lunedì 19 maggio 2014

Il cardellino.

Dopo questo lungo silenzio cerco di riprendere in mano le cose di sempre. Forse non bisognerebbe mai parlare della propria vita, ma questo romanzo si è incrociato così tanto con l'esperienza che ho vissuto, che è molto difficile non parlarne. La perdita della madre è un salto nel buio. Le emozioni che credevi di dominare ti stritolano e pensieri che non immaginavi di pensare assediano la tua mente fino a farti desiderare il non narrabile. Leggendo questa vita inventata e vivendone una reale, questo romanzi riporta in luce il potere perduto della letteratura. Non per forza quello di intrattenere, nemmeno quello di dare un significato alle nostre vite. La letteratura è l'ultimo rito che Dio ha concesso all'uomo per far pace con i suoi fantasmi. Assecondarli, comprenderli, guidarli a nuove mete. Il cardellino è l'eternità chiusa in un quadro. Quel l'illusione di durare e di essere spettatori invincibili, fino a quando la fine non ci sfiora, toccando chi credevamo essere per sempre. Manipolando la sintassi in tutte la sua multiformi possibilità l'autrice ci accompagna in una girandola di esperienze, toccando tutti i generi, dal romanzo di formazione, al thriller, al misticismo romantico, al racconto d'amore. Perché la vera letteratura non può avere genere. I fantasmi non hanno genere.

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