuro, i mestieri più antichi del mondo (muratori, panettieri, operai specializzati, parrucchieri) diventano ormai occupazione ad esclusivo appannaggio degli extracomunitari che arrivando in Italia, molto più furbi di noi, sanno che sei mesi è un orizzonte temporale privo di senso.


venerdì 22 ottobre 2010

Gioca facile

Ciao ragazzi

oggi in un centro commerciale ho visto l'incredibile.
Nei corridoi all'uscita dalle casse: tavoli verdi da casinò con croupier della domenica impersonati da precari o studenti fuori corso. La gente che faceva la fila per giocarsi i buoni spesa.
Vecchiette, madri di bambini che piangevano nella carrozzina, ragazzini. Famiglie intere che litigavano fra di loro per decidere la puntata della vita.
Capisco che siano solo buoni spesa, ma vale la pena educare la gente a questo tipo di malattia?
Fateci caso ma i concorsi a premi stanno aumentando in modo vertiginoso:
fra win for life superenalotto e sale giochi che aprono nei paesi più ignoti: uno non ci capisce più una mazza.
Tutti che sognano il colpo che li liberi dal giogo della fatica, del lavoro, della disoccupazione, del precariato. Sembra che la pubblicità di questi giochi marci sul tema della crisi convincendoci tutti che l'unico modo per batterla sia quello di fare il colpaccio. "Fregateli tutti e vincete facile".

Peccato che a beneficiarne sia sempre il banco

Buon weekend a tutti!

giovedì 21 ottobre 2010

Donne ... che fatica!

Ditemi
esiste un modo per immunizzarsi dalle donne?
Non c'è stagione che un nuovo cambio d'abito non mi faccia girare la testa mentre sto guidando.
D'estate gambe e spalle si evidenziano come pennellate nella luce accecante.
D'inverno calze aggressive fanno intuire spazi da sogno a cui solo a pochi sarà concesso accedere.
Bionde, brune, alte e basse. Camminate sempre consapevoli del vosto potere sui noi poveri mortali.
Solo una cortesia: non tiratevela così tanto.
Qualche giorno fa un mio amico mi ha presentato alcune amiche della sua ragazza. Eravamo in un disco pub molto famoso nella mia zona. Già il chiasso era assordante. Se ne stavano volutamente a un distanza tale per la quale era impossibile comunicare se non avvicinandoci a pochi centimetri d'orecchio. Stanno lì come per dire:

- Dai cipollotti, fateci divertire, dite qualcosa di spiritoso, non vi sentite onorati dalla nostra presenza qui accanto a voi? Vi stiamo facendo fare un figurone, tutti vi invidiano per la nostra compagnia

Bene, nonostante fossero da urlo, non ho loro nemmeno rivolto la parola, me ne sono stato a chiacchierare con un altro mio amico con assoluta indifferenza. Pochi minuti dopo se ne sono andate.

Avete sentito la canzone di Marrakesch "fino a qui tutto bene?? "

Vogliono ridere, vogliono ridere, vogliono lacrimare
io non posso più spremere
olio dalle pietre


mercoledì 20 ottobre 2010

Addominali cercasi

Venerdì sarà un mese che ho iniziato ad andare in palestra.

A forza di continui insistenze da parte di un mio amico mi sono lasciato convincere ad accettare.
Tutti i miei amici sono magrissimi e molti di loro sono pure fisicamente particolarmente prestanti. Sono in dieta da quasi due anni. Non sono mai stato grasso, anzi tutt'altro. Eppure al di sotto del petto e al di sopra della cintura nella zona cosidetta di pancia uno strato di adipe si posiziona indisturbato da un decennio (dai 20 ai 30 anni attuali) infischiandosi dei miei sforzi di annullarlo. Tre anni fa ho provato a cominciare ad andare in piscina. Dopo il primo mese in cui la maggior parte della gente era in ferie, ai primi di Settembre un marea di corsi hanno fatto sì che al nuoto libero fosse dedicata esclusivamente una corsia. In questa una trentina di persone (compreso me) si alternavano avanti indietro urtandosi e spingendosi senza soluzione di continuità. Ho lasciato perdere e ho cominciato a correre e ora è arrivato il freddo, quindi tanto vale tentare.
Se c'è una cosa che avrei sempre desiderato come a tutti noi uomini è quella maledetta tartaruga per cui vanno matte le donne.
Per adesso un mese di palestra ovviamente non è bastato.
Mi sa che non sarà impresa semplice indossare perennemente quell'armatura epidermica degli attori di trecento. Vi terrò informati sui miei progressi.
Ma poi alla fine alle donne questa maledetta tartaruga piace così tanto???
Incredibile che mi rivolga a così tanta gente dato che realmente credo non mi caghi nessuno qui

A presto!

martedì 19 ottobre 2010

Un pensiero per Sara

Qualche considerazione sull'omicidio di Sara Scazzi.
Qualche giorno fa lo zio di un mio collega ha ucciso a coltellate la moglie. Unica notizia: a un tg regionale delle 20.

La mia domanda è solo questa: perchè la cronaca nera ? perchè alcune notizie sì e altre no?
Perchè poi su alcune in particolare la televisione costruisce carrozzoni infiniti?
Persino dietro a delitti terribili dunque qualcuno è disposto a mangiare. Gli speciali in prima serata sono preludi ad ascolti record, persino gli sponsor si leccano le dita.
Questa notizia come a tutti mi ha scosso profondamente. Una bambina, alla fine colpevole solo di una bellezza accecante, uccisa dalla brama di un parente. Punto. Questo è quanto. Dopo il pensiero alla famiglia, all'attenzione al dolore che arrivi il silenzio.
La televisione si indigna dei turisti in gita dell'orrore ad Avetrana.
Ma chi è l'unico colpevole di questa campagna ? Chi ha nutrito l'interesse morboso di questa gente?
La televisione è la voce che muove le nostre decisioni e i nostri interessi.

Ogni giorno accadono assassinii, stupri in famiglia di cui non sappiamo nulla.
Qualche volte conviene sbandierare lo stupro di qualche extracomunitario per avallare la legge di qualche politico di turno. La verità è che la paura, il terrore per gli atri è una moneta troppo importante per non essere giocata nell'accesso al potere.

Ieri sera mi sentivo schifato. Metà del tg1 dedicato all'omoicio di Sara Scazzi, buona parte del Tg5 anch'essa concentrata su quella. Conferenze stampa di avvocati, folla di gente a cercare il proprio spazio. Speciali agli orari più assurdi perchè ognuno vuole beneficiare di un fenomeno di massa. Ognuno sfrutta ogni mezzo per cercarsi una vetrina.

Che schifo ragazzi, intanto conoscere come va davvero il nostro paese diventa sempre più difficile. A chi credo ai dati di Bankitalia o a quelli di Tremonti ? disoccupazione più o disoccupazione meno?? Produzione in su o produzione in giù?

Io sono solo un ragazzo di trent'anni che cerca di guadagnarsi da vivere. Per favore non chiedetemi di votare perchè adesso come adesso farei solo danni

Ciao a tutti

lunedì 18 ottobre 2010

Perchè leggere i classici

Sono bellissime le librerie oggigiorno.
In particolare ve ne consiglio una a vimercate: la mondadori multicenter alle Torri Bianche.
Puoi prendere un libro e sederti su una poltrona comodissima e stare ore a leggere senza che nessuno ti disturbi o dica nulla.

Sono arrivato alla metà di Madame Bovary. Non l'avevo mai letto. Credo di essere, come peraltro già vi avevo accennato, un lettore convinto. Cerco di leggere il più possibile, almeno quando riesco a gestire le distrazioni: televisione, internet, amici, telefonate, sonnecchiare, eccetera eccetera. Alle volte credo che una vita non basti per leggere tutto quello che un essere umano ha bisogno di leggere, per lo meno per capire qualcosa dell'esistenza. Perchè credo che in fondo sia solo quello il motivo per cui leggo: capire qualcosa di più su me stesso. Come diceva Orwell in 1984: i libri migliori sono quelli che ci dicono quel che già sappiamo.

Sono un lettore onnivoro: dai bestseller, ai gialli, ai classici. Su questi ultimi ho idea che dovrei soffermarmi più spesso, li alterno a letture più leggere, cosidette di svago. Eppure queste ultime non c'è niente da fare alla fine non ti lasciano molto. L'ultimo libro di Dan Brown, l'ultimo giallo di Camilleri, l'ultima fatica di Stephen King, il nuovo romanzo di Ammaniti. Intendiamoci, è gente che il suo mestiere lo sa fare benissimo. Amo molto il genere giallo, il thriller. Ma sono scrittori che devono vendere i loro libri. Provate a leggere le ultime righe di tutti i capoli di Dan Brown nel suo ultimo libro. Sono tutti di questo tipo:
" Quando aprì quella lettera, tutto ciò che fino a quel punto credeva di conoscere venne spazzato via in un lampo ", " Al di là di quella porta una visione che non poteva immaginare lo sconvolse profondamente ", "Finalmente la chiave di una nuova conoscenza venne alla luce " e così via; sono trappole continue per andare avanti, per inchiodarti, quasi avessero una paura fottuta di vedersi chiudere le pagine in faccia.

Ora provate a leggere Flaubert: cribbio, lui se ne infischia di te, indugia tremendamente nelle descrizione dei palazzi, delle feste. Si sofferma a raccontare i particolari delle vesti dei protagonisti. Pagine intere a calarsi nella mente della signora Bovary. E quando ti sembra di annoiarti alla fine capisci perchè ci mette così tanto a mettere in moto l'azione. Perchè quando i personaggi si muovono in quegli scenari così bene raccontati, allora quella vita ti sembra di viverla davvero. C'è la stessa differenza che si può misurare fra un film di Bertolucci e un cinepanettone. L'importanza della scenografia con i suoi particolari così bene messi in luce smuove in noi che leggiamo fascinazioni senza confini.

Il tempo di un romanzo contemporaneo è una misura che non viene più rispettata. Ad ogni pagina un omicidio, una litigata, uno stupro, un colpo di scena.
Leggete mai le fascette che mettono sui libri per venderli? C'è sempre il commento di qualche giornale che recita così

"Un romanzo pieno di colpi di scena che vi terrà inchiodato dalla prima all'ultima pagina"

Caspita ma io sono stufo di essere inchiodato al libro. Se ho deciso di aprirlo è perchè ho deciso di spendere il tempo in un'altra vita. Perchè diavolo mi dovete inchiodare ?

Alla fine aveva proprio ragione Calvino:

"Un classico
è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire"

venerdì 15 ottobre 2010

Oggi pochissimo tempo per scrivere.
Tra poco si mangia.
Un po' di preoccupazione per il futuro. Uno dei nostri più grossi clienti sta dando preoccupandi segnali.
Pare che stia pensando di cambiare gestore. Sarebbe una batosta non indifferente. Speriamo di no e che rimanga con noi. Per la cronoca io lavoro con i distributori automatici. Macchine da caffè, bibite, snack. Un po' di tutto insomma. E' sempre una guerra senza esclusioni di colpi. Devi cercare in tutti i modi nuovi clienti: aziende negozi, pubblici uffici. E soprattutto non perdere quelli che hai. Da tutto ciò dipende il tuo futuro e il futuro di quelli che lavorano per te, (che forse è la cosa più importante).

Speriamo bene e buon weekend a tutti!

giovedì 14 ottobre 2010

Amici

La prima volta che ho ascoltato la canzone di Toy story "hai un amico in me" a momenti mi veniva da piangere. Che commozione.
Oggi brutte sensazioni.
Se c'è un valore che metto al di sopra di ogni cosa è quello dell'amicizia. Punto.
Non esiste niente in tutto il percorso di una vita di più gratuito dell'amicizia.
Per un amico puoi fare le cose più assurde senza chiedere niente in cambio. Non gli offri una cena perchè te lo vuoi portare a letto, non lo devo chiamare al compleanno perchè c'è un vincolo di sangue e tua madre te lo impone con la solita frase:
"Chiama tuo zio, tuo nonno, nonna, parente, cugino o confratello; è il suo compleanno, è il suo onomastico, aspetta un bambino, ha appena fatto un esame, fagli i complimenti per questo, questo e quest'altro motivo"
Le persone credono che un vincolo di sangue basti ad obbligarci a fare di tutto.

Scusa mamma capisco che sia mio zio, mio cugino, ma è comunque uno stronzo.

Io adoro stare con i miei amici e per loro farei qualunque cosa.
Purtroppo le delusioni arrivano e fanno più male di quelle amorose. A una donna se non piaci non piaci non c'è mica tanto da fare. Ma se non piaci più a un amico allora la musica cambia. Perchè sei tu che non piaci, non piacciono le cose che dici, gli sforzi che fai per sembrare simpatico vanno a vuoto, sembra impossibile ma gli sei noioso.
Oggi chiamo un mio grande amico (uno di quelli con cui sto benissimo) per organizzare il solito Venerdì sera.

"Guarda" mi dice "a Davide non glielo chiedo neanche. Mi hai già fatto capire che vuole uscire solo con me, purtroppo non c'è niente da fare, gio dai gli stai sul ..."

E' un da un po' che va avanti questa storia ma adesso mi sono maledettamente stufato. Lo conosco da due anni, all'inizio si andava d'amore e d'accordo. ok ha avuto il suo passato difficile come tutti. Io non capisco cosa abbia contro di me. Come se non bastasse mi sta allontanando da persone che conosco da una vita, persino dal mio migliore amico che conosco da vent'anni e con cui prima mi sentivo almeno due volte al giorno. Si chiama Luca. E' andato a vivere di fronte a casa sua. Mangiano sempre insieme la sera, e questo mi va benissimo. Solo che adesso Luca nememno mi invita più da lui. Mi vede in modo diverso e questo lo sento. E sento pure da dove arriva questo nuovo punto di vista che ha adottato nei miei confronti.

E' una situazione bruttissima e mi rendo conto che anche oggi non sono molto di buon umore, spero di essere meglio la prossima volta, ora vado a fare la doccia che stasera esco, un saluto a tutti anche se i tutti probabilmente non saranno nessuno

Ciao!!!

mercoledì 13 ottobre 2010

Vita da bamboccioni

Eccomi al primo giorno da raccontare.

Oggi giornata alquanto triste. Continuo a litigare con mia madre per futili motivi. Come se non bastasse oggi ho sentito una conversazione spiacevolissima fra una signora di mezza età credo sopra la cinquantina e una sua amica. Stavo mangiando al solito self service. Alzo gli occhi e sento questa conversazione.
 - Non ne posso più. Ha 29 anni il mio primo figlio; lavora in banca e mi lascia una camicia da stirare ogni giorno. Gioca a calcio e quando torna c'è altra roba da lavare. Non mette a posto niente, lascia tutto in disordine. Spero che si "sciuili" a vada davvero fuori dalle balle perchè non riesco più a sopportarlo.
Avrei voluto dirle: - ma signora perchè non adottava un cagnolino, almeno i cani non si vestono e sporcano solo dove gli dici di sporcare.

La gente fa i figli con la convinzione di avere un valido aiuto per la loro vecchiaia. Io ho addirittura 30 anni e non ho nessuna voglia di andarmene via di casa. Lavoro con mio padre da 4 anni. Dò una mano nell'azienda di famiglia.Non sono capace nè di cucinare, nè di lavarmi i vestiti. Nessuno me lo ha mai insegnato. E se chiedo che qualcuno mi insegni, in casa mi ridono dietro quasi fossero gelose della formula magica che fa funzionare quel maledetto marchingegno che si chiama lavatrice
Ho paura a chiedere quando si mangia, mi piace correre ma corro sempre con la stessa maglietta zozza perchè ho paura di invadere il cestello dei panni sporchi con altro materiale sgradevole.
Cosa dovrei fare maledizione??

Solo una domanda:
Ma non c'era il detto
i panni sporchi si lavano in famiglia?

Alla prossima, magari vi racconterò un po' meglio della mia famiglia !

Un saluto a tutti (se qualcuno c'è)

martedì 12 ottobre 2010

L'inizio

Mi sembra incredibile essere qui. Strano e inverosimile.
Ieri sera ho visto il film con Merly Streep Julie & Julia . La protagonista inizia a scrivere un blog. E sembra così semplice e bello.Ho deciso di provarci, vedere se davvero fosse così un gioco da ragazzi. Io amo scrivere e leggere. Non so ancora di cosa parlerò ma credo che parlerò dei miei giorni qualunque. Un piccolo diario nella speranza che qualcuno cosideri le mie giornate.
Da oggi si comincia.