domenica 29 aprile 2012

La piaga dei portatili

Da un numero di anni che non riesco a valutare la mia casa è stata invasa da una lenta ma inesorabile avanzata di computer portatili.
Avevamo cominciato con un piccolo portatile che usavamo a turno, ma poi, lentamente, ora ne abbiamo tre.
Quando non c'erano, la sera ci si riuniva davanti la televisione e si guardavano dei bei film in famiglia, alle volte erano programmi di intrattenimento, a volte fiction. La televisione può avere tanti difetti, ma ho sempre trovato affascinante l'idea di condividere storie, idee, valutazioni nello stesso momento. Una cosa così con un libro non la puoi fare. Era bello insomma, ma adesso non mi riesce più di stare in sala con i miei familiari.
Mia madre osserva il suo pc con attenzione maniacale, persa in giochini diabolici: da solitari a tetris impossibili, mio padre osserva le cartine geografiche metereologiche, mia sorella chatta con il suo moroso. Ma che senso ha guardare la televisione insieme in quel modo? Quando provo a sedermi fra di loro, sento una minaccia entrarmi dentro, sento il rumore dei ventilatori dei portatili, il calore delle batterie, le luci degli schermi, le tessere colorate dei giochi di mia madre, i tasti colpiti con foga. Ognuno è perso, perso nel suo mondo senza condivisione, con dei muri tracciati in maniera precisa. Il mondo ha un contorno definito: quello di uno schermo chiaro.
Una volta si accendeva il computer e si aspettava un po', si navigava un pochino, poi si spegnava e si tornava in sala tutti insieme, ora non più. Tra poco arriveranno i tablet, internet anche sul cellulare. Facebook pronto ogni secondo. Poi è sempre la stessa storia: ci si apre su un mondo che comunque ci è indifferente: la tipa che amiamo da una vita su facebook non ci scrive un cazzo, gli amici si fanno i fatti loro, e su libero e tgcom  si leggono le solite notizie di politici avidi e corrotti.
 Ma non valeva la pena guardarsi un bel film tutti insieme?

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