domenica 8 dicembre 2013

Blue Jasmine.


Woody Allen parte sempre da un presupposto. E' per quello credo che mi piace così tanto. Lo spettatore non è uno sprovveduto. Non ha fretta. Lo spettatore è una persona intelligente. Una persona con una certa cultura, e comunque se viene a vedere un mio film, si aspetta di essere messo alla prova. 
Mi è piaciuta moltissimo la prova della protagonista. Una interpretazione davvero da Oscar. I personaggi di Woody Allen hanno la caratteristica di camminare sulle nuvole. Sì, non saprei come altro spiegare l'attrazione che provo per le sue sceneggiature. 
In uno dei suoi film più famosi (Io e Annie) Allen e Diane Keaton dicono delle cose e ne pensano altre. Il regista sceglie di mettere i sottotitoli ai pensieri. E' quella la cifra stilistica che si ripete in ogni film. I personaggi sono avvolti in enormi nuvole di parole. Se le portano appresso: ci camminano dentro e si proteggono dalla vita con elucubrazioni inutili. La parola è il demiurgo con cui ognuno dei protagonisti è convinto di plasmare la propria vita. E' un falso Dio, un mito a cui la mente si appoggia per calmare la propria ambizione mancata, la propria frustrazione. Non c'è dramma in fondo in questo commedia drammatica: c'è la convinzione forse di sistemare sempre le cose, magari con qualche bugia, con qualche finta prova di umanità, con qualche ridicola beneficenza. Le parole sono proiettili che, verso la fine del film, si scoprono incapace di colpire. Vuote e stanche trascinano la protagonista nel baratro della propria ipocrisia.

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