domenica 4 settembre 2011

I-phone e nuovi idoli

Mentre mi appresto a concludere la lettura del Vecchio Testamento, mi rendo sempre più conto della ricchezza di questo testo. Della sua capacità in primis di parlare in ogni tempo e in ogni luogo. Una lettura attenta, infatti, è capace di scandagliare il puro significato letterale e riconoscersi continuamente. Anche in questi giorni ci sono state pagine che hanno letto la mia vita di tutti i giorni.
Un mio amico qualche giorno fa mi ha guardato sconsolato mentre aveva in mano il suo I-phone da cui non sapeva staccarsi un secondo. "Ho deciso di venderlo Gio, è una malattia, non riesco a staccarmi, lo guardo in continuazione; facebook è sempre lì, ogni secondo può esserci una notifica o qualcosa di nuovo".
Proprio quel giorno avevo letto un brano dal libro di Baruc. Lettera di Geremia agli esiliati in Babilionia. Uno dei temi più ricorrenti nella Bibbia è l'accusa potente nei confronti degli idoli. Fin dal libro dell'Esodo dove il popolo si costruisce un vitello d'oro mentre Mosè se ne sta sul monte a parlare con Dio, questo aspetto della debolezza dell'uomo viene ripetuto e sottolineato in continuazione. Nei libri dei profeti, in particolare, è un tema dominante e in esso i profeti leggono il segnale più evidente della decadenza del popolo di Israele.
Sentite questi passaggi. Geremia metti in guardia i deportati in Babilonia dagli idoli che troveranno in quel paese e che la popolazione locale venera come fossero degli dèi.
"Ora, vedrete in Babilonia idoli d'argento, d'oro e di legno, portati a spalla, i quali infondo timori ai pagani. State attenti a non imitare gli stranieri, il timore dei loro dei non si impadronisca di voi. Alla vista di una moltitudine che prostrandosi davanti e dietro a loro li adora, pensate <>
Essi hanno una lingua limata da un artefice, sono indorati e argentati, ma sono simulacri falsi e non possono parlare. Come dunque si può ammettere e pensare che essi siano dei?
L'oro di cui sono adorni per la bellezza non risplende se qualcuno non ne toglie la patina; perfino quando venivano fusi, essi non se ne accorgevano. Furono comprati a qualsiasi prezzo, essi che non hanno alito vitale. Senza piedi, vengono portati a spalla, mostrando agli uomini la loro condizione vergognosa; arrosiscono anche i loro fedeli perchè, se cadono a terra, non si rialzano più".
Insomma quello che Carl Marx chiamerà "feticismo delle merci" e Packard ai giorni nostri "I persuasori occulti" qui è già anticipato.
Cos'è cambiato in fondo dai tempi degli dèi pagani?
I-phone, I-pad, Facebook, Dolce e Gabbana, TT, Serie 1, Z-4, Prada, Twitter, Converse, Papete, Milano Marittima, Francesco Coco, Grande Fratello, Milan, Inter, Juve, Champions, Mac Donald, Mc Chicken, Pdl, Pd, Silvio Berlusconi, Rubi, Escort ....
Il culto mediatico è l’unico culto dominante.
Conta gli amici, conta il numero degli amici nel tuo profilo, ma non quelli che si alzerebbero nel cuore della notte per venirti incontro. È pazzesco osservare quanta gente passa il suo tempo con un i-phone in mano, ognuno spera in un messaggio nuovo, una notifica, una richiesta di amicizia, un tag, un poke. Un bip che dà scarica di adrenalina solo per qualche secondo. La speranza di un messaggio che possa cambiare le nostre vite per sempre. Ed anche quando quel messaggio arriva, ne serve subito un altro e un altro ancora. Non la qualità del rapporto ma la moltiplicazione delle relazioni.

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