domenica 17 novembre 2013

La strada verso casa. Fabio Volo


Giorni fa ho ascoltato in radio una descrizione molto bella sulla differenza fra classicità e modernità. Il critico diceva che la differenza fra un classico della letteratura e un romanzo moderno è la stessa differenza che intercorre fra una facciata di una cattedrale e la piramide all'ingresso del Louvre. Se guardi da lontano una cattedrale ti sembra ricca, e se ti avvicini ti sembra ancora più ricca. Nessuna parte è trascurata, ogni dettaglio è vissuto come un avvenimento. Se ti avvicini a un'opera moderna scopri che lì non c'è nulla, trovi un pezzo di vetro, di plastica o di plexigas. Il dettaglio non è più importante. 
Non potevo non leggere l'ultimo romanzo di questo personaggio che ormai seguo da tanti anni, soprattutto dopo aver avuto un mese fa la fortuna di chiacchierare con lui in radio. Di fronte a un successo così vasto non ci si può chiudere dietro a pure ragioni commerciali. Perché a così tanta gente piace Fabio Volo? Perché tutti i suoi libri sono facili, e per chiunque riuscire a finire un libro va a beneficio del proprio ego culturale? Come Aldo Grasso un anno fa ha avuto il coraggio di scrivere in un suo articolo? Perché trincerarsi dietro la presunta ignoranza della gente, quando molti altri personaggi hanno tentato fatiche letterarie senza nessun successo? 
Da "Il Giorno in più" in poi, "La Strada verso Casa" è in assoluto il miglior romanzo di Fabio Volo. 
Volo affronta senza nessuna paura il tema della quotidianità, del dettaglio, del particolare che nessuno pseudo intellettuale ha il coraggio di affrontare. La ritualità dei gesti in una cucina, in un ristorante a cena con un amico, su una panchina, persino in bagno. E' la quotidianità il percorso che i suoi personaggi affrontano per uscire dal labirinto sentimentale nel quale si sono smarriti. Le loro convinzioni vengono smentite dagli eventi che la vita mette in continuazione loro davanti. Aggrappati ai gesti: come fumare una sigaretta, aprire una bottiglia di vino, guardare serie televisive sul computer fino a frantumarsi il cervello; i personaggi si liberano dei fili che si sono costruiti per tutta una vita. Marionette inconsapevoli trovano la strada per abbandonare il teatro e tornare alla dimora che li attende. E' questo il motivo del suo successo. Almeno secondo me. 

1 commento:

Cenerentola a Mezzanotte ha detto...
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