sabato 21 dicembre 2013

Alberi erranti e naufraghi. Alberto Capitta

Ho scoperto questo romanzo ascoltando la trasmissione Farhenhit di cui ho già parlato. 
E' una trasmissione di Radio Tre e ogni anno assegnano un premio: il premio libro dell'anno.
Da tempo sono innamorato delle storie degli scrittori che lavorano un pochino nell'ombra, quelli che fanno di questo mestiere una bandiera, un credo, un volerci stare a tutti i costi.
Leggendo della sua biografia scopro che con il suo primo romanzo è stato finalista del Premio Strega,  e vincitore del premio lo Straniero. Eppure Alberto Capitta non è un autore sulla bocca di tutti, uno di quelli che vedi in continuazione nelle classifiche delle librerie, che urlano al mondo che anche la letteratura è per forza una competizione. 
Così ho deciso di comprare questo romanzo, non appena ho saputo del premio. Unica copia presente nella mia libreria di fiducia, porto a casa questo piccolo gioiello con una copertina stupenda. L'ombra di un ragazzo con una sedia legata alla schiena tiene la mano a una bimba, e un altro bambino è al loro fianco. 
Questo romanzo si chiama "Alberi erranti e naufraghi". Per quei pochi che leggeranno questo post dico solo una cosa: andate a comprare questo libro. Cercatelo, ordinatelo, rendetelo presente. Su quegli scaffali dove è sempre qualcun altro a decidere cosa è meglio leggere. 
Alberto Capitta ha una voce che non urla, non ti schiaccia, non vuole impressionarti a tutti i costi. Comincia a parlare piano, lentamente, dosando l'uso di ciascuna parola, andandola a cercare nei meandri di un linguaggio che non sappiamo più usare. Parole che si costruiscono a poco a poco, come un mosaico di tessere ben ponderate. Capitta fa parlare la natura: gli alberi, i fiumi, il mare, il vento, la pioggia. 
I personaggi di questo libro non vengono perdonati dalla società perché a loro basta poco, perché sono troppo felici di vivere, perché non riescono a non ringraziare il creato di questo dono immenso, non sono capaci di trattenersi e abbracciano gli alberi. Non c'è comprensione in una società che sbraita per chi preferisce il silenzio, la cura del mondo piccolo, lo spazio di un sorriso di un bimbo.
E allora eccola che la vedi la forza prima della natura: si fa strada nelle parole, che vengono invase da germogli che crescono, il crepitare dell'acqua, il fragore di un onda sulla riva.
Bellissimo.

Nessun commento: