mercoledì 1 dicembre 2010

Panta Rei

Ci sono attimi in cui  rivivo pezzi della mia vita passata.
Quand'ero bambino impazzivo all'idea di non poter trattenere con me nessun momento bello che stavo vivendo. Mi accorgevo di essere sempre in corsa seza poter scendere ad una stazione piuttosto che un'altra: le esperienze  aumentavano esponenzialmente e tutto finiva solo in un gran calderone.

Mi ricordo nella vasca da bagno quando avevo solo otto anni: ho preso lo shampo e l'ho gettato contro la parete per bloccare quell'istante così come lo stavo vivendo; il vasetto di plastica era esploso imbrattando la parete. Nonostante le botte di mia madre ero riuscito nell'intento, avevo bloccato quel momento: quell'attimo altrimenti  sarebbe andato inevitabilmente perduto dato che si trattava esclusivamnete di un gesto quotidiano, sommerso dai giorni a venire.

Ricordo anche di un viaggio con i miei in toscana e di aver picchiato il mio orologio al polso contro il vetro della macchina in corsa provocando una vistosa crepa al finestrino. Altre botte ma ancora una volta quel viaggio non si è perduto insieme agli altri e quel momento è arrivato fino ai miei 30 anni.

Tutti quelli che hanno studiato filosofia al liceo si ricordano la prima lezione e quella frase del primo fiosofo che ci tocca studiare: Pante Rei, tutto scorre come sul letto di un fiume.
Mi spiace Eraclito ma sono riuscito a fregarti: ringrazio il mio vasetto di shampoo e un finestrino rotto.

Ciao a tutti!

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