venerdì 5 agosto 2011

Il Postino di Massimo Trosi e la mia prima poesia scritta da me medesimo

E' tempo di ferie e anche io sto per partire.
In un venerdì non molto piacevole , sconsolato e malinconico dedico questo post al me stesso di quindici anni fa, a com'ero rispetto a come sono adesso.
Il mio film del cuore rimane e rimarrà per sempre il Postino di Massimo Troisi. L'ho rivisto per la cinquantunesima volta qualche giorno fa e il l'impronta che ti lascia adosso è sempre la stessa.
I dialoghi con il poeta, la scoperta della poesia, l'immagine del microfono sul cielo stellato con cui il postino vuole registrare il suono "impossibile" del cielo della sua isola da spedire a Neruda, la passeggiata finale di Philip Noiret, interprete impeccabile del poeta con quei primi piani alternati alla finale sequenza drammatica. Sono immagini che rimangono scolpite nella memoria per sempre.
Inutile dire che alla fine del film mi convinsi ciecamente che avrei conquistato qualsiasi donna con la poesia, facendo mia la dichiarazione che Troisi fa a Neruda in una memorabile scena del film:
"Con la poesia posso far innamorare le donne"
ma più memorabile ancora
"La poesia non è di chi la scrive ma di chi gli serve!"
Così in tre notti scrissi la mia prima poesia per la mia compagna di classe.
Scoprii presto quanto fossero illusorie quelle leggi, ma la convinzione e l'innocenza con cui non dormii per scrivere questo testo ancora adesso mi commuovono profondamente.
QUindici anni fa non solo non esisteva facebook, ma non esisteva il cellulare, o per le meno ce l'avevano pochissimi adulti. BIsognava andare all'antica insomma.
Spero solo che da qualche parte nascosto in qualche stanzetta ci sia ancora qualche quindicenne convinto del potere dei versi, profondamente sicuro della possibilità di modificare la volontà di una donna grazie solo al suono di dolci parole.
Ho deciso di scriverla qui, tanto avevo sedici anni quindi tutto è perdonabile!
Buone vacanze a tutti!

Viola, rossa la volta
sassi di sabbia rapiti dal mare
sole che ansima luce
cade, cade nel fondo d'ignoto
Lei,
siede, guarda
fugge estasiata la mente
lei unica sente
lei, sola, al tutto appartiene
Dal silenzio travolta
tu creatura del mare
esprimi in sensi infiniti
quel dono che mi offre lo sguardo
ed io,
infimo aspetto,
spinto da forza nascosta,
m'apro sull'urlo del cuore:
fuochi di notti di stelli,
rivoli caldi,
flutti distorti,
speme, pace, scompare
...
io
sono
spirito
nuovo

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