Oggi rileggevo i miei vecchi racconti. Fra questi mi è capitato di leggere una sceneggiatura di un film che non sono mai riuscito a girare per intero con i miei amici, un po' per colpa della voglia, un po' per la scarsità dei mezzi a disposizione.
Ad un certo punto della sceneggiatura la protagonista rilegge essere o non essere riscritto in chiave moderna. E' una cosa che ho scritto quando avevo 23 anni e mi ha fatto tenerezza. Ve la metto qui. Sono proprio triste in questo periodo, michia non riesco a ripigliarmi, la nostalgia alle volte ci salva:
Cosa deve essere, cosa non deve essere, oh! Quanti problemi;
come se sapessi io se è meglio subire oppure provare a cambiare; rompersi il
culo contro gli insulti e le offese e dire che finalmente “Tutto è a posto”.
Invece a me vien proprio voglia di dormire, che sembra un po’ morire; sì, quasi
morire; ho detto quasi, tranquilli, perché ci sono sempre i sogni. Quel senso
di piacere che ovatta l’angoscia ed i pensieri peggiori,
Basta! Proprio così, siamo sicuri che sia solo un basta? Dato
che se dicessimo basta… se cercassimo davvero la parola fine, totale o parziale
che sia, apparente o effettiva; forse davvero dovremmo fare i conti con i
sogni. In quel momento: dopo l’azione
che avremmo voluto sempre fare, dopo il silenzio che abbiamo voluto il coraggio
di spezzare. Dopo la paura che non c’è più, dopo che non c’è che presente e
presente, dopodopodopodopo… quali saranno i sogni? Quali?
E’ questo pensiero che ci arresta, perché dimmi… per quale motivo
vorresti continuare a subire i torti del tempo e di chi ti opprime? Perché
continuare ad accorgersi che la vicina di casa non si è accorta di te, che non
sarai mai in grado di passare un’ esame, che il tuo capo ti ha classificato
idiota e che risalire classifiche è uno sforzo al di là di te stesso? Perché
sopportare il rumore di una sveglia che ti impone di immergerti in strada
quando nemmeno la luce può accoglierti ancora? Perché offendere te stesso una
vita lavorando per chi non sa nemmeno che esisti? Dimmi…
Ciò che non si conosce, la forma inesplorata corrompe la volontà.
La coscienza è una forma di viltà. La risoluzione di un attimo diventa pigro
riflesso l’attimo dopo. L’impresa una pazzia. La ragione non fa che piegarci ad
essere uguali. Un giorno dopo l’altro, la paura divora la speranza.
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