sabato 23 giugno 2012

Canto XXV del Purgatorio, il Papa a Bresso,

Complice il caldo di Scipione di questi giorni,  complice il fatto che mi sto dedicando più spesso al mio romanzo che credo di riuscire a finire per la fine dell'anno, complice l'apatia insana che mi coinvolge in questo periodo e che non mi lascia proprio sereno, ho un po' trascurato il mio blog. C'è anche da dire che il fatto che non ci siano mai commenti, non aiuta. Per lo meno ci sono le visualizzazioni ad aumentare e tant'è.
Un mese fa ormai sono stato con il mio amico Luca a vedere il Papa a Bresso. Come al solito lo seguo nell'attesa di un'illuminazione celeste che ovviamente non arriva mai. Eppure stavolta c'è stata una cosa detta dal Papa ad avermi particolarmente colpito. Una bambina gli ha fatto una domanda a proposito della sua famiglia, e lui, rispondendo a braccio, mi ha lasciato di sasso.
Mi ricordo proprio queste parole: "Io non so come possa essere il Paradiso, ma alle volte spero che sia un po' come tornare alla mia infanzia: passeggiare nei boschi con i miei genitori e, alla sera, riunirsi tutti insieme per ascoltare Mozart e Bach". Mi ha davvero sconvolto questa umanità della massima carica spirituale: come? nemmeno il Papa sa cosa ci sarà dopo la morte? Quindi anche lui nella massima sua conoscenza teologica può solo sperare in uno stato di cui non conosce nè i modi nè i tempi. Eppure la visione che ha dato della vita dopo la morte mi è sembrata fantastica, molto semplice e capace di far emergere una componente della vita che non sappiamo mai apprezzare. Il modesto, il piccolo, il poco. Una passeggiata nella natura, con i genitori, accompagnati nella foresta, ascoltare musica classica, come si faceva una volta con un disco, tutti insieme. Semplice. Una dimensione che abbiamo tutti completamente dimenticato. Mi è venuto in mente una delle immagini più belle che abbia letto quest'anno. Nel XXV canto del Purgatorio Dante si chiede come sia possibile che le anime purganti provino fame, dolore, sofferenza dato che il corpo è rimasto nell'aldiqua. Stazio che si è da poco aggiunto a Virgilio descrive tutti gli stadi della vita: dal concepimento alla morte, dalla creazione dell'anima fino alla salvezza o alla dannazione. In un brano da brividi Dante descrive il momento in cui l'anima genera una forma incorporea attorno ad essa che gli permette di provare una sensibilità molto simile a quela indotta dal corpo:
come il calore del sole colpendo il vapore acqueo genera un arcobaleno che possiamo sensibilmente vedere, così l'amore divino colpendo l'anima che ha abbandonato il suo corpo determina attorno ad essa un'aurea sensibile che l'occhio mortale non è capace di vedere.

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