mercoledì 10 dicembre 2014

ZeroCalcare: Dimentica il mio nome


Era un anno che non la provavo. Sì che ne ho letti di libri quest'anno. Era l'emozione che mancava, il brivido, il fiato caldo sul collo, la scossa che solo certi libri ti sanno dare. 
Intendiamoci, certi libri non è che devono essere per forza più belli di altri. Per me i libri ormai sono come gli amici. Le persone che ci stanno vicine non si scelgono perché sono più brave e più belle di altre, è che sono giuste per noi, è questo il bello della vita, trovarsi. 
Così mi sono sentito dopo le prime pagine di questo libro. Come al solito, devo ringraziare la mia trasmissione radiofonica preferita, Farhenit, per avermi fatto scoprire questo autore. 
Erano anni che non leggevo più un fumetto, forse perché non trovavo l'occasione, forse perché leggere fumetti per me è sempre stato qualcosa legato a una parte di me perduta nel tempo. 
Ora però le storie bisogna scovarle ovunque, in un film, in una serie televisiva, in uno spettacolo teatrale, ora anche in un fumetto. 
Metà delle sensazioni di questo libro sono dentro alla magia del tratto di ZeroCalcare. Lui ricalca quella sensazione che ho ancora adesso. Stranito e scosso, spaesato, inadeguato, perduto, inquieto e ammutolito. Ci viene la nausea a noi degli anni ottanta se pensiamo al futuro. Però, è troppo bella la vita per non gustarci il bello che ci arriva così, quando meno ce lo aspettiamo. Nella roboante calca dei media, dove perle di inestimabile qualità ci arricchiscono i giorni: da Breaking Bad a Gomorra al Signore degli anelli a Star Wars; dalla vita dei nostri quartieri, ad ognuno il suo; dall'amore di mamma e papà che rimangono sempre la nostra ancora di salvezza; dalle pareti della nostra stanzetta che per la generazione zero nemmeno esistono perché chiusi nel quadratino dei loro computer e dei loro smartphone. 
In ZeroCalcare c'è l'ormai inconfondibile mantra che solo noi degli anni ottanta cominciamo a sentire sulla nostra pelle. Il fatto che in fondo i buoni e i cattivi non esistono. Che i veri cattivi sono solo quelli che osano dividere il mondo in due parti ben distinte: quelli che devono essere rinchiusi per sempre e quelli a cui è concesso definirsi uomini giusti. La rabbia contro il pregiudizio e il perbenismo, una rabbia che non è fine a se stessa, ma che urla vendetta contro chi ha voluto costruire un mondo a compartimenti stagni e che non sa che gli equilibri sono instabili, i movimenti inevitabili, la struttura in continuo divenire. 
In ZeroCalcare c'è la poesia delle leggerezza, l'ironia bella, chiara, liberatoria, sguaiata e fisica. Sono come lui, dannazione, quando guardo i miei compari così sicuri di sè, che prendono decisioni perfette, che sanno gestire le situazioni, i problemi, le responsabilità. Cosa so fare della mia vita? 
ZeroCalcare mi ha scovato, e mentre vedo qualcuno puntare il dito su di me, allora mi sento meno solo. Il più bel libro dell'anno si chiama  "Dimentica il mio nome"

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