venerdì 8 febbraio 2013

Il quadro più bello del mondo

 
Spesso facciamo l'errore di giudicare una mostra sul numero di quadri esposti. Sull'importanza degli autori scelti. Il mio professore di arte dai lunghi baffi mi diceva una cosa quando facevo le superiori: prima di vedere una mostra, preparatevi: scegliete dieci quadri, dieci quadri da vedere, prima ancora di metterci piede. E' quello il numero massimo che la mente ricorda.
Ho visto questa mostra da poco: Da Boticelli a Matisse, volti e figure. Sono le mostre che organizza Goldin. Ne ho viste diverse a Brescia, e se c'è qualcuno che ti sa emozionare con l'arte quello è proprio Goldin. Una mostra deve sempre essere un racconto, un accostare i quadri in una sala con sapienza, coinvolgendo lo spettatore in un racconto vivo. Goldin ha una voce che ti sa avvolgere mentre guardi i quadri che lui ama. E' il motivo per cui acquisto sempre anche l'audioguida. Poi alla fine della mostra, ecco la solita stoccata finale.
Questo quadro mi ha emozionato in una maniera che solo lui può spiegare, però ci voglio provare. L'autore è un pittore americano e si chiama Andrew Whieth. Una donna è seduta all'ingresso di una casa. La porta è aperta, la schiena appoggia contro la porta spalancata, i piedi carezzano l'erba sull'ingresso. Fuori una luce accecante la investe. E lei ha lo sguardo perso lontano, verso quello che sappiamo essere il grande mare. E' la donna che per Whieth ha rappresentato la più grande fonte di ispirazione della sua vita. Una donna che pur non avendo la possibilità di usare le gambe si aggirava per la casa e il grande giardino con la sola forza delle braccia, come un insetto, perchè niente doveva esserci fra il suo corpo e la terra. Questo è un quadro con una forza incredibile. C'è dentro tutto il limite dell' essere umano. L'incapacità di far combaciare l'infinito dentro di lui, con l'infinito che gli urla, ogni giorno, fuori da lui.
 
Andrew Wyeth Christina Olson, 1947.
 

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