venerdì 14 febbraio 2014

L'esperienza di leggere. Francesco Petrarca e il suo lettore tipo.


Dopo essere stato in una delle mie librerie preferite, mi sono improvvisamente reso conto che la vita è troppo breve, e troppo lenta è la velocità con cui leggo i libri. 
Ci sono certe persone che i libri li mangiano, tutti a cercare libri scorrevoli che non danno problemi, che non impegnano troppo. Istant book. Come si fa a dare questo aggettivo a un libro? Cos'ha di istantaneo un libro. Per me nulla. 

Quando leggo fatico. Anzi pretendo di faticare. Pretendo di impegnarmi. Voglio che ogni frase abbia senso. Un senso talmente complesso da indurmi a riflettere. Qualcosa che mi induca non solo a leggere la carta stampata ma anche la carta dell'anima. Quella che ho dentro e che è la lettura più difficile da decriptare. Sono quelli i libri più belli, i libri che ci offrono il codice giusto per ingannare la macchina Enigma del nostro cuore. 

Oggi ascolto in radio uno scrittore che cita questo passo di Petrarca. Che meraviglia queste parole. Cè caro Francesco se fossi ancora vivo ti direi che è esattamente questa la mia esperienza di lettore. 

Io voglio che il mio lettore, chiunque egli sia, pensi a me solo, non alle nozze della figlia o alla notte con l’amante o alle insidie del nemico o al processo o alla casa o al podere o al tesoro; e almeno finché legge, voglio che sia con me. 

Se è è preoccupato dai suoi affari, differisca la lettura; quando si avvicinerà ad essa, getti lontano da sé il peso degli affari e la cura del patrimonio…

Non voglio che apprenda senza fatica ciò che senza fatica non ho scritto.

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