mercoledì 26 agosto 2015

La ragazza del treno.

Di tutti i libri che ho letto in questo periodo, su questo vale forse davvero la pena che mi soffermi. E' incredibile come la letteratura moderna stia tentando in tutti i modo di avvicinarsi al cinema. 
Frasi sempre più breve, salti temporali continui, montaggio serrato delle sequenze narrative quasi a voler imitare la costruzione cinematografica. Stiamo assistendo ad un annullamento completo dell'autore a favore dei personaggi, della loro mente, della loro visione soggettiva. 
La ragazza del treno è un libro basato sull'io narrante. Chi vede narra, anche parzialmente, istintivamente, irrazionalmente. Contano gli occhi, lo sguardo è solo negli occhi dei personaggi, vinti dalla stessa limitatezza del loro essere umani. E' proprio questa secondo me la chiave che ha permesso a questo libro di ottenere questo enorme successo.  Da sempre ripeto che a contare più di tutto, al di là di una storia che funzioni, è un linguaggio nuovo, davvero innovativo. Qualcosa capace di scardinare le nostre certezze onniscienti. Dalla verità sul caso Harry Quebert, a Cinquanta Sfumature di Grigio a la ragazza del treno. Cosa avvicina questi te libri? Il concetto della velocità, dell'immediatezza del linguaggio, sono avvicinati insomma dalla voglia di tuffarsi nelle connessione sinaptiche dei protagonisti. 
D'altro canto appare incredibile osservare come la televisione e il cinema stia tentando in tutti i modi di avvicinarsi al mondo della letteratura e del teatro. Basti su tutto pensare alla pluriosannata serie televisiva True Detective. 

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