mercoledì 16 febbraio 2011

Festival di Sanremo

Da quando ho coscienza di me stesso e ho sviluppato la capacità di fermare gli avvenimenti nei ricordi, sono assolutamente certo di non aver mai perso una prima puntata di SanRemo. Per quanto possa essere considerato anacronistico questo mio interesse, la ricorrenza è sempre stata rispettata. Il festival è una fotografia del mio paese in costante evoluzione, mi permette di capire, di incontare i cantanti di domani, di essere consapevole di quello che è cambiato. Mi ricordo l'anno in cui tra le nuove proposte si muoveva una incerta Laura Pausini, una spregiudicata Giorgia, un intenso Andrea Bocelli. Ho visto nascere tante stelle e ne ho viste altrettante spegnersi con dignità.
Quest'anno io sto dalla parte di Roberto Vecchioni. Tifo per lui anche se so perfettamente che la partita è già vinta dai bravissimi Modà con Emma: il televoto non lascia scampo.
Mi sconvolge vedere un uomo di sessantasei anni capace di interpretare un brano con una capacità che nessun altro è stato in grado di dimostrare. E' indubbio che un cantante abituato ai concerti dal vivo abbia sempre un passo in più, ma è pure chiaro come la capacità dei cantautori di cantare le parole si stia mano a mano spegnendo eVecchioni è uno degli ultimi leoni. Non è necessaria un'estensione di voce senza limite, non è necessario una bellezza accecante, una melodia complicata, un'orgia di strumenti e di assoli. E' l'uso della parola, l'abilità di parlarla, di inciderla come Vecchioni ha fatto con una semplicità sconvolgente. Una semplicità che solo lui riesce a dosare senza invadere mai lo spazio del banale, navigando a vele spiegate nell'emozione poetica.

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