mercoledì 23 febbraio 2011

El Grinta

Mi ricordo continuamente la frase di Michael Cimino durante un intervista vista in televisione anni fa.
"Esistono solo due cose per le quali valga davvero la pena accendere l'occhio di una macchina da presa:
- Una montagna e un cavallo che corre"
El Grinta dei fratelli Coen non delude. Mi fa impazzire l'idea che un genere su cui nessuno avrebbe più puntato un centesimo in America, riviva in maniera così intensa nella pellicola di questo remake. Come avranno fatto a decidere di scegliere di riprendere questa storia nonostante lo scetticismo diffuso dei produttori? la voglia di credere in una storia a dispetto di tutto, mi fa pensare che finchè ci sarà voglia di raccontare senza aspettarsi per forza di essere compresi ci sarà speranza per il cinema.
I fratelli Coen sono il cinema, si respira sempre nei loro film il gusto corale della visione, della narrazione, dell'ambientazione. La mano del regista non tenta di dissimularsi ma si esterna nella scelta dei campi lunghi alternati a primi piani strettissimi, nella cura dei volti, delle espressioni, del carico espressivo dei silenzi. El Grinta è il cinema. Jeff Bridges contempla in un occhio solo un ventaglio di emozioni, Matt Damon fa vivere un personaggio tutto di un pezzo, sicuro e immutabile nella sua visione morale del mondo; la ragazzina è la forza trascinante di tutta la storia, il dirompere della volontà ad ottenere giustizia. L'importanza essenziale dell'attore, inteso non come maschera, ma come parte integrante della macchina cinematografica caratterizza da sempre il cinema dei Coen.
Anche qui dietro la scelta di un film di genere si celano i temi già noti: primo fra tutti il gusto della descrizione rituale della lotta, dello scontro fra l'uomo giusto e l'uomo votato al male.
Come dimenticare la frase di Jeff Bridges mentre spiega alla bambina come si fa ad affrontare sette uomini se si è da soli?
"Quando affronti sette uomini con decisione e forza, gli uomini dimenticano di essere in gruppo, ma si sentono soli di fronte alla valanga che li sta per travolgere"

domenica 20 febbraio 2011

Roberto Vecchioni Superstar

Vittoria direi. Dedico questo post a Roberto Vecchioni, tifato e sostenuto nel mio post precedente Fallisce il mio pronostico ma sono ben lieto di questo.
Risulta sorprendente che i figli dei reality vengano sopraffatti dalla potenza della canzone d'autore che è riuscita a spingere i voti verso il ritratto di un Italia che non vuole rassegnarsi a spengere il pensiero.
Vecchioni infatti in questa sua canzone non fa altro che accarezzare i più deboli, convincendo tutti che bisogna sempre credere in un domani più sereno. Come si fa a non alzarsi dalla sedia quando si sente una frase come "il bastardo che sta sempre al sole?". C'è tutta l'amarezza di chi si sente sconfortato nel vedere premiata costantemente l'Italia nel nostro paese. Fare un lavoro onesto, pagato il giusto, costruire una famiglia, raccolgiere un po' di amore intorno a sè (amore vero con condito a suon di euro) può risultare in certi momenti la scelta sbagliata, la scelta che uno non avrebbe mai dovuto fare. In certi momenti può contare di più l'apparenza, il gusto del vizio, l'egoismo, la furbizia. L'idea che per sopravvivere, per raggiungere il vertice del successo conti soli la misura della nostra spregiudicatezza.
Ebbene Con"Chiamami ancora amore" ripetuto un'infinità di volte Vecchioni ci urla la voglia di purezza che da qualche parte all'interno di ognuno di noi riposa sempre. Quella legge morale che non può essere spenta con la facilità con cui il mondo dell'economia, della politica, della televisione ci vuole tramsettere. La fiamma viva è sempre lì e i cantautori sono lì apposta per ribadirlo in continuazione.

mercoledì 16 febbraio 2011

Festival di Sanremo

Da quando ho coscienza di me stesso e ho sviluppato la capacità di fermare gli avvenimenti nei ricordi, sono assolutamente certo di non aver mai perso una prima puntata di SanRemo. Per quanto possa essere considerato anacronistico questo mio interesse, la ricorrenza è sempre stata rispettata. Il festival è una fotografia del mio paese in costante evoluzione, mi permette di capire, di incontare i cantanti di domani, di essere consapevole di quello che è cambiato. Mi ricordo l'anno in cui tra le nuove proposte si muoveva una incerta Laura Pausini, una spregiudicata Giorgia, un intenso Andrea Bocelli. Ho visto nascere tante stelle e ne ho viste altrettante spegnersi con dignità.
Quest'anno io sto dalla parte di Roberto Vecchioni. Tifo per lui anche se so perfettamente che la partita è già vinta dai bravissimi Modà con Emma: il televoto non lascia scampo.
Mi sconvolge vedere un uomo di sessantasei anni capace di interpretare un brano con una capacità che nessun altro è stato in grado di dimostrare. E' indubbio che un cantante abituato ai concerti dal vivo abbia sempre un passo in più, ma è pure chiaro come la capacità dei cantautori di cantare le parole si stia mano a mano spegnendo eVecchioni è uno degli ultimi leoni. Non è necessaria un'estensione di voce senza limite, non è necessario una bellezza accecante, una melodia complicata, un'orgia di strumenti e di assoli. E' l'uso della parola, l'abilità di parlarla, di inciderla come Vecchioni ha fatto con una semplicità sconvolgente. Una semplicità che solo lui riesce a dosare senza invadere mai lo spazio del banale, navigando a vele spiegate nell'emozione poetica.

giovedì 10 febbraio 2011

No work : too slow

Ciao a tutti;
oggi una notizia personalissima.
Un mio amico molto giovane, persona buona come io credo non potrò mai essere, nemmeno se avessi la possibilità di vivere la mia vita mille volte, ha avuto una notizia che mi ha sconcertato.
Definirlo bravo ragazzo sarebbe davvero riduttivo. Bravo in qualsiasi piccola attività mi sia capitato di vederlo. Dallo sport, all'impegno in cucina, alla volontà di aiutare gli amici, all'interesse per le parole degli altri, per la capacità di non invadere con la sua opinione quella degli altri.
Per farla breve, dopo due contratti a sei mesi lo lasciano a casa, dopo averlo per un anno illuso con la speranza golosa di un tempo indeterminato. Ciò che mi sconcerta però è il motivo.
Queste sono state le parole
"Sei un bravo ragazzo, proprio un bravo ragazzo. Però per noi non vai bene. Sei troppo lento"
Troppo lento,
troppo lento
troppo lento.
Ma che motivazione è ?
Io non l'ho mai visto lavorare, ma per una volta voglio dare un giudizio. Gli imprenditori di oggi sono persone spregiudicate, senza nessun interesse per il valore delle persone. Cosa c'è di più essenziale dei valori morali di una persona che lavora per te? Uno così non potrà tradirti, uno così starà a casa solo se è malato davvero, non cercherà mai di fregarti. Troppo lento è una motivazione che misura le persone in maniera deviata. Le persone nel mondo del lavoro si misurano fra troppo lente e troppo veloci. E' una ragione ridicola volta a cancellare l'illusione velatamente concessa all'inizio del contratto.
Ve lo dice uno che lavora come figlio di un imprenditore che va in giro a cercare clienti perchè vuole confermare l'ultimo contratto a tempo determinato che la nostra azienda ha sottoscritto. Io lavoro per consegnare un futuro a chi lavora per me che ho sempre considerato come un collega. Senza di loro noi non saremmo niente.
A questa gente io dico solo vergogna.
Non c'è legge contro il precariato che saprà cambiare il modo di pensare nella gente. Guarire le coscienze è l'unico sistema per distruggere la ricerca di ricchezza a scapito degli altri.

martedì 8 febbraio 2011

A come Amicizia

Fantastico week-end in montagna!
partenza dubbia, molto dubbia sabato
la casa del mio amico si presentava dalla descrizione ricevuta inadatta ad accogliere sei persone. Sei persone da suddividere poi nel seguente modo:
3 in un letto
2 in un altro letto
1 in un letto.
Ovviamente a me è toccato quello in tre.
Nessuna forma di riscaldamento tradizionale, l'unica cosa che trasmetteva calore in tutta la casa era una piccola stufa a legna che ha prodotti risultati esclusivamente dopo due ore dal nostro arrivo, lasicandoci in balia del gelo e delle nostre pizze raccattate dalla pizzeria del centro.
Eppure...
erano anni che non ci riunivamo tutti e sei presso lo stesso focolare, in un modo poi desueto, senza riscaldamento, senza televisione, senza distrazioni. Solo noi. A dormire con il fuoco che scoppiettava e senza riuscire a dormire !
l'amicizia la senti tutta in quei momenti lì.
Il valore di quel sentimento che non conosce interessi e gelosie e che soprattutto è capace di sopravvivere a tutto. Non c'è ragione perchè tutti noi ci siamo eletti così intimi da condividere una notte in un modo così speciale, eppure è successo, ed è un vero miracolo.
L'amicizia è la mia ragione di vita, la più sincera e la più preziosa.

sabato 5 febbraio 2011

Rileggersi - Paga e sarai pubblicato

Oggi rileggevo i miei vecchi racconti: quelli che ho scritto fra i miei 20 e 30 anni, 87 pagine in tutte. Ognuno di questi racconti ha un'età, ad ognuno infatti ho associato gli anni che avevo quando li ho scritti.
Fra questi una sceneggiatura cinematografica di un film mai finito e un racconto epistolare.
Penso ai tentativi che ho fatto per pubblicarlo, alle case editrici a pagamento che si sono offerte per la pubblicazione, richiedendomi un appoggio economico per contribuire alla pubblicazione. Tutte fandonie. Non accettate mai di pubblicare il romanzo a vostre spese, a meno che la casa editrice possa contare su un canale di distribuzione effettivo. Di tutte le case editrici a pagamento che si sono offerte con cifre fra i 600 e i 2.000 euro non c'era nessuna che avesse un titolo disponibile in una qualsiasi libreria. Come si può pensare di recuperare del denaro se non si è in grado di appoggiarsi ad un canale distributivo?
Ripenso a quanta gente ha riletto con effettivo interesse le mie pagine: forse uno.
Un mio amico per il quale tutto quello che scrivo ha effettivo valore, alle volte credo di scrivere perchè a lui interessa davvero.
Molta gente come me si scoraggia e smette di scrivere perchè la possibilità di pubblicare non arriverà mai, e magari non per colpa delle case editrici ma anche per limiti effettivi nostri: per non essere capaci di scrivere qualcosa di valido, per non essere in grado di intessere una rete di conoscenze significativa.
Eppure vale sempre la pena tentare, continuare a farlo, perchè la vita è talmente lunga in fondo che l'occasione prima o poi può sempre arrivare.

martedì 1 febbraio 2011

Facebook: la bufala del nuovo millennio

Ormai è chiaro ...
mi è molto piaciuto il film di Facebook devo essere sincero, ho piacere che abbia ricevuto così tante nomination; però parliamoci chiaro, credo che Facebook sia una delle più grande bufale di questo nuovo millennio.
Quando è uscito non vedevo l'ora di iscrivermi, risentire i vecchi amici, cercare fiamme perdute.
In realtà il risultato ogni volta non cambia: rintracci un vecchio amico, ci parli con immenso piacere la prima volta, ma già la seconda quando lui ti vede in linea non fa che ignorarti. E' tristissimo essere ignorati in rete, soprattutto quando un secondo dopo essersi connessi la persone si posizionano in off-line. Cazzo ma devo essere sempre io il primo a scriverti?
Quando conosci le tipe in un locale ti illudi che riuscirai a beccarle in facebook, aggiungi agli amici, chattaci, beccala in linea. In realtà è quello che fanno tutti e tutte le gnocche snobbano i tipi che ci provano in rete.
Alla fine del mio profilo, a dirla tutta, non so più che farmene: se qualcuno avesse bisogno di una nuova identità e volesse acquistarla è sufficiente che mi scriva, gliela cedo volentieri
a prezzo zero!!