giovedì 13 agosto 2015

Il fondo del barile. La forza della solitudine.

Ci sono momenti nella vita in cui ti tocca toccarlo il fondo del barile. Il corpo è schiacciato da una indicibile forza di gravità, che va al di là di quella studiata in fisica, la cui formula sono sicuro di averla studiata, anche se purtroppo non la ricordo più. 
Ogni volta è sempre peggio, e adesso sembra difficile essere in grado di risalire la china. 
Il problema vero, segno dei tempi, è che non sappiamo stare maledettamente bene da soli. Si sta sempre male, quando invece da lì dovrebbe sprigionarsi una forza capace di fagocitare qualsiasi cosa. 
Ogni volta che si cerca qualcuno a tutti i costi: un amore, un'amicizia, un lavoro, una soddisfazione, della gratitudine, si viene sempre inesorabilmente scossi e delusi. 
Quando non si viene ricambiati si sta male. Malissimo. Eppure anche in chi cerca si annida la violenza dell'egoismo, si pretende amore prima ancora di darlo. Lo si vorrebbe strappare, quasi succhiare, come sanguisughe esperte. Tutto perchè la solitudine ci violenta, quasi ci sovrasta. Eppure gli altri non dovrebbero essere un modo per stordirci, per non pensare alla finitezza della nostra vita. Sembra sempre che è importante uscire. "Non sei uscito?""Non hai fatto niente stasera?""Sei rimasto a casa, con questa bella giornata?"
Sì cazzo, me ne sto a casa, a guardare il trono di spade, a leggere un libro, a cucinarmi una bella pasta e patate solo per me come mi spiega Alessandro Borghese. Forse in quella beatitudine che non cerca, dentro di noi si crea il vuoto necessario perchè qualcun altro lo riempia. 
Belle parole, certo. Parole che dico a me per continuare a non disperare. Però sarebbe bello che fosse così.

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