mercoledì 12 febbraio 2014

Una scelta di vita e libertà: La montagna dalle sette balze.


Mi sono immerso in questa lettura che da mesi mi richiamava. Come faccio di solito, mi piace scrivere le mie impressioni sui libri, non necessariamente dopo averli finiti. Alle volte mi pare che sia troppo tardi. Certe emozioni ti abitano mentre giri una pagina, mentre sei nella pagina. Ora sono quasi a metà. 
Un giorno mio padre accompagna mia madre a messa in un paese di montagna. C'è un'abbazia, o una cosa del genere. Il frate dal pulpito dice una frase, delle parole che colpiscono mio padre, e cita un libro. Mio padre a fine funziona corre dal frate gli chiede di ripetergli il nome del libro. Lo cerchiamo da tutte le parti e alla fine mia sorella lo trova. E' bello scegliere un libro in seguito a un percorso. Come se ti cadesse dall'alto. Non devi fare altro che prenderlo al volo. Dopo quasi tre anni mi sento pronto. La montagna delle sette balze racconta la storia di una conversione. Un viaggio esteriore che si trasforma in ogni pagina in viaggio interiore. Il protagonista sceglierà la vita monastica alla fine del suo tormentato percorso. Perché mi affascinano tanto le storie di conversione? Perchè la spiritualità si affaccia così tanto nelle mie giornate continuamente? Mi sembra ormai di non credere più in niente, in nessun Dio, e dopo aver letto Totem e Tabù di Freud ora mi sembra anche di capire da dove provenga il senso di colpa dell'essere umano. Eppure come i bambini che si avvicinano alle favole con occhi pieni di meraviglia la presenza di Dio in queste pagine ti accarezza continuamente. Una carezza che in certi momenti appare violenta, quando il peccato brucia nelle scelte del passato di quest'uomo. 
C'è una frase che ho scelto di citare, una frase geniale, la vera frase capace di contestare finalmente quell'adagio che tutti recitano quando si domanda cos'è la libertà. "La libertà significa fare qualsiasi cosa uno ne abbia voglia, senza fare del male agli altri". Ma mi chiedo: come si fa a misurare il limite? 

"Ma non è possibile vivere per il proprio piacere e il proprio comodo senza inevitabilmente ferire e danneggiare i sentimenti e gli interessi di coloro che ci stanno vicini. In realtà, qualunque siano gli ideali teoricamente possibili nell'ordine naturale, quasi tutti vivono più o meno per conto proprio, per gli interessi e i piacere propri e per quelli della propria famiglia o gruppo, e perciò si trovano continuamente in contrasto con le mire altrui e si urtano e si feriscono gli uni con gli altri, lo sappiano o meno."

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