mercoledì 7 settembre 2011

Mare

Ogni estate penso che lo rivedrò dopo un anno.
Per me credo sarebbe pazzesco pensare di trascorrere un altro anno senza vederlo, senza sentire la sua presenza vicino a me.
Quest'anno io e i miei amici abbiamo affittato una piccola barca, si poteva guidare facilmente con una normale patente di guida; presi dalla foga dell'esperienza non abbiamo fatto caso al livello del carburante; ci siamo ritrovati in mezzo al mare con il serbatorio vuoto. Il gasolio di riserva non è servito a far ripartire il motore. E' in quel momento che te ne accorgi, ti accorgi come la natura contempla dei mondi che non sono adatti all'uomo, così seducente, così spietato. Preda dell'ondeggiare della barca, stretti su quella barchetta, già dopo dieci minuti mi sono sentito pervadere dall'ansia. Quello spazio vitale per noi si stava già dimostrando angusto per tutti e sei. Fortunatamente è bastata una telefonata al porto per capire come far ripartire il mezzo.
Non esiste un luogo dove i ricordi della mia adolescenza siano più vivi, dove gli amori vissuti non si moltiplichino d'intensità nel riportarli alla luce. Come si fa a non rabbrividere quando pensi alle passeggiate fatte a quindici anni con la prima ragazza a cui hai fatto brillare gli occhi? tutto lì è maledettamente diverso. Credo che il segreto in fondo sia nel rumore delle onde. Voglio dire leggi un libro o parli con un amico o baci una ragazza (è un po' che non bacio una ragazza sulla spiaggia, quest'anno è andata così mannaggia) e quel rumore ti fa apprezzare tuttto di più, ogni emozione è moltiplicata dall'incessante canto della natura, e quella sensazione, quel piacere delicato al cuore ti fa credere che sarebbe proprio bello immaginare che quella sia la voce di Dio.
Per J.

Nessun commento: