lunedì 25 ottobre 2010

Tanti auguri

Fateci caso.
Il nuovo business sono diventate le feste di compleanno.
Quando avevo sedici anni e fino a venticinque anni circa (oggi ne ho 30 non sono mica un vecchio sapete), insomma fino a quando uno arriva all'età in cui capisce che il giorno del suo compleanno è solo un giorno qualunque, il trend comune era quello di cacciare i propri genitori da casa e organizzare fantastiche feste di compleanno. Noi di solito le facevamo a sorpresa: uno apriva la porta di una stanza e una fiumana di gente investiva il festeggiato. Si compravano le solite cose: chi voleva bere pesante beveva, patatine, salatini e per forza di cosa tante ragazze. Gioco della bottiglia, gioco del girasole (si ballava in coppia e c'era sempre uno sfigato senza ragazza che ballava in mezzo con un girasole finto), gioco dei bigliettini (una specie di twister), insomma ragazzi ci si divertiva di brutto.

Oggi la gente, i ragazzi come non sono più io purtroppo sono cambiati. Prenotano tavolate nei ristoranti, comprano torte gigantesche e invitano persone che chiamano amici solo perché hanno il loro numero in rubrica. Anche sabato sera ne ho viste due di queste tavolate. Tutti che fanno a gara ad indossare gli abiti più griffati, il vestitino più alla moda, a sfoggiare la macchina sportiva appena regalata dal babbo.

Così si prenotano immense tavolate nelle pizzerie per quello che chiamano pre-sereata, poi  fanno serata nelle discoteche più inn. E hanno appena vent'anni. Alla fine da questo mondo dorato gli sbocchi lavorativi da cui sono attratti sono sempre gli stessi:
contratti di sei mesi in sei mesi nei soliti centri commerciali: un posto pulito, dove gira bella gente, ben vestita, commessi nei negozi di abbigliamento, agli stand delle compagnie telefoniche che ti pagano due dita negli occhi e solo se freghi qualcuno più stupido di te.

Intanto i mestieri che ti assicurano un futuro, i mestieri più antichi del mondo (muratori, panettieri, operai specializzati, parrucchieri) diventano ormai occupazione ad esclusivo appannaggio degli extracomunitari che arrivando in Italia, molto più furbi di noi, sanno che sei mesi è un orizzonte temporale privo di senso.


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