mercoledì 16 luglio 2014

Max Papeschi e la corazzata multinazionale

Sono ormai parecchi anni che mi sento particolarmente schiacciato dalle forze mass mediatiche di questo paese. Meglio del sistema mondo. Ogni evento, da quello sportivo, a quello cinematografico, a quello artistico, editoriale, radiofonico, ha sempre un padre che lo orienta, che lo dirige e lo produce: lo sponsor. Ogni giorno mi sveglio al mattino e non faccio nemmeno in tempo ad andare in bagno senza che qualche marchio non tenti di acciuffarmi. E accendi la radio, e accendi la TV, e guardi fuori dal finestrino in macchina, non esiste tregua. Da quando ascolto radio tre dove la pubblicità è praticamente assente, ho scoperto il silenzio commerciale, la pace pubblicitaria. La testa sembra funzionare meglio e credo che nessuno abbia ancora valutato la forza di questa forza, di questa vera e proprio violenza psichica a cui siamo sottoposti tutti i giorni, in nome del progresso umano e del benessere collettivo. È per questo che enorme effetto mi ha fatto la mostra di questo artista. Per me arte è la somma di gusto e reazione. Ad ogni azione dell'artista deve corrispondere una reazione, più questa è ampia e intensa maggiore è il risultato dell'opera. Max Papeschi mette in mostra Topolini e Paperini Disney vestiti con divise naziste e con la svastica proiettata ovunque, pupazzi di Mac Donald che ti accompagnano in un campo di concentramento, profumi famosi che hanno il nome dei più creunti campi di battaglia. C'è u senso inconscio che ti si scatena dentro, qualcosa di vero ed evidente in queste immagini, quasi una liberazione nel vedere finalmente un dito puntato.

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