giovedì 8 dicembre 2011

Fernando Pessoa "Il libro dell'inquietudine"

Nomino questo libro la sopresa più grande di quest'anno. Mi hanno sempre impressionato i gesti delle persone quando entrano in libreria e cercano un libro; non parlo di quelle che entrano con già in testa un titolo preciso. Solitamente queste ultime si dividono in due categorie: quelle che cercano il best seller in classifica e quelle che vogliono un autore misconosciuto che la negoziante è costretta ad ordinare. Quelli con i titoli in testa non si guardano neppure in torno, sanno già quello che vogliono, sicuri e certi e privi di dubbio alcuno.
Poi ci sono i cercatori come me, quelli che disperatamente cercano qualcosa che parli a loro, delle righe che li possano risvegliare da un torpore, donare loro una speranza, e far sì che si sentano meno soli. Siamo dei viaggiatori tra parole che ci offrano un balsamo all'inquietudine che ci trasciniamo dentro. Noi ci muoviamo insicuri fra gli scaffali, con il braccio sospeso, rimaniamo ore persi nei labirinti costruiti nelle pagine infiniti. Leggiamo i risvolti di copertina, curiamo lo spessore della copertina, ci lasciamo sedurre dal colore delle copertine, ma siamo in cammino verso un sorriso che splenda solo e soltano per noi.
Qualche giorno fa ho trovato questo libro che ho letto avidamente:"Il libro dell'inquietudine" di Fernando Pessoa. E' un libro dove non accade nulla, ma dove i fatti sono le impressioni di un'anima. Il protagonista di nome Soares è un contabile, costui è semplicemente un uomo che "guarda alla finestra" perduto nelle congetture di una vita vuota ma che non ha la forza e la voglia di riempire. Deluso ma soddisfatto delle sue delusioni, triste ma deliziato della sua tristezza, sofferente ma goloso di tutta questa sofferenza. Apatico, muto, si trascina nei giorni scavando dentro di sè le impressioni che si costruisce giorno per giorno osservando il mondo "visto" attraverso le lenti del suo sentire. Ne parlerò in altri post, riportando alcuni pessaggi ma per ora mi fermo qui.

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