domenica 20 gennaio 2013

Quello che so sull'amore e il cinema di Muccino

Ho appena iniziato un libro che spiega il funzionamento della mente. Pare che il nostro io cosciente rappresenti una parte infinitesimale di tutto il lavoro svolto dal cervello. Immaginate il mondo con tutti i suoi ingranaggi: chi si occupa dell'impianto fognario, chi di rimuovere i rifiuti, ci sono quelli che occupano gli uffici e quelli impiegati nella produzione di svariati prodotti. Insomma un brulicare di attività di cui non ci importa nulla. Ci basta leggere un giornale per scoprire le notizie più importanti. Ecco il mondo è la nostra mente e quello che sappiamo di noi stessi le notizie di un quotidiano.
Perchè amo così tanto il cinema di Muccino? E perchè non ha funzionato questo suo ultimo film? I personaggi di Muccino sono preda di tutto cio che non è cosciente. Si muovono schiavi dei loro impulsi più nascosti, più segreti. Ogni scelta razionale viene evitata, travolti da una girandola di situazioni da cui non sanno uscire. Sono burattini mossi dalle passioni, dominati da un piccolo grande alieno che è il cuore. E' questo il suo modo di vedere il mondo e di descrivere l'uomo. E' la sua cifra stilistica, il suo marchio che lo discosta unico da tutti gli altri registi. Un grande regista ha sempre uno stile inconfibile: l'eroismo epico di Cameroon, l'occhio visionario di Nolan, la macchina vendicativa e sarcastica di Tarantino, l'aggressività repressa di Scorsese, la molteplicità degli eventi in Jackson. In Muccino ricordo suo fratello più giovane che in "Come te nessuno mai" correva per raggiungere alla fine il vero amore, ricordo l'Accorsi dell'Ultimo Bacio che in una piano sequenza memorabile cerca di convincere la moglie a perdonarlo, ricordo una ragazzin disposta a tutto pur di ottenere una parte di velina in "Ricordati di me", ho adorato il Favino in "Baciami ancora" che, pur di riconquistare la moglie che ama più di qualsiasi altra cosa al mondo, è capace di dimenticare un tradimento terribile. Come dimenticare Will Smith che corre, corre in continuazione per salvare una situazione economica disperata? Ed assicurare a suo figlio il futuro che merita?
In questo ultimo film, Muccino è come un leone in gabbia. Evidentemente pressato dalla produzione non riesce a far emergere la sua visione del mondo, la sua filosofia degli eventi, il suo marchio inconfondibile. Il protagonista, che in tante scene, appare come una copia sbiadita del fratello di Muccino, con quei capelli al vento, l'occhio inumidito, e un sorriso facile, non è in grado di accendere i nostri neuroni specchio e farci percepire il disagio dell'uomo che non sa prendere delle scelte. Detto questo il film comunque è piacevole, non riuscito forse, ma verso la fine qualcosa del grande cinema di Gabriele sembra tornare a galla, e solo per quei pochi secondi ho capito che può tornare a farmi piangere.

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