venerdì 5 luglio 2013

E l'eco rispose.

Era davvero tanto tempo che aspettavo un nuovo romanzo di Hosseini. Era l'estate del 2007 e mi trovavo in Sardegna con i miei amici. Loro spaparanzati al sole e io a cercare uno straccio di ombra per continuare a leggere Mille Splendidi Soli.
Qual è il segreto delle sue storie? Me lo sono richiesto anche leggendo questo suo terzo romanzo. Bellissimo come gli altri due. Diverso forse, meno diretto e più complesso. Una storia che non avanza come un'onda ma che si compone delicatamente come le tessere di un mosaico. Quindi dove sta il segreto di tutta la sua forza narrativa?
I personaggi di questo romanzo sono personaggi ai quali spesso la vita non regala l'incredibile evento che tutti aspettiamo, quella svolta epica che siamo abituati a trovare nelle trame di tanti film americani. La storia principale dei due protagonisti (i due fratelli Abdullah e Pari) si riverbera come una luce sulle vite di una costellazione di altre figure. Persone per le quali l'esistenza è un'animale da domare, da rispettare, da accudire con costanza e coraggio. Come nessun altro Hosseini è l'autore delle piccole cose, della quotidianità del lavoro, della semplicità dei gesti. L'autore mette a confronto generazioni lontanissime nello stile di vita, ma tutte accomunate dall'inestinguibile fuoco dell'amore per il prossimo. Non l'amore passionale, l'amore classico, l'amore che si brucia in fretta. Come una piuma, (ricordate Forrest Gump?) fragile e preda dei capricci del vento, l'amore dell'essere umano rimane saldo, pronto ad affrontare le correnti, e capace di arrivare là dove nessuno si sarebbe aspettato.

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