tag:blogger.com,1999:blog-70017077233301594662024-03-13T05:05:20.365-07:00Considera le mie giornateAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.comBlogger234125tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-15346681784884975902018-06-17T09:16:00.001-07:002018-07-10T07:15:11.401-07:00Il terzo romanzo di Giovanni Pennati: La fiorita e verde etade<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Ok. Ne ho finito un altro. Di cosa parla? Non saprei dirlo esattamente. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;">Questa è la sinossi che ho pubblicato nei vari store: </span></div>
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"></span><br />
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="-ms-word-wrap: break-word; background-color: white; color: #333333; cursor: text; display: inline; float: none; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; line-height: 20.8px; text-align: left; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">"Questa è la storia di Gemma. Ma è anche la storia di Silvio. Lei crede di capire tutto. Lui è sicuro di non conoscere nulla. </span><span style="-ms-word-wrap: break-word; background-color: white; color: #333333; cursor: text; display: inline; float: none; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; line-height: 20.8px; text-align: left; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">Se le storie sono pericolose, allora il pericolo alle volte va vissuto. Di sicuro bisogna spendere tempo per comprendere a fondo gli altri.</span><br style="-ms-word-wrap: break-word; background-color: transparent; color: #333333; cursor: text; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; line-height: 20.8px; margin: 0px; text-align: left; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;" /><span style="-ms-word-wrap: break-word; background-color: white; color: #333333; cursor: text; display: inline; float: none; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; line-height: 20.8px; text-align: left; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">E non è mai facile intepretare due occhi. Gemma e Silvio sono Achille e la tartaruga. Più si avvicinano, più si allontanano. </span><span style="-ms-word-wrap: break-word; background-color: white; color: #333333; cursor: text; display: inline; float: none; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; line-height: 20.8px; text-align: left; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">Forse è solo la storia di un incontro. E l'unica magia che conta nella vita è sempre quella: un uomo, una donna, e l'universo che esplode."</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="-ms-word-wrap: break-word; background-color: white; color: #333333; cursor: text; display: inline; float: none; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; line-height: 20.8px; text-align: left; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;"><br /></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="-ms-word-wrap: break-word; background-color: white; color: #333333; cursor: text; display: inline; float: none; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; line-height: 20.8px; text-align: left; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;">La malattia di scrivere non si ferma mai. Ora è finito. Si chiama "La fiorita e verde etade". Quasi mi dimenticavo di dire il titolo. Comunque ecco la copertina </span></span></div>
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<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="-ms-word-wrap: break-word; background-color: white; color: #333333; cursor: text; display: inline; float: none; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; line-height: 20.8px; text-align: left; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;"><br /></span></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhv8nXnRCq8nAEmhtDeLtw2pHGEOm4fiYVBuguBJvRve3TD_A3W7fgVieb9s3IO3bF0x3ZizgvDcL2n9e360FVhmzsJ0iOEjm4VA1sTKTrX2ZoR68k1b0OudfCid9bPlFnUrjlYHRSHybr-/s1600/4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="800" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhv8nXnRCq8nAEmhtDeLtw2pHGEOm4fiYVBuguBJvRve3TD_A3W7fgVieb9s3IO3bF0x3ZizgvDcL2n9e360FVhmzsJ0iOEjm4VA1sTKTrX2ZoR68k1b0OudfCid9bPlFnUrjlYHRSHybr-/s320/4.jpg" width="213" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="-ms-word-wrap: break-word; background-color: white; color: #333333; cursor: text; display: inline; float: none; font-style: normal; font-variant: normal; font-weight: 400; letter-spacing: normal; line-height: 20.8px; text-align: left; text-decoration: none; text-indent: 0px; text-transform: none; white-space: normal; word-spacing: 0px;"> </span></span><b></b><i></i><u></u><sub></sub><sup></sup><strike></strike></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-81240909425920084522018-06-03T01:03:00.000-07:002018-06-03T01:06:09.019-07:00Germinal<div style="text-align: justify;">
La domanda centrale di tutto il romanzo sembra essere una sola. Posta sempre in maniera differente, risuona come una nota minacciosa per tutte le pagine del libro. </div>
<div style="text-align: justify;">
Ma l'uomo è un essere degno di questo pianeta? </div>
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A un certo punto due personaggi del libro si interrogano su quale possibile equilibrio l'umanità potrà mai raggiungere. I grassi smetteranno mai di mangiare alle spalle dei magri? E i forti smetteranno mai di sfruttare i più deboli? </div>
<div style="text-align: justify;">
L'aspirante sindacalista, colui che smosso le coscienze dei minatori contro i padroni, chiede al navigato e più acculturato compagno di origine russa se tutto i loro sforzi saranno efficaci. E se davvero gli operai prendessero il potere non rischieremmo solo di vedere nuovi potenti sostituire quelli vecchi? Allora, se davvero nessuna speranza rimane per l'uomo di vivere in pace uno con l'altro, forse meriteremmo davvero di essere estirpati dalla terra come quelle piante cattive che distruggono tutto quello che c'è intorno. Così risponde il compagno.</div>
<div style="text-align: justify;">
Meritiamo di stare qui? O siamo un cancro? </div>
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Non credo sia una domanda stupida, non l'ho mai pensato. E questa parabola paradigmatica sembra formalizzarne l'essenza. </div>
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-74826494057858268842018-05-27T05:42:00.003-07:002018-05-27T05:42:35.290-07:00Young Signorino<div style="text-align: justify;">
Non mi è mai dispiaciuto il rap italiano. Non che ne vada matto, intendiamoci, però ormai la moda, il sistema, i media, si muovono intorno a loro. E almeno in parte credo vadano capiti. Ma quello di cui voglio parlare esula dal genere musicale. Forse esula addirittura da una particolare forma d'arte come può essere la musica. Viviamo dentro l'era della contaminazione. Non sappiamo nemmeno più cosa dire, come se tutti gli argomenti possibili siano già stati trattati. La narrazione è stanca, le manipolazioni continue e non si fermano mai. In questa bolla di sapone oggi ho visto un video che mi ha fatto fare: BAM. </div>
<div style="text-align: justify;">
Credo che quando si parla di arte bisognerebbe smettere di credere ai buoni e cattivi maestri. L'artista non ti dice mai cosa è giusto e sbagliato, vorrei pensare di lasciare agli altri l'onere di imbustare messaggi positivi, di raccontare a un bambino cosa deve fare e cosa non. L'essere umano avrà perennemente bisogno di evadere, e il limite non è un concetto di cui l'arte deve farsi carico. Le storie sono l'esempio. Medea uccide i figli, per vendicarsi del marito. Euripide è un cattivo maestro? </div>
<div style="text-align: justify;">
Lasciamo da parte la trageda greca, forse un paragone assurdo con quello che voglio dire.</div>
<div style="text-align: justify;">
Oggi ho visto il video di questo personaggio che non conoscevo. Se penso ai video di Andy Wharol, o alle installazioni di Marina Abramovich, Young Signorino fa una specie di operazione di fusione che mi ha stupito e affascinato. Le parole si frantumano, si perdono. Si sentono all'inizio dei versi, un operazione dadaista, quasi un atto di accusa nei confronti della parola, come una sorta di incapacità di dire e di ascoltare. Il video è una moltiplicazione di primi piani, e di sguardi persi. Il corpo è sottile e sembra crollare sotto un peso di cui avvertiamo la spietata misura. </div>
<div style="text-align: justify;">
E' un prestare una voce a chi è stufo di ascoltare le solite cose e di dire le solite cose. Credo che sia più arte contemporanea questa che tante semiopere o presunte tali che incontriamo da qualche parte nel mondo oggi.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-13414081367450877042017-09-07T23:30:00.000-07:002017-09-07T23:30:11.278-07:00Il canzoniere di Francesco Petrarca. <div style="text-align: justify;">
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L'avevo iniziato tempo fa, po dopo qualche sonetto iniziale l'ho piantato lì per un po'. </div>
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Quest'anno l'ho ripreso ponendomi il sacrosanto scopo di finirlo. </div>
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Il canzoniere di Francesco Petrarca è un'avventura tutta umana. </div>
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Con calma, pazienza, forza d'animo, sono stato travolta dalla forza con cui il poeta decide di fissare per 366 poesie il suo sguardo fisso sul volto di Laura. </div>
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Credo che rispetto a Dante, Petrarca sia più vicino a noi. Credo che sia un poeta a noi più vicino, magari non più grande di Dante, certo, ma sicuramente più moderno, più vicino all'uomo. </div>
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Quasi come fosse una reazione all'ingombrante eredità di Dante, Petrarca si astrae da una lingua complessa, da grandi sovrastrutture, da metafore ardite. In questi 366 passi lunghi tutti la sua vita Petrarca sceglie la via del frammento, del verso limato. Non crea grandi storie, nemmeno effetti speciali, sceglie di usare parole semplici, dal suono chiaro, immediato. Con poche varianti incide nel lettore il viso di Laura come uno scultore che, con pochi tratti, permette allo spettatore di immaginare la potenza dell'immagine solo abbozzata. </div>
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Petrarca è moderno perchè non trova mai un vero senso al suo smarrirsi di fronte all'amore che prova per una donna che all'inizio lo sdegna, lo fugge, si ritrae. E' un amore che lo fa soffrire, ma di cui comunque non riesce a fare a meno. Incolpa la donna dello sdegno che prova per lui ma poi le chiede perdono. Implora un suo sguardo, un'attenzione che non arriva mai, e poi dice che può far benissimo a meno di lei. Corre lontano da lei, misurando la terra che li separa, allontanandosi il più possibile da lei, ma il pensiero torna implacabile alla donna che ama.<br />
Nella contraddizione tutta umana dell'amore c'è la forza di Petrarca, una capacità di avvicinarsi a noi, di essere in un certo modo moderno.<br />
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-63838572969803590322017-08-10T06:53:00.001-07:002017-08-10T06:53:50.026-07:00Norvegian WoodSono ancora frastornato. Ho ancora negli occhi le immagini del centro di recupero sperduto nelle montagne Giapponesi, le atmosfere de sogno, i bar e i locali della Tokyo degli anni sessanta. Nelle narici sento il profumo dei piatti giapponesi, delle stanze sudicie di un collegio, degli alberi in fiore della vegetazione giapponese. Soprattutto nel cuore mi restano le emozioni. Perchè quello che questo miracolo di libro sa fare è descriverle e sviscerarle come un piccolo chirurgo. Con grazia e sensibilità ti incide ogni piega dell'anima, senza che tu te ne accorga. Non riesci a renderti conto della grazia che prorompe da un bacio, da un abbraccio, da un rapporto fisico intimo. Le persone si incontrano e si perdono di vista, il protagonista teso a ricucirsi con la realtà ci incanta con i continui movimenti disordinati e nello stesso tempo aggraziati. Una potentissima storia d'amore che si sedimenta come un fossile nella mente del lettore, come se l'avessimo già letta, come se fosse sempre stata con noi, fin da quando abbiamo iniziato ad amare o a provare qualcosa gli uni per gli altri.<br />
E' un libro che non ci consegna false speranze, attento in ogni istante a non cedere al sentimentalismo o alla falsità di un lieto fine. Lontano da "Dance, dance, dance" ancora più intimo ed essenziale di "Kafka sulla spiaggia" Norvegian Wood ha un passo suo, senza storia, al di fuori di una dinamica narrativa, al di fuori di un genere. Anzi vola sopra ogni genere romanzo per diventare lui stesso un genere unico e parlare a tutti, nessuno si può salvare. Anzi tutti si possono salvare leggendo questo libro perchè Murakami ha il coraggio di parlare dell'essenziale, del detto, del risaputo, del piccolo, di quello che tutti hanno dentro ma non hanno la forza di vedere.<br />
Davvero difficile ammettere a se stessi quanto siamo fragili e immensi, dopo aver letto Norvegian Wood.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-69556768853530405622017-06-15T04:22:00.002-07:002017-06-15T23:49:20.433-07:00La tragedia grecaHo letto da poco questa tragedia. Negli ultimi tempi ne sto leggendo un po'. Ho come l'impressione che, come già detto da molti altri, nelle tragedie greche tutto sia stato già detto. Le narrazioni che oggi siamo abituati a osservare fra libri, serie televisive, cinema, addirittura programmi di intrattenimento, devono la loro impostazione principale agli intrecci fondati quasi 500 anni prima di Cristo. In Euripide in particolare assistiamo praticamente sempre alla messa in discussione della società costruita sui valori fondanti che permettono il vivere civile. Fratello contro fratello, sorella contro sorella, marito contro la moglie, madre contro i figli. Il teatro Greco mette sempre in allarme l'uomo avvertendolo che la società è basata esclusivamente su alcune convenzioni che ci hanno permesso di arrivare fino a qua, ma basta poco per distruggere il sacro totem della famiglia. Una vittoria sul campo di battaglia può convincere un padre a sacrificare la figlia, una vendetta contro un uomo a massacrare i propri stessi figli, la follia dell'amore a lacerare la carne di un figlio. "Medea, i nuovi legami seppelliscono gli antichi". Che grande verità! <br />
Poi Euripide scrive le Troiane. E allarga i confini. Il punto di vista dei vinti, il punto di vista delle donne troiane poco prima di lasciare Troia distrutta. Donne che diventeranno schiave, senza più alcuna possibilità di riscattarsi. Persino la guerra quindi, motore fondamentale del progresso dell'uomo, viene criticata a attaccata dalle parole di Euripide. Straziante e toccante questo piccolo gioiello del teatro Greco.Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-57214847100045175122017-02-25T02:15:00.000-08:002017-02-25T02:15:28.812-08:00Fuocoammare<div style="text-align: justify;">
Ormai entro pochissimo qui dentro, forse perchè il blog è passato di moda. </div>
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Non posso però non scrivere due righe su una della cose più belle che abbia mai visto negli ultimi anni. Ieri sera l'ho rivisto ancora, Domenica ci sarà la notte degli Oscar, e se non vincerà almeno l'Oscar come miglior documentario sarà per me un delitto incredibile. </div>
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Fuocoammare, è l'anti retorica delle parole a vuoto, l'unica immagine, racconto, discorso, opera che valga la pena ascoltare sulla questione immigrazione. E quando il fastidio, la rabbia mi prende quando ascolto la gente parlarne, quando avverto la facilità di attraversare una questione che ci vede tutti coinvolti, a partire dai nostri padri, dai nostri nonni e da nonni dei nostri nonni, sento un po' di pace solo guardando per l'ennesima volta queste immagini, dure, forti, ma mai compiacenti. Non c'è musica, non c'è racconto, patetismo, c'è una camera che pur non rinunciando all'estetica del cinema è capace di farci avvertire l'inevitabile ingiustizia su cui la storia dell'uomo è costruita. Un popolo più forte che progredisce schiacciando il più debole, e nessuno può dichiararsi sano, salvo, innocente. Nessuno. Il formidabile progresso è quello che vediamo, persone che scappano da territori che qualcun altro ha disegnato per loro, con confini precisi, rettilinei, ad angolo retto. Perchè come dice Camus siamo tutti appestati, chi più e chi meno, e non ci può essere che vergogna quando la felicità è vissuta da soli. Fuocoammare. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-12582086205732699482016-06-25T02:42:00.000-07:002016-06-25T02:42:24.141-07:00The Floating Piers. Io ci sono stato. E' un sogno.<div style="text-align: justify;">
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Non so più da quanti mesi non aggiorno questo blog. Una pausa così lunga forse non l'avevo mai presa, tentato quasi dal non scrivere più nulla. Però come si fa a non lasciare una traccia dopo aver visto the floating piers? </div>
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L'arte contemporanea che cos'è ? Se non un urlo dell'uomo contro l'assurdità della vita? La nostra civiltà ha imbrigliato i nostri istinti, i nostri desideri, la nostra animalità, per fare crescere a dismisura l'uomo e permettergli di governare questo pianeta. Ma l'arte ci sa risvegliare come un incantatore di serpenti, come il pifferaio magico. </div>
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Christo è il pifferaio magico di questo millennio. Io ci sono stato, e fa impressionare vedere tutta questa gente tornare bambina, fare file lunghe chilometri, aspettare sul pullman due ore e mezza, tre, per attraversare il lago, su una passerella colorata. Tutti in fila, gustando l'acqua che ci solletica i piedi. Sentire i critici parlare di festa paesana, fa ridere. Chi ha il diritto di pronunciarsi sull'arte? Christo regala un emozione, un punto di vista, una scommessa, un salto carpiato nel tempo. Un'esperienza di vita, un ricordo, qualcosa che si deposita nel cuore. Siamo tutti albatros, come la poesia di Baudliere. Siamo poeti che camminiamo ridicoli su quella passerella, ballando sull'acqua, ma nessuno ci deride, perchè ognuno di noi vola con la mente e con il cuore. Il resto è silenzio, e il chiacchiericcio che ho sentito in questi giorni è assurdo nei confronti di un'opera che dona un frammento di infinito, ad ognuno che voglia assaporarla. Provare per credere. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-39650943654750209522016-01-09T06:19:00.002-08:002016-01-09T06:19:57.999-08:00Zero zero zero. Roberto Saviano l'ultimo uomo di lettere della nostra letteratura italiana.<div style="text-align: justify;">
E' molto difficile osservare nella letteratura moderna il respiro della "grande letteratura". Non sono mai riuscito a spiegarlo bene, ma è una specie di mano invisibile che attraversa le pagine. La stessa mano invisibile dei grandi scrittori, come Camus o Dostoevskij, come Dante o Dickens. Veramente è complicato descriverla questa mano invisibile, ma la si avverte sempre quando c'è qualcosa di non detto, di non sprecato, di trattenuto, dietro le righe. Una specie di resa, di preghiera laica, di speranza e nello stesso tempo indicibile disperazione. Roberto Saviano è forse l'ultimo grande uomo di lettere della nostra letteratura. Si può girarci intorno quanto si vuole, ma non si può non venire travolti dalle sue pagine. Non sono tanto le storie, descritte magistralmente, di orrore a renderlo grande, ma è la sua anima in ognuna di queste storie che ci tocca e commuove. </div>
<div style="text-align: justify;">
Roberto Saviano è il vero protagonista di questo che sembra un saggio, ma che non lo è per niente. Non ho letto Gomorra, lo ammetto, troppo scosso dai film, serie televisive, e comparsate tv di Saviano che ho sempre adorato comunque, ho preferito leggere la sua seconda fatica, zero zero zero. A colpirmi più di tutto, al di là delle storie appunto, e della perfezione ritmica del susseguirsi incessante di crudeltà e terrore, è proprio lui, Roberto Saviano. Come un moderno Achab, Saviano ammette la sconfitta, si toglie il cappello, cede umanamente alla consapevolezza di un obbiettivo che non ha saputo raggiungere. Sa che non potrà sconfiggere la balena bianca, e tutto il male che lo attraversa, sa che non verrà compreso, sa che la verità che sta cercando non lenirà le sue ferite ma le farà bruciare ancora di più. Però continua, come una falena impazzita, attratta da una lampadina che non potrà mai inghiottire e spegnere per sempre. </div>
<div style="text-align: justify;">
Le persone hanno bisogno di chiudere gli occhi di fronte al male e alla sofferenza. Sono chiuse dentro le loro case, al sicuro, come nella bellissima e struggente poesia di Primo Levi. Bisogna girare pagina, saltare da qualche guerra civile alle ricette di Alessandro Borghese. Bisogna vivere, vivere, una vita che esiste solo per chi è tranquillo, chi può permettersela, e quella bisogna guidarla senza guardarsi troppo in giro, senza farsi travolgere dalla disperazione. Ma Roberto Saviano non lo fa. Non torna al suo piatto caldo, alle sue uova al tegamino. Lui decide di lasciar perdere tutto e immergere corpo e ossa nel fango, conoscerlo il male, comprenderlo, masticarlo, vomitarlo. Fino a farsi odiare da tutti, fino a perdere qualsiasi cosa come la sua libertà. </div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-79369875657296767042015-12-26T04:25:00.002-08:002015-12-26T04:25:44.105-08:00Gli angeli non hanno memoria. 20.000 download in sei mesi. Più di 300 download in un giorno. <br />
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Il più bel regalo di Natale ieri è stato vedere il balzo di download del mio piccolo romanzo. Non so cosa sia successo, probabilmente il kindle quest'anno sarà uno dei regali più venduti. Eppure, il giorno di Natale, Gli angeli non hanno memoria è stato scaricato da più di 300 persone in tutta Italia. Non ci potevo credere. Non immaginavo che dopo sei mesi ci fosse ancora così tanto interesse per questo libro. Pagine che nascondono il momento più brutto della mia vita. Ormai lo so che vivo per scrivere, e sarà sempre così. Infatti, anche se mi sono imposto di non scrivere nulla fino a fine dell'anno, ho già cominciato il terzo romanzo. E' così. Scrivere è una malattia, un insana follia. E' un modo per fare pace con i propri fantasmi. Scrivere è una consolazione. Un modo per dare un senso a qualcosa, la vita, che proprio a volte sembra non avercelo. Scrivere è trovare pace, tornare a casa, accendere un fuoco in una casa che sarà sempre il tuo rifugio. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-92046789108212009792015-12-07T08:10:00.000-08:002015-12-07T08:10:00.216-08:00Alle radici del male. Lo straniero. Albert Camus e il più grande romanzo del novecento. <br />
<div style="text-align: justify;">
La letteratura è un'altra cosa. Me ne accorgo sempre quando leggo un libro fondamentale nella storia dell'umanità. Si avverte un sapore alla bocca dello stomaco, la volontà di sviscerare ogni frase, di mandarle alla mente, di non perdere nessuna immagine. </div>
<div style="text-align: justify;">
Mea culpa, ma non avevo mai letto questo libro. Ne avevo sentito parlare tantissimo, sia dello scrittore che del libro. Ogni volta passavo in libreria e mi dicevo, poi lo compro, prima o poi lo leggo. </div>
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Camus penetra nella testa di un uomo che non si fa molte domande, e privo di empatia. Oggi diremmo, forse, privo di neuroni specchio. Non prova molto dolore per la morte della madre, e per lui tutto è uguale, amare e non amare, esserti amico o non esserlo, rimanere in casa ad osservare la vita da un terrazzo oppure viverla in prima persona. </div>
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C'è solo un elemento che scardina le certezze del protagonista, che lo scuote, che lo disturba, che lo confonde. Sembra una cosa da nulla, ma non lo è. Perchè è sintomo di qualcosa d'altro, di più profondo, l'essenza di un'umanità che per quanto uno si sforzi di sopprimere viene alla luce prepotentemente in ognuno di noi. </div>
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E' il caldo a mordergli la pelle, a farlo muovere, è il caldo asfissiante a fargli desiderare di tornarsene a casa durante il funerale di sua madre. La stessa insopportabile canicola, per assurdo, sarà alla base della decisione che distruggerà la sua vita: uccidere un uomo. Non è un caso che di fronte alla legge usi la temperatura troppo alta per giustificare un atto così tremendo. Camus ci fa entrare nel suo cervello e il caldo che avvertiamo non è solo un caldo fisico, quello che può segnalare un semplice termometro. Il protagonista del romanzo soffoca perchè non sa amare, non conosce questo sentimento, e per quanto tutto in lui sembri uguale, l'incapacità di vivere le emozioni che le persone gli mostrano, lo fa sentire uno straniero, un esule dal genere umano. </div>
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Non si può accettare una vita preoccupandosi solo di se stessi, perchè la nostra umanità rigurgita dentro di noi, le cose si spezzano, e il male attecchisce. Camus taglia le frasi come un Michelangelo della parola, ci spiazza, ci distabilizza. Ma nonostante tutto ci fa comprendere come sia troppo semplice sempre lanciare giudizi, e questo romanzo forse è il più grande canto mai alzato dall'uomo contro la terribile soluzione della pena di morte. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-82486317149777285602015-11-16T14:09:00.002-08:002015-11-16T14:12:06.692-08:00Una piccola prova dell'esistenza di Dio. L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello. Oliver Sacks. <div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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Questo è uno di quei libri che so mi rimarrà impresso per sempre. Come una moderna metarmofosi di Ovidio Oliver Sacks trattteggia i suoi pazienti come piccole parabole di diversità umana, tutte accumunate, comunque, dalla medesima tensione che porta ognuna di essere a volersi dichiarare un corpo, un'anima, un solo spirito.</div>
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Sono persone con assenze, mancanze, incapacità, traumi, e problematiche di ogni tipo.</div>
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Persone che non sanno parlare, non sanno muoversi, non sanno sentire, non sanno comprendere e nemmeno comunicare. A volte si tratta di eccessi, a volte di mancanze, a volte ancora di deficienze. </div>
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L'uomo perduto nel suo passato che crede ancora di essere un marinaio della marina militare uscito dalla guerra mondiale, un uomo che non parla ma che disegna con un tratto magico, una donna rinchiusa nella testa di una bambina, ma che si rivolge al mondo usando la forza della poesia. </div>
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Il marinaio perduto ritrova se stesso nella religione, nella preghiera... l'uomo epilettico trova la pace nell'arte ... la donna bambina diventa adulta nella poesia. </div>
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Eccola la piccola prova dell'esistenza di Dio, o forse, per meglio di dire, della spiritualità diffusa nell'essere uomo: è l'arte, la religione, il teatro, la poesia. Nessuno è veramente perduto, perchè dentro di noi vive l'anima, qualcosa di più forte delle spiegazioni, più invincibile del riduzionismo scientifico. Una libellula leggera e indistruttibile, le cui ali sprigionano la luce primigenia dell'uomo, che con tutte le sue nefandezze ha dentro di sè, nel suo tratto, nella sua orma, nei suoi confini, l'innocenza di una bellezza che non possiamo cancellare da noi stessi. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-59730794238466872692015-10-25T11:03:00.000-07:002015-10-25T11:03:28.096-07:00Anna. Niccolò Ammaniti sei sempre un grande. <br />
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Da sempre amo Ammaniti e la sua poetica. Per me rimane il più grande scrittore italiano. </div>
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Quando ho iniziato Anna, una certa delusione aveva cominciato a stamparsi nel cuore. Ma era solo l'inizio. </div>
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Ammaniti chiede un salto al lettore, uno sforzo. E' impossibile riconoscere il suo stile: una stuttura rapida e incalzante, verbi di moto, dialoghi serrati. Niente di tutto questo. Anna stravolge il linguaggio Ammanitiano per entrare in una dimensione nuova, un linguaggio visivo complesso, fatto di descrizioni apocalittiche, dove la natura invade lo spazio lasciato a se stesso dai grandi. In opposizione al mito della velocità l'autore inverte il passo della modernità e costruisce qualcosa di nuovo e sorprendente. Ci spiazza, perchè il mondo, popolato di bambini, senza madri e senza padri, diventa cupo, difficile, pronto a sbranare. La lezione Dostoevskiana (anche se l'uomo vivesse in un solo irst di spazio l'istinto di sopravvivenza sarebbe troppo forte per fargli decidere la morte) vive in ognuna di queste pagine. La vita non ci appartiene, ci attraversa. Noi, funzionari della specie, quale che sia la nostra forma con cui popoliamo il mondo: bambini o grandi, forti o deboli, sani o malati, predestinati o segnati, noi siamo pronti a tutto pur di mangiarci l'oggi e tuffarci nel domani. Perchè la speranza del domani è troppo forte, troppo grande la seduzione che si nasconde in ognuna delle albe che ci aspettano. </div>
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In questo viaggio i due protagonisti: Anna e suo fratello vivranno tutti i sentimeni che i grandi devono scoprire crescendo: il dolore, la morte di una persona cara, la malattia, la fame, la povertà, il senso di vuoto, la solitudine, e l'incomprensibile contraddizione di questo disegno che è la vita. </div>
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Da leggere come sempre. Grande Ammaniti.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-66571173950050224732015-10-10T01:38:00.002-07:002015-10-11T23:28:33.631-07:00Il potere del cane. Don Winslow<div style="text-align: justify;">
E' davvero moltissimo che non aggiorno. Dopo aver finito il mio libro ho preso una pausa lunghissima dalla scrittura. E' proprio come se non sentissi più quasi l'esigenza di scrivere. Una sensazione di non saper più cosa dire, cosa fare, di cosa parlare. </div>
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Un vuoto che uno fa fatica a spiegarsi. Forse la fatica, il disincanto, il fondo del barile... </div>
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non lo so alle volte è difficile trovare delle motivazioni. </div>
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Però la cosa bella è che la gente sta continuando a scaricarlo, le persone mi scrivono, e gli angeli non hanno memoria viaggia verso gli 8.000 download.</div>
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Un altro motivo della mia assenza dal blog è dovuta alla lettura molto impegnativa di questo libro: il potere del cane. Quando leggi questi libri la riconosci subito la penna del maestro, del fuoriclasse. Era molto che volevo leggere Don Winslow, soprattutto perchè in un certo modo, si può dire che lui è un po' il padre di tante serie televisive di successo. Il genere "noir dei narcotrafficanti" affonda saldamente le sue radici nella scrittura di questo autore magistrale. Nella sua penna non c'è un solo stile: c'è quello rapido e svelto, fatto di periodi brevi, espressioni gergali, personaggi macchiettistici... ma c'è anche lo stile complesso, macchinoso e prolisso per spiegare macchinazioni politiche, per descrivire ambienti complessi .... e poi c'è l'introspezione psicologica, le parole che scavano il dilemma umano tra bene e male. </div>
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E' proprio lì la radice da scovare. La narrativa oggi più che mai vive della confusione tra bene e male. Nella pagine di Don Winslow il bene e il male si confondono, si annodano. Nei due rivali: il detective Art Keller, e il narcotrafficante Adan Barrera, le due sfere macinano azioni e pensiere. Non esiste il bene assoluto e il male assoluto, ma il compromesso continuo, per fare il bene uno deve sporcarsi le male, e alle volte anche il male ha le sue regole, un codice da perseguire. Nella vita nasciamo con dei ruoli, e quelli si fa fatica a levarseli di dosso. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-35056632502886603082015-09-03T23:41:00.004-07:002015-09-03T23:41:56.378-07:00Gli angeli non hanno memoria. Più di 3000 download in meno di un mese. <div style="text-align: justify;">
Oggi è praticamente un mese che è uscito il mio libro. </div>
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In meno di un mese ha avuto più di 3.000 download. Oggi apro amazon e lo trovo primo tra i bestseller gratuiti. Lo so è un libro gratuito, è un attimo perchè scenderà e io sarò di nuovo dimenticato. Però almeno, per una volta, una piccola soddisfazione ce l'ho. Forse merito solo della copertina, e come libro non sarà un granchè, Ma un piccolo mio spazio di infinito sta girando furiosamente da qualche parte. </div>
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Sarà poco, sarà tanto. Non lo so. Per una volta mi andava di scrivere qualcosa di positivo. Dal fondo del barile. </div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-4016325915754001072015-08-26T23:45:00.002-07:002015-08-26T23:45:38.246-07:00La ragazza del treno. <div style="text-align: justify;">
Di tutti i libri che ho letto in questo periodo, su questo vale forse davvero la pena che mi soffermi. E' incredibile come la letteratura moderna stia tentando in tutti i modo di avvicinarsi al cinema. </div>
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Frasi sempre più breve, salti temporali continui, montaggio serrato delle sequenze narrative quasi a voler imitare la costruzione cinematografica. Stiamo assistendo ad un annullamento completo dell'autore a favore dei personaggi, della loro mente, della loro visione soggettiva. </div>
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La ragazza del treno è un libro basato sull'io narrante. Chi vede narra, anche parzialmente, istintivamente, irrazionalmente. Contano gli occhi, lo sguardo è solo negli occhi dei personaggi, vinti dalla stessa limitatezza del loro essere umani. E' proprio questa secondo me la chiave che ha permesso a questo libro di ottenere questo enorme successo. Da sempre ripeto che a contare più di tutto, al di là di una storia che funzioni, è un linguaggio nuovo, davvero innovativo. Qualcosa capace di scardinare le nostre certezze onniscienti. Dalla verità sul caso Harry Quebert, a Cinquanta Sfumature di Grigio a la ragazza del treno. Cosa avvicina questi te libri? Il concetto della velocità, dell'immediatezza del linguaggio, sono avvicinati insomma dalla voglia di tuffarsi nelle connessione sinaptiche dei protagonisti. </div>
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D'altro canto appare incredibile osservare come la televisione e il cinema stia tentando in tutti i modi di avvicinarsi al mondo della letteratura e del teatro. Basti su tutto pensare alla pluriosannata serie televisiva True Detective. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-9390538974005477822015-08-13T12:43:00.000-07:002015-08-13T12:43:55.989-07:00Il fondo del barile. La forza della solitudine. <div style="text-align: justify;">
Ci sono momenti nella vita in cui ti tocca toccarlo il fondo del barile. Il corpo è schiacciato da una indicibile forza di gravità, che va al di là di quella studiata in fisica, la cui formula sono sicuro di averla studiata, anche se purtroppo non la ricordo più. </div>
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Ogni volta è sempre peggio, e adesso sembra difficile essere in grado di risalire la china. </div>
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Il problema vero, segno dei tempi, è che non sappiamo stare maledettamente bene da soli. Si sta sempre male, quando invece da lì dovrebbe sprigionarsi una forza capace di fagocitare qualsiasi cosa. </div>
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Ogni volta che si cerca qualcuno a tutti i costi: un amore, un'amicizia, un lavoro, una soddisfazione, della gratitudine, si viene sempre inesorabilmente scossi e delusi. </div>
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Quando non si viene ricambiati si sta male. Malissimo. Eppure anche in chi cerca si annida la violenza dell'egoismo, si pretende amore prima ancora di darlo. Lo si vorrebbe strappare, quasi succhiare, come sanguisughe esperte. Tutto perchè la solitudine ci violenta, quasi ci sovrasta. Eppure gli altri non dovrebbero essere un modo per stordirci, per non pensare alla finitezza della nostra vita. Sembra sempre che è importante uscire. "Non sei uscito?""Non hai fatto niente stasera?""Sei rimasto a casa, con questa bella giornata?"</div>
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Sì cazzo, me ne sto a casa, a guardare il trono di spade, a leggere un libro, a cucinarmi una bella pasta e patate solo per me come mi spiega Alessandro Borghese. Forse in quella beatitudine che non cerca, dentro di noi si crea il vuoto necessario perchè qualcun altro lo riempia. </div>
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Belle parole, certo. Parole che dico a me per continuare a non disperare. Però sarebbe bello che fosse così. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-40267310301500019412015-07-23T10:26:00.001-07:002015-07-23T10:26:16.128-07:00Il secondo romanzo di Giovanni Pennati: Gli angeli non hanno memoria. <div style="text-align: justify;">
Così eccomi al secondo romanzo, da poco caricato su Amazon e presto su Ibooks.</div>
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Non si ferma mai la malattia di scrivere. Un vizio diffuso, ma non certo fra i più gravi.Mi fermerò mai? Chi può dirlo ... smetterò di sognare? Di essere un ragazzino che sogna di diventare scrittore? Permetterò a me stesso di diventare grande? </div>
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Il cacciatore di canzoni mi ha fatto conoscere persone e posti che non immaginavo di poter incontrare: </div>
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Roma, i provini per la televisione, parlare in radio con Fabio Volo, visitare la Biennale di Venezia, scoprire un mondo di autori non riconosciuti che desiderano farsi sentire. </div>
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Scrivere è un sollievo per l'anima e quando qualcuno ti legge e si emoziona ... bè tutto l'oro del mondo non vale questa emozione. </div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-618940800053312032015-07-09T10:35:00.002-07:002015-07-09T10:35:40.865-07:00Signori e signore, ecco il terremoto della letteratura italiana: i Canti del Caos.<div style="text-align: justify;">
Dopo quasi due mesi questa enorme montagna è stata scalata. Ho visto la cima. Questo è l'Everest e la fossa delle Marianne. Il vertice e l'abisso della letteratura italiana. </div>
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Ho sempre pensato che ci sia una sottile magia nel modo in cui i libri ci scelgono: esiste un nodo preciso che avvolge i libri ai propri lettori. I Canti del Caos è un libro che non si può consigliare certo a un amico, i Canti del Caos è un libro che bisogna scegliere di leggere. Una sfida che si può solo accogliere, senza pregiudizi, con mente aperta, anzi totalmente divaricata. </div>
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Il momento in cui mi ci sono tuffato era perfetto, lo puoi affrontare solo in un periodo così: quando senti che niente ha davvero senso, quando sei perso in un oceano di caos, dove la vita si spezza in mille direzioni e tu non sai più quale percorrere. Ossessione, paura, sgomento, delirio, pornografia, incubo e distruzione. Deviazione e perversione.</div>
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Quando ho cominciato a leggerlo, mi sono reso conto che le cose attorno a me non si muovevano più: il tempo in cui le cose sono sospese si ferma, si immobilizza. E' questo lo sforzo immane di Antonio Moresco: calare il lettore in un universo costellato di metafore, personaggi, ambienti, dove le coordinate di spazio e tempo con cui le narrazioni si costruiscono da sempre vengono completamente spazzate vie. Centinaie di pagine dove nulla si muove, anzi tutto vorticosamente, distruttivamente, incoerentemente, si avvolge su se stesso senza andare davvero da nessuna parte. </div>
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Basta elencare gli aggettivi che più si ripetono nel romanzo, non romanzo. Arrovesciato, scoppiato, sfuocato, immobilizzato, sbarrato. Ecco come si può descrivere questo libro. </div>
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Ci inorridisce, ci sbrana, ci imbarazza, ci disgusta. Ma ci fa anche sentire terribilmente vivi, ci rende partecipi di quel senso di vuoto e di caos che imbriglia l'essere umano. Perchè siamo tutti illusi che le nostre vite abbiano un senso, di appartenere a un disegno. In realtà non apparteniamo a nessuno e nessuno ci appartiene. </div>
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I canti sono perle dure e scabrose, ma affascinano nella ricerca spasmodica di un linguaggio che stritola il lettore nelle fauci dell'autore. Verso la fine Moresco ci invita a cogliere tutto il senso di questo enorme esperimento linguistico durato per lui ben quindici anni: </div>
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<br /></div>
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<i>Muovendomi attraverso questa misera cosa cui è stata la ridotta la letteratura, che è invece una fessura, una cruna attraverso la quale una nuda voce increata può ancora parlare alla propria specie arrivando fino alle sue strutture più profonde e più esplosive e segrete, nella generale e portentosa chiusura di spazi della vita biologica, sociale e mentale dell'uomo, se non sta al suo posto, se si carica nel suo inarrestabile andare di ogni possibilità e potenzialità, di ogni tensione e invenzione e precognizione e pensiero, se si apre a fondo, si lacera, si spalanca, si squarcia e va a esplorare, a occupare e a forzare in questo incontenibile e scaraventato movimento anticipato e increato la dimensione infinitamente più vasta in cui è contenuta e serbata. </i></div>
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<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-64713693443929409522015-07-02T23:51:00.000-07:002015-07-02T23:54:49.270-07:00Il più bel film sul padre: Che ora è?<div style="text-align: justify;">
Grazie a Dio ho avuto modo di rivedere quasi tutti i film di Troisi nelle ultime settimane.</div>
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Mi sono sempre sentito un po' come lui, per quello mi ci rivedo tanto, così come tanti si sono rivisti e continuano a rivedersi. </div>
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Quei modi di fare, quel sentirsi sempre fuori posto, l'incapacità di trovare un vero posto nel mondo, sono i caratteri fondamentali di un'intera generazione. </div>
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Il mancato posizionamento sociale, morale, sentimentale, si presenta fortemente anche in questo film. </div>
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Facendo un po' il punto della situazione, direi che il tema del padre e del figlio è sempre stato molto presente in questo mio inutile blog. Il libro più bello sul padre: Lettera al padre di Kafka, e la poesia più bella sul padre, quella di Rilke. Ora parlo anche del film più bello sul padre: Che ora è? </div>
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Uno di quei film dimenticati, ma che non puoi ignorare. Sarà perchè l'ho visto insieme a mio padre in questo momento un po' difficile per tutti. </div>
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Mi sono rivisto perchè è sempre immensamente difficile parlare con un padre. Con la mamma no, era sempre facile: lei parlava anche per ore, e tu la dovevi ascoltare per forza. Con tuo padre, invece, alle volte non sai cosa dire: volano enormi balle di fieno nei campi mentre stai con lui in macchina e ti sforzi di trovare un argomento. Ma è normale che sia così: l'amore paterno pretende: ti vorrebbe vedere con un certo lavoro, una certa donna, una famiglia, un ruolo. Per un padre un figlio dovrebbe essere sempre il frutto di un sacrificio. L'espressione matura del proprio futuro. </div>
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Troisi di fronte al padre Mastroianni si ribella a questa posizione. Lui non sa quello che vuole dalla vita e basta. Non vuole scegliere. "Io non so scegliere". Questi due mostri del cinema mi fanno capire quanto la fiamma viva del cinema italiano si sia ormai spenta per sempre. Forse non poteva capitare altrimenti, ma la poesia dei sentimenti, non la trovo più nel nostro cinema. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-67273080762564204492015-06-27T02:42:00.000-07:002015-06-27T02:42:07.076-07:00La persona più importante della mia vita è Giacomo Puccini. Il secondo più bello nella storia dell'opera. <div style="text-align: justify;">
Settimana scorsa mi invitano a un concerto pucciniano. </div>
<div style="text-align: justify;">
Inizia a piovere perchè il concerto è all'aperto e quella sera, come previsto, il cielo fa i capricci. Ma appena iniziano a cantare, d'incanto, tutto smette. E il cielo grazia Puccini. </div>
<div style="text-align: justify;">
Nella mia vita le persone più importanti non ci sono più. Uno si chiede: come fanno a essere morti: Puccini, Montale, Giuseppe Verdi, Dostoevskj (non imparerò mai come si scrive), Dante, Kubrick, Marlon Brando, Massimo Troisi, Cesare Pavese, Szimborska, eccetera eccetera. Quanto sono vivi quando ascolti la loro musica, leggi le loro parole, impressionano il video con le loro espressioni? </div>
<div style="text-align: justify;">
Mentre ascoltavo, ad un certo punto, ho deciso qual è per me il secondo più bello di tutta la storia dell'opera. </div>
<div style="text-align: justify;">
Nella Boheme Puccini mette in bocca a Mimì tutta la sua filosofia. E' anche la mia folosofia di vita, l'ho sposata in pieno, e io la penso come Puccini in tutto e per tutto. Aggrapparsi alla vita, sempre. Ai piccoli istanti di assoluta bellezza e poesia. La vita è fatta di piccoli secondi, piccoli sguardi, e bisogna riderci dentro, sguaiatamente quasi senza pensarci. </div>
<div style="text-align: justify;">
Nell'aria "mi chiamano Mimì" Puccini ce la fa quando meno ce lo aspettiamo. Mimì sembra cantare una specie di filastrocca: </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Non vado sempre a messa,<br />
ma prego assai il Signore.<br />
Vivo sola, soletta<br />
ln in una bianca cameretta:<br />
guardo sui tetti e in cielo;</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sembra una bambina che canticchia, che parla con il babbo o con la mamma. O magari con la sua maestra. <i> </i>Come facesse un tema in classe, sulla sua vita eccetera eccetera. Ma poi ecco che arriva lo schiaffio, la bocca dello stomaco si chiude, la testa non dà più segnali a nessuna parte del corpo. Mimì prende il volo, comincia ad andare a trecento all'ora e la musica si apre come un uccello nel cielo. <i>Ma quando vien lo sgelo il primo sole è mio, il primo sole dell'aprile è mio, il primo sole è mio. </i>Ora non è più una bambina, una scolaretta. Ora è una donna che dice al mondo: puoi togliermi tutto, ma non la mia voglia di vivere, la mia dingità di donna felice, perchè la felicità è un diritto di tutti, e io mi aggrappo al bacio del sole che è tutta la grazia che il mondo riserva per me. </div>
<div style="text-align: justify;">
Quando vien lo sgelo, il primo sole è mio.Bisogna essere pronti per intercettare la bellezza, mica essere distratti e pensare ad altro. La grazie arriva nelle piccole cose, e chi sa apprezzarle, strappandole al mondo per depositarle nel cuore, vivrà per sempre. Proprio come Giacomo Puccini. </div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-51814591873369013032015-05-09T01:06:00.000-07:002015-05-09T01:12:49.439-07:00Il giorno più bello della mia vita.<div style="text-align: justify;">
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Era un po' che volevo scrivere questo post. Complici mille situazioni, non mi decidevo mai a farlo. E' che forse, stavolta, è un po' personale. </div>
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Comunque, qualche mese fa, mi è venuta in mente l'idea di un racconto. Racconto che sicuramente non scriverò mai, perchè quando ci pensi troppo ad una storia, poi perde tutta la magia. </div>
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Ho immaginato un tizio che, arrivato alla fine della sua vita, vede un angelo apparire ai piedi del suo letto. L'angelo gli rivela un segreto, e cioè che Dio concede a tutti gli uomini, prima di morire, la possibilità di rivivere il giorno più bello della loro vita. Lui è contento del regalo, però non sa proprio quale giorno scegliere. L'angelo gli dice di non preoccuparsi perchè Dio lo sa già qual è il giorno più bello della sua vita. Così quando l'uomo lo rivive capisce, capisce che quello che aveva vissuto era stato davvero il giorno più bello della sua vita, peccato non essersene accorti quando l'aveva vissuto davvero per la prima volta. </div>
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Così questa idea non è venuta a casa. Un giorno, da solo in casa, ho voluto fare quello che in tanti dicono che non bisognerebbe mai fare, ossia rivedere i vecchi filmini. La volevo rivedere perchè stava cominciando a sbiadire il ricordo, perché mi sentivo in colpa ... forse non sentivo più tutto quel dolore, e non capivo se questo era giusto o sbagliato. Quasi quasi volevo stare male ancora una volta, magari non così tanto, ma un po' sì. Perchè una vita così non se ne può andare e basta. </div>
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Non a tutti è dato rivedere il giorno più bello della propria vita, soprattutto quando ce ne siamo completamente dimenticati. Quel filmino l'avevo fatto io, quando mi credevo un grande regista. Niente paesaggi o grandi vedute, solo vita vissuta. </div>
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Siamo in montagna, e lei è lì che tenta di fotografarci, ma non si accorge che nella macchina non c'è nemmeno il rullino, così la prendiamo in giro. Siamo in macchina a raccontarcela e lei racconta una di quelle storie della sua vita che nessuno ascolta ma che è bello fingere di ascoltare solo per il bellissimo suono della sua voce. Poi siamo seduti su un panchina in un parco e mi chiede se nel panino voglio mortadella o prosciutto crudo. Stiamo facendo una salita e riprende mio padre perché le era stato detto che il percorso era breve e tutto in piano per arrivare al rifugio. Ridiamo, ridiamo un sacco, e mi accorgo che così io non rido più. Siamo in quattro in macchina, e ora mi guardo intorno e non c'è proprio più nessuno. Magari un giorno avrò anche io la mia famiglia, e dietro ci saranno i miei figli, e a fianco mia moglie, ma non sarà più la stessa cosa. Perchè la spensieratezza che ti dona l'amore di tua madre non ci sarà più. Mai più. E' questa la cazzo di verità. Fa male rivederla come se lei fosse lì, ma almeno sono contento perchè adesso so che quello era stato il giorno più bello della mia vita. Mi spiace solo che nella vita non ci sia qualcuno che ti picchia la spalla e ti dica: "Non ti distrarre maledizione, non pensare ad altro, e concentrati. Concentrati su questo momento perchè oggi, caro mio, è il giorno più bello della tua vita". </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-83644418281817000912015-04-27T15:02:00.000-07:002015-04-27T15:02:16.224-07:00Ninphomaniac. Lars von Trier. Il film che ti piace dopo un po' che l'hai visto. <div style="text-align: justify;">
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Ci sono sempre film che non capisci, così come i libri, o i quadri, o una musica. Proprio non ti dice niente, quasi ti dà fastidio, ti turba, ti scuote dentro, forse ti annoia. Però poi con il passare del tempo, quel suono, quell'immagine, quel verso, non si sa il perchè ma ti torna in mente. Non si è fatto rapire dai giorni, dallo scorrere lento del tempo, non l'hai dimenticato, si è depositato. E' il fascino segreto di una forma d'arte come il cinema ad esempio. </div>
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Non ho amato affatto all'inizio questo film così esplicito. Ma giorno dopo giorno mi sono ritrovato a pensarlo sempre più spesso. Non posso negare che la sessualità sia uno dei temi che mi sta più a cuore. Fa parte dell'animo umano, è la lanterna primigenia. In nuce, dentro ognuno di noi, vibra e non si spegne. E' l'uomo delle caverne, quello con la clava, quello pieno di peli. Quello che quando vedeva un fulmine se la faceva sotto dalla paura. </div>
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Ninphmaniac è un film che ti piace dopo, quando ci ripensi. La protagonista di questo film, Joe, dedica tutta la sua esistenza alla esplorazione del sesso, in tutte le sue forme e perversioni, raccontando a un filosofo che la pesca per strada tutta la sua vita disastrata. </div>
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La vita, la nostra vita, è costellata di sovrastrutture. Sono le cose che fanno di noi animali diversi dagli altri: il lavoro, la religione, la filosofia, l'arte, la cultura. La famiglia, l'amore. Gli affetti. L'empatia universale. Joe, la protagonista, cerca una vita senza sovrastrutture: libera dal bene e dal male, piena esclusivamente del tamburellare magnetico del sesso. Lì non sarò tradita, pensa. Non posso rimanere delusa da qualcuno che non mi ama più, da un figlio che fugge di casa, dalla morte di una persona cara. Nel sesso tutto si annulla: persino il tempo, incastrato nell'eternità di un orgasmo. </div>
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Ninphomaniac volume uno e due, è un film che può far male. Ma ha il pregio ineguagliabile di cercare ancora una volta un nuovo linguaggio. Un linguaggio che possa ribadire quanto siamo fragili e insostituibili. </div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-47150020286501300052015-04-15T23:55:00.000-07:002015-04-15T23:55:14.083-07:00Tony Servillo. La parola canta. Il più bello spettacolo teatrale della stagione.<div style="text-align: justify;">
Nella mia vita molte cose sono cambiate, e fra il poco tempo e i miei tentativi di finire il mio (diciamolo pure) inutile secondo libro, aggiorno poco il mio blog che (diciamo pure questo) non è che riscuota un gran successo.</div>
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Così continuando ad esercitare per naturale predisposizione l'esigenza fisiologica di scrivere eccomi qui a parlare di questo spettacolo.</div>
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Tony Servillo ormai è un monumento del cinema italiano. Il mio è stato praticamente Amore a prima vista. Artisticamente i suoi personaggi sono stati fondamentali nel mio percorso visivo. Dall'Uomo in più fino alla Grande bellezza una parabola in continua ascesa. E c'era da immaginarselo vista la sua incommensurabile bravura.</div>
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Ieri sera corro allo Streheler: un ora e mezza fatta di musica e poesia. Un vero recital dove ogni cosa è studiata nel minimo dettaglio: dall'uso sapiente degli strumenti, dal movimento degli attori, che si alzano e si siedono dando spazio l'uno all'altro: i due fratelli Beppe e Tony.</div>
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Io amo Napoli perchè mia mamma era di giù, con lei, quando c'era, parlavamo solo napoletano. Eppure ho fatto fatica ad intercettare tutte le parole usate da Servillo. Poi ho capito.</div>
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Tony Servillo, in barba a qualsiasi voglia da cartolina, usa il napoletano come vera pietra lavica. La mastica, la sputa, la forgia come un Vulcano nella sua fornace. La torce, la scompone, l'annulla. E' spietato nel mettere a dura prova l'ascoltare, frastornato fra mille ripetizioni, urla del vicolo, parole quasi inventate, spezzate, buttate. Servillo non si risparmia, usa fino all'ultimo fiato, fino all'ultima goccia di sudore per il pubblico. Ma non concede niente alla facilità. C'è solo un momento in cui il pubblico può distendersi, la magnifica favola del mariuolo che crede di andare in Paradiso.</div>
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I veri napoletani per me sono sempre stati quelli che comprendono il limite di Napoli, l'infinita potenza del suo linguaggio, ma anche la capacità di dare spazio al silenzio, di non accanirsi nel cercare di spiegare per forza tutte le contraddizioni che vive questa città.</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/10888567482429466292noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7001707723330159466.post-38500511222438234412015-03-25T08:20:00.002-07:002015-03-25T08:20:31.430-07:001992 La serie. <div style="text-align: justify;">
Erano mesi che aspettavo questa serie nuova di Sky. I motivi sono tanti: </div>
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per prima cosa le serie stanno diventando per me una nuova grande passione. La narrativa che esprimono e i linguaggi che esplorano danno vita ad avventure continue. </div>
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Poi tangentopoli è uno dei capitoli più interessanti della storia italiana, soprattutto per l'effetto castello di carte, o effetto domino che un singolo arresto ha avuto su un intera classe politica. </div>
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1992, pur non essendo Gomorra né tantomeno House of Cards (e forse meglio così, perché diciamolo non è che sia sempre chiarissima come serie né è così semplice star dietro a tutti i complotti), arriva comunque al bersaglio. </div>
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Due sono secondo me gli "artifizi" utili che la sceneggiatura adotta: </div>
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1) l'uso della narrazione Ken Follet. Gli ultimi tre libri di Follet, la cosiddetta Century Trilogy, si basano sulla storia di alcuni personaggi inventati, a stretto contatto con figure famose della storia mondiale. Qui accade la stessa cosa: un aiuto magistrato a fianco di Di Pietro, un responsabile della comunicazione di Publitalia a fianco di Dell'Utri e Berlusconi, un signor qualunque che aiutando un deputato contro alcuni albanesi che lo stanno facendo nero viene eletto parlamentare della lega: quindi si troverà a stretto contatto con Bossi e compagnia bella. </div>
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2) Il segreto. Ognuno dei tre personaggi nasconde un inconfessabile segreto, qualcosa che viene soltanto accennato tramite una fotografia, un articolo di giornale, due parole con un infermiera e un sogno ricorrente. </div>
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Per ora non c'è niente male e vedremo come saranno gli sviluppi. Come Stefano Accorsi è sempre stato uno dei miei attori preferiti, fin dai tempi dell'Ultimo bacio. Sono contento che non sia sparito come mole meteore del cinema italiano. </div>
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