martedì 13 novembre 2012

Esiste l'anima?

Consiglio a tutti di leggere i dialoghi di Platone dove, a farla da padrone, è la figura di Socrate. Simposio, Apologia, Critone e Fedone. Alla fine, quando Socrate si congeda dagli amici, che sono venuti a trovarlo per l'ultima volta in cella, una lacrima l'ho versata. Prima di bere la pozione che lo condurrà alla morte, Socrate fa la cosa più incredibile: dice ai suoi amici di farsi coraggio. Non sono loro a rincuorare lui che sta per morire, non sono lui ad accarezzargli la testa prima dell'ultimo saluto. E' lui che li avverte: non piangete per me, perchè io non vedo l'ora di liberare la mia anima dalle costrizioni della carne. Ma esiste l'anima? Nell'ultimo monologo, il Fedone, Socrate mette a nudo e smonta ogni teoria che vuole l'anima una semplice appendice del corpo, una illusione pronta a sparire con il venir meno dell'impalcatura del corpo. In questi ultimi anni, alle domande esistenziali, mi risulta sempre più difficile credere in un Dio o in un'anima. E' il nulla a farsi strada, l'Ombra Junghiana. Però la poesia di Platone ti si scioglie dentro, e anche se non ci credi, non puoi fare a meno di avvertire calore ed emozione per queste parole. Come fa un bambino ad avvertire con tale falicità il senso dell'uguale, del più, del meno, del diverso? Come fanno certe categorie, certe teorie ad essere già pienamente dominate dalla sua mente? Semplice, l'anima è eterna, e lui c'era prima che il suo corpo venisse ad esistere. L'anima insomma esiste, e più è lontana dai desideri del corpo, maggiore sarà la possibilità che vada a coricarsi al fianco dei più grandi personaggi del pensiero.
 
E che altro è la pulizia dell'anima, di cui ragionamo, e ragionammo da tempo, se non il ritirarsi estremo dell'anima dalla carne, l'addestrarsi a un isolamento sovrano e assoluto dal corpo, in integro dialogo con se stessa, l'abitare in perfetta solitudine, nei limiti umani, oggi e in futuro, slegata, quasi, dalla trappola della carne?
 
 

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