martedì 20 agosto 2013

Cristopher Nolan e il suo primo film: Following


 
Interrompo questa lunga pausa estiva. Mi stupisce sempre il funzionamento bizzarro della memoria. Se qualcuno dovesse chiedermi tutti i film che ho visto, non saprei fare mente locale su tutti. Certo sarebbe impossibile per chiunque. Eppure quello che mi fa impazzire è accorgersi di come i ricordi affiorino sempre da qualche parte che non sappiamo di avere dentro il nostro cervellino. Molti anni fa avevo visto questo film, senza immaginare che questo regista sarebbe diventato uno dei più grandi registi viventi, pur riuscendo a rimanere ancorato alla regola numero uno del cinema americano: tanti soldi. Sto parlando di Cristopher Nolan.
Following è il suo primo film, in bianco e nero, e una cellula impazzita del panorama cinematografico mondiale. Credo che Nolan piaccia così tanto perchè è stato capace di intercettare più di chiunque altro oggi la più grande inquietudine moderna: la potenza della mente. Nessuno ne parla ma giorno dopo giorno l'uomo si sta avvicinando sempre di più alla comprensione di se stesso. La psicanalisi prima, le neuroscienze oggi. Più si avvicina a se stesso, più si ritrova smarrito. Con la sensazione della morte di Dio nel cuore.
Se guardi qualcuno a lungo, quel qualcuno non appartiene più a una folla, quel nessuno diventa qualcuno. E' questo il filo conduttore di tutto il film; e tra reminiscenze letterarie: Dostoevskji (una vecchietta e un martello) e Paul Auster (l'inseguito che diventa inseguitore) in primis, Nolan costruisce una trama sottile che colpisce quei nervi nascosti che solo uno sguardo al di là di tutti i nostri sogni può svelare.

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