giovedì 6 ottobre 2011

Inno alla carità

Sto per concludere anche la lettura del Nuovo Testamento.
Mi ha fatto un certo effetto imbattermi in questo inno alla carità di San Paolo. Un certo effetto dovuto al fatto che letto così, quai alla fine della Bibbia, mi sembra davvero il vertice di un cammino lungo e anche tortuoso che mi ha portato a leggere fino in fondo questo testo infinito. Parole che spesso ti scuotono, immagini che ti assalgono, rappresentazioni a volte violente e senza sfumatura alcuna.
Questo testo prende davvero il suo senso più alto solo se ci si arriva dall'inizio, un po' come scalare una montagna, attraversare un deserto, al di là di una tormenta, al di là delle paure, fuori dall'ipocrisia, via dai luoghi comuni, lontano dai limiti di ogni uomo.
E' un testo che la tradizione moderna ha saccheggiato, basti pensare a Nicholas Spark nel libro amatissimo dalle teenager nate negli anni ottanta: "I passi dell'amore". Un testo rapito al suo senso vero per trasmigrare alle funzioni di scritta da cioccolatino. RIcordiamo anche la canzone di Neck "se non ami" che cita praticamente tutto il testo.
Dobbiamo sempre prendere da ogni cosa il significato che ci fa più comodo, il testo non parla di amore, ma di carità. Eppure tutti in questa era gonfia di amore romantico hanno voluto chiaramente intepretarlo come più faceva comodo. E' carità infatti il significato vero del termine agape usato da San Paolo. E' un testo che anche un laico ed agnostico come me inchioda e ispira. Quello di cui parla San Paolo potrebbe essere intepretato come il senso a cui la vita in un mondo ideale dovrebbe tendere: la cura incondizionata verso il prossimo, come strumento unico per dare senso alla vita.
Sarebbe proprio bello saper vivere così, ve lo riscrivo qui, anche se molti lo ricordano a memoria ormai:

" Se anche parlo le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho la carità, sono un bronzo sonante o un cembalo squillante: E se anche ho il dono della profezia e conosco tutti i misteri e tutta la scienza; e se anche possiedo tutta la fede, si da trasportare le montagne, ma non ho la carità, non sono niente. E se anche distribuisco tutte le mie sostanze, e se anche dò il mio corpo per essere bruciato, ma non ho la carità, non mi giova a nulla. La carità è magnanima, è benigna la carità, non è invidiosa, la carità non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità; tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine; le profezie scompariranno: il dono delle lingue cesserà; la scienza svanirà; conosciamo infatti imperfettamente e imperfettamente profetizziamo. Ma quando verrà la perfezione sarà abolito ciò che è imperfetto. Quando ero bambino parlavo da bambino, pensavo e ragionavo da bambinio. Ma quando mi sono fatto adulto ho smesso ciò che era da bambino. Adesso vediamo come in uno specchio, in immagine, ma allora vedremo faccia a faccia. Adesso conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente,come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità."

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